Pressione bassa in gravidanza: cause e rimedi

La pressione bassa o ipotensione è una condizione piuttosto comune in gravidanza, soprattutto nelle prime 24 settimane. Questa condizione può manifestarsi con sintomi come:

  • stanchezza, debolezza o difficoltà di concentrazione
  • capogiri improvvisi
  • sudori freddi
  • offuscamento della vista
  • svenimenti

Generalmente, si presenta nel primo trimestre per poi migliorare nei mesi successivi, anche se in alcuni casi può durare per tutto il periodo di gestazione.

Quando si parla di pressione bassa in gravidanza?

Secondo l’American Heart Association, una persona in salute dovrebbe avere una pressione inferiore a 120 su 80, dove:

  • 120 è la pressione sistolica, detta anche massima (che si ha durante la contrazione del cuore)
  • 80 è la pressione diastolica, detta anche minima (che si ha quando il cuore è a riposo tra un battito e l’altro).

In genere, si parla di pressione bassa quando i valori sono inferiori a 90 su 60.

Pressione bassa in gravidanza: le cause

Il principale responsabile della pressione bassa in gravidanza è il progesterone, che rilassa la muscolatura dei vasi sanguigni per aumentare l’afflusso di sangue alla placenta e, di conseguenza, al bambino. Questo fenomeno, tuttavia, ha l’effetto indesiderato di rallentare il ritorno venoso e di abbassare la pressione della futura mamma, causando la comparsa dei capogiri e la sensazione di spossatezza.

Anche un clima troppo caldo può contribuire all’insorgenza dell’ipotensione, così come la presenza di un’eccessiva disidratazione o di anemia. Per queste ragioni, in caso di sintomi riconducibili a un abbassamento di pressione, è sempre consigliabile consultare il medico di fiducia.

Pressione bassa in gravidanza: cosa fare?

Per prevenire o contrastare l’ipotensione in gravidanza, è possibile adottare le seguenti accortezze.

  • Limita l’esposizione al sole: il calore è una delle cause principali della pressione bassa, perché stimola la dilatazione dei vasi sanguigni e la sudorazione.
  • Durante la giornata, trova il tempo per rilassarti qualche minuto in una posizione confortevole e, preferibilmente, con le gambe sollevate, per favorire la circolazione. Evita invece di restare in piedi, soprattutto se ferma, per periodi prolungati.
  • Quando sei seduta o sdraiata, cerca di alzarti lentamente. Questo accorgimento permetterà ai vasi sanguigni di adattarsi gradualmente ai cambiamenti di posizione, evitando gli improvvisi cali di pressione.
  • In caso di capogiri, vista annebbiata o sensazione di svenimento, distenditi con le gambe alzate rispetto alla testa, in modo da favorire l’afflusso di sangue al cervello. Passato il malessere, ruota su un fianco e sollevati lentamente in posizione seduta, aspettando ancora qualche minuto prima alzarti in piedi.
  • Se non puoi sdraiarti, siediti con la testa tra le gambe e respira lentamente e profondamente, o inginocchiati su una gamba come se stessi cercando di allacciarti una scarpa, e resta in questa posizione fino alla scomparsa dei sintomi.
  • Specialmente in estate, bevi in abbondanza per ripristinare i liquidi e i sali minerali persi attraverso la sudorazione.
  • Consuma molta frutta e verdura fresca: oltre ad avere un elevato contenuto d’acqua, questi alimenti sono ricchi di vitamine e sali minerali utili per contrastare l’ipotensione, come la Vitamina C (presente negli agrumi e nei kiwi) e il potassio (contenuto nelle albicocche, nelle banane e nei fichi).
  • Cerca di non dormire a pancia in su, per evitare che l’utero vada a comprimere la vena cava (attraverso cui il sangue torna dalle gambe al cuore), ostacolando la circolazione e favorendo la comparsa dei capogiri.

Pressione bassa in gravidanza: quando preoccuparsi?

Un lieve o moderato calo della pressione è del tutto normale in gravidanza e generalmente non deve essere fonte di preoccupazione.

Quando però la diminuzione è eccessiva può essere pericolosa sia per la mamma che per il bambino. Per questo motivo, in caso di stanchezza estrema o di vertigini frequenti, è sempre opportuno contattare il ginecologo o l’ostetrica, per valutare la necessità di eventuali accertamenti.


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