I bambini piangono nella pancia della mamma?

Il feto può piangere nell'utero? Quando impara a farlo e perché? La mamma può sentire il pianto del bambino nel pancione? Scopriamo insieme cosa dice la ricerca.

Durante i nove mesi di gravidanza, ancora prima di avvertire i primi movimenti, ogni mamma cerca di immaginare cosa fa il proprio bambino nel pancione. Sente la sua voce quando gli parla? E le sue emozioni? È capace di ridere o di piangere? Oggi, grazie ai progressi della tecnologia, sappiamo molto di quello che accade al feto all’interno dell’utero e possiamo rispondere a questi e a tanti altri interrogativi. In particolare, in questo articolo vogliamo affrontare una delle curiosità più comuni tra le future mamme (e i futuri papà): i bambini nella pancia piangono?

Il feto può piangere?

Ebbene, anche se può sembrare incredibile, la risposta è sì, anche se il pianto del feto è diverso da quello del neonato.

All’interno dell’utero, infatti, non c’è aria e pertanto le corde vocali del bambino non possono emettere alcun suono. Attraverso le immagini ecografiche, però, i ricercatori hanno potuto osservare delle espressioni del viso e dei movimenti fetali del tutto simili a quelli di un bebè che piange.

Oggi sappiamo che a 20 settimane (praticamente a metà gravidanza) il feto possiede tutte le competenze motorie necessarie per il pianto, come la capacità di:

  • coordinare sforzi respiratori complessi
  • estendere la lingua
  • aprire la mandibola
  • muovere la bocca
  • far fremere il mento
  • deglutire

A 24 settimane, inoltre, il bambino è in grado di emettere i suoni del pianto e di reagire ai rumori ambientali, come è stato osservato nei neonati prematuri di questa età. Allo stesso modo, nell’utero è capace di rispondere a eventi che lo disturbano con movimenti coordinati che riproducono quelli del pianto extrauterino.

Come interpretare il pianto del feto?

Ora che sappiamo che i bambini possono piangere già nella pancia della mamma, è logico chiedersi anche il perché. Rispondere a questa domanda, però, è un po’ più complicato. Gli studi mostrano solo che il feto può piangere in risposta a uno stimolo che avverte come negativo.

Non sappiamo quindi se il pianto possa essere scatenato anche da una sensazione dolorosa (dal momento che è massima cura dei ricercatori evitare di fare male ai futuri bebè nel pancione). Ad oggi, è ancora aperto il dibattito su quando il feto inizi a sentire il dolore, sebbene gli studiosi affermino che è in grado di avvertirlo già nel terzo trimestre. Non possiamo sapere nemmeno se il pianto sia associato a un’emozione, come la tristezza.

Ciò che è stato osservato è che, quando il feto piange per uno stimolo negativo, lo fa per un tempo brevissimo (meno di 15-20 secondi), cosa che rassicurerà le mamme più apprensive!

Inoltre, l’opinione dei ricercatori è che il pianto, come molte delle “smorfie” che i bambini fanno nel pancione, sia una sorta di allenamento con cui il bambino si prepara a comunicare fuori dall’utero.

A questo proposito, è importante sottolineare che la capacità di piangere è una tappa fondamentale dello sviluppo del bambino, essenziale per la sua sopravvivenza. Attraverso il pianto, infatti, il neonato può richiamare l’attenzione del genitore, segnalandogli che si trova in difficoltà e che ha bisogno di aiuto.

Si può sentire il feto piangere nella pancia?

Dato che le corde vocali non possono vibrare senza aria, il feto non può emettere suoni finché si trova nella pancia della mamma.

Tuttavia, in letteratura, uno studio ha descritto una particolare condizione in cui è possibile sentire il pianto del feto all’interno dell’utero, detto “vagito uterino”. Secondo gli autori, questo raro fenomeno può verificarsi in seguito alla rottura prematura delle membrane (rottura delle acque), quando una certa quantità d’aria entra al posto del liquido amniotico fuoriuscito.

Cosa fare per calmare il bambino?

Premettendo che non è possibile accorgersi se il bambino piange nel pancione, possiamo dire che così come il feto è in grado di reagire a uno stimolo negativo, è in grado anche di rispondere a uno stimolo positivo.

In particolare, la voce della mamma e il tocco della sua mano sul pancione sono particolarmente piacevoli per il bambino, che reagisce aumentando o diminuendo i suoi movimenti e il suo battito cardiaco, a seconda della situazione.

Il consiglio, quindi, è quello di parlare spesso al bambino con voce dolce, cantargli una ninna nanna e accarezzare la pancia. Oltre ad avere un effetto tranquillizzante, questi gesti aiuteranno la mamma a entrare in relazione con il suo piccolo e a porre le basi di quel legame affettivo che troverà piena espressione dopo la nascita.

Fonti

  • Gingras JL, Mitchell EA, Grattan KE. Fetal homologue of infant crying. Arch Dis Child Fetal Neonatal Ed. 2005 Sep;90(5):F415-8. doi: 10.1136/adc.2004.062257. Epub 2005 Apr 27. PMID: 15857876; PMCID: PMC1721928.