Quanto tempo serve per partorire dopo la rottura delle acque?

Parto dopo la rottura delle acque: quanto tempo serve, quanto si può aspettare prima dell'induzione e quali sono i rischi.

Nella maggior parte dei casi, la rottura delle acque avviene a travaglio iniziato o poco prima. Ma cosa succede se il sacco amniotico si rompe senza contrazioni? Dopo quanto tempo di partorisce? E se il travaglio non parte spontaneamente, quanto si può aspettare prima di procedere con l’induzione?

Per rispondere a queste domande, dobbiamo innanzitutto capire cosa significa esattamente “rompere le acque”.

Cos’è la rottura delle acque e quando si verifica?

All’interno dell’utero, il bambino è circondato da una membrana detta sacco amniotico e immerso in un fluido (il liquido amniotico) che lo tiene al caldo e lo protegge dagli urti.

Quando il sacco si rompe, il liquido amniotico fuoriesce e si ha quella che viene comunemente detta rottura delle acque, me che in termini medici prende il nome di rottura delle membrane.

Nella maggior parte delle gravidanze, le membrane si rompono dopo l’inizio delle contrazioni.

In circa l’8-10 percento dei casi, tuttavia, la rottura delle acque avviene senza contrazioni, quando il travaglio non è ancora iniziato: questa condizione viene definita rottura prematura delle membrane (PROM).

Quanto tempo serve per partorire dopo la rottura delle acque?

Nella maggior parte delle donne, il travaglio inizia naturalmente entro 24 ore dopo la rottura delle acque. In alcuni casi, tuttavia, possono passare anche più giorni prima che partano le contrazioni.

Quanto tempo si può aspettare per partorire dopo la rottura delle acque?

Le Linee guida sull’induzione di parto del Ministero della Salute e le principali società scientifiche internazionali raccomandano di attendere al massimo 24 ore prima di indurre il parto.

In ogni caso, la donna viene costantemente monitorata fino al parto spontaneo o all’induzione.

Rottura delle acque: cos'è e cosa fare

Quando andare in ospedale dopo la rottura delle acque?

Durante la gravidanza, il sacco amniotico funziona come una membrana protettiva e impedisce ai microrganismi potenzialmente pericolosi presenti nell’ambiente vaginale di raggiungere il feto.

Quando il sacco si rompe, la sua protezione viene meno e il bambino è più esposto al rischio di infezioni. Per questo, se si sospetta o ci si accorge di una rottura prematura delle membrane, è importante recarsi subito in ospedale, con minore o maggiore urgenza a seconda della situazione.

Se la gravidanza è a termine e non sussistono particolari fattori di rischio (ad es. tampone vagino-rettale negativo per lo streptococco B, liquido amniotico limpido e inodore), la donna può raggiungere la struttura che ha scelto per partorire senza troppa fretta, concedendosi eventualmente una breve doccia prima di partire.

Se la gravidanza è a termine ma vi sono dei fattori di rischio (ad es. tampone vagino-rettale positivo per lo streptococco B, tracce di sangue nel liquido amniotico o liquido torbido, tinto e/o maleodorante), è bene recarsi subito al punto nascita.

Se la gravidanza non è a termine (ossia prima delle 37 settimane) è sempre importante recarsi immediatamente al pronto soccorso più vicino, dove i medici decideranno il percorso più adatto da intraprendere per salvaguardare la salute di mamma e bambino.

Come capire se si sono rotte le acque?

Tra i segnali di rottura del sacco amniotico:

  • sensazione di umidità in vagina o negli slip
  • perdita continua di liquido, in piccole o grandi quantità
  • perdite intermittenti o zampilli di liquido, in piccole o grandi quantità

Il liquido amniotico si riconosce normalmente per il colore trasparente o giallo chiaro e per l’assenza di odore (a differenza dell’urina).

In farmacia, esistono degli appositi assorbenti che cambiano colore a contatto con il liquido amniotico e che possono essere d’aiuto per riconoscerlo.

In caso di dubbio, chiamate la vostra ostetrica, il vostro ginecologo o la struttura in cui andrete a partorire.

Una volta raggiunto il punto nascita, il ginecologo farà ulteriori valutazioni su:

  • presentazione del bambino (cefalico o podalico)
  • stato di salute della mamma (presenza di eventuali infezioni)
  • stato di salute del bambino (eventuali segni di sofferenza)
  • eventuali fattori di rischio (es. streptococco di gruppo B)

In base alla situazione complessiva, si deciderà quindi se indurre subito il travaglio o aspettare un po’ per vedere se le contrazioni insorgono spontaneamente.

Cosa succede se il travaglio non inizia dopo la rottura delle acque?

Dopo la rottura delle membrane e la perdita di liquido, il bambino riceve i nutrienti e l’ossigeno dalla placenta attraverso il cordone ombelicale. La preoccupazione principale in caso di rottura precoce delle membrane sono quindi le infezioni, sia per la mamma che per il bambino.

Quando la gravidanza è a termine e non sono presenti fattori di rischio, è possibile attendere per vedere se il travaglio inizia da solo. Questa attesa, però, necessita di un attento monitoraggio del bambino e della mamma.

Se le contrazioni non partono spontaneamente, le linee guida nazionali raccomandano di procedere con l’induzione dopo le 24 ore dalla rottura delle membrane.

Quando la mamma è positiva allo streptococco di gruppo B, viene iniziata una terapia antibiotica per proteggere il bambino dalle infezioni e viene consigliata l’induzione immediata.

Se l’induzione non fa effetto, si procederà al taglio cesareo. In uno studio del 2015 che ha considerato 100 donne con rottura prematura delle membrane, si è concluso con un parto cesareo il 28% dei parti. Le ragioni di questo intervento includono il fallimento delle induzioni e la sofferenza fetale.

Esiste il rischio di morte neonatale se si aspetta troppo?

La rottura prematura delle membrane rappresenta lo 0,8% dei casi di morte neonatale. La causa principale è l’infezione causata dalla risalita di batteri da canale vaginale all’utero. Ovviamente, più tempo serve per far nascere il bambino, più aumenta il rischio di possibili infezioni.

Tuttavia, un attento monitoraggio dei segni clinici di infezione, una profilassi antibiotica adeguata e un timing corretto dell’induzione possono ridurre questa percentuale fino ad azzerarla.

Perché le acque si rompono prima del travaglio?

I possibili fattori di rischio includono:

  • indebolimento naturale del sacco causato dalle contrazioni;
  • infezione uterina;
  • clamidia, gonorrea e altre infezioni a trasmissione sessuale;
  • precedente parto pretermine;
  • fumo di sigaretta;
  • insufficiente assistenza prenatale.

In conclusione

Sfortunatamente, non c’è quasi nulla che si possa fare per evitare la rottura prematura delle membrane. Alcune ricerche, però, mostrano un legame con il fumo. Quindi, se state cercando altri motivi per smettere di fumare, qui ne troverete sicuramente uno importantissimo.

In ogni caso, se avete domande, dubbi o siete preoccupate per qualche sintomo, chiamate sempre la vostra ostetrica o il vostro medico di fiducia.

Fonti