Gli aborti naturali

Non è mai semplice parlare di questo argomento, ma è giusto poter informarsi e capire che è un evento che nella maggior parte dei casi non influisce minimamente sulla possibilità di avere figli.

L’aborto spontaneo purtroppo accomuna molte donne ed è un vero e proprio trauma, sia dal punto di vista fisico che psicologico, assimilabile a un vero e proprio lutto. Purtroppo, si tratta di frequente nel primo trimestre di gravidanza: si stima infatti che circa una donna su quattro perda il suo bambino nelle prime settimane di gestazione (entro i primi tre mesi).

Quali sono le possibili cause?

Nel 60% dei casi, l’aborto spontaneo è causato anomalia genetica dell’embrione.

Meno frequentemente è dovuto a patologie materne, quali diabete, problemi di coagulazione, ipertensione o alterazioni anatomiche dell’utero.

D’altra parte, non si sa ancora con precisione se eventuali infezioni a carico dell’apparato genitale possano determinare un aborto spontaneo.

Rimane tuttavia una percentuale di aborti che non trovano alcuna spiegazione.

Ma come si riconosce un aborto?

Non sempre gli aborti si manifestano con sintomi chiari.

Se si verifica 2-3 settimane dopo il concepimento, un aborto può facilmente essere assimilato a una mestruazione arrivata in ritardo e più abbondante del solito.

Se invece avviene nelle settimane successive, l’aborto spontaneo si potrebbe manifestarsi con una forte emorragia oppure non dare alcun sintomo come nel caso degli aborti interni, in cui l’embrione non si sviluppa o il cuore smette di battere senza apparenti sintomi percepibili dalla donna. In questo caso, ci si accorge che la gravidanza non procede durante la prima ecografia.

Che ci sia o meno la perdita di sangue e quanto abbondante essa sia, non sono parametri utili al fine della diagnosi. A volte le perdite possono segnalare una “minaccia di aborto” o un “aborto in atto”: è quindi necessaria una visita specialistica per capire cosa sta accadendo.

Se gli aborti sono ripetuti vengono fatti alcuni accertamenti.

Ad esempio, il medico potrebbe richiedere una mappa cromosomica per evidenziare la presenza o meno di eventuali anomalie dei cromosomi. L’esame sarà seguito da un colloquio con il genetista, per l’interpretazione dei risultati.

Generalmente, vengono prescritte alla donna anche analisi per la ricerca di particolari anticorpi (antinucleo, anticardiolipina, LES), per evidenziare la presenza di eventuali patologie che potrebbero portare alla perdita del bambino.

In conclusione

Un aborto spontaneo è difficile da dimenticare. A chi ha vissuto questa terribile esperienza, vogliamo ricordare però che ogni gravidanza ha una storia a sé. Questo vuol dire che il fatto di aver avuto un aborto non significa necessariamente che non sarà possibile portare avanti la gravidanza successiva.

Nei limiti del possibile, quindi, cercate di vivere la gravidanza successiva con serenità, affidandovi all’esperienza e ai consigli del vostro ginecologo di fiducia.

In bocca al lupo a tutte le mamme che sono alla ricerca di un bambino!