L’aborto spontaneo e gli aspetti psicologici più comuni

Quali sono le conseguenze psicologiche di un aborto spontaneo? Come affrontare il dramma dell’interruzione della gravidanza e trovare la forza emotiva per riprovare?

Si parla di aborto spontaneo quando si ha la perdita del feto prima della 24-esima settimana di gestazione o prima del raggiungimento della vitalità del feto stesso e comunque finché il feto non abbia la capacità di sopravvivere al di fuori dell’utero senza aiuti artificiali. Secondo alcune statistiche il 10-30% delle gravidanze termina con un aborto spontaneo e mediamente 17 volte su 100 si presenta nelle prime settimane di gravidanza.

Le cause dell’aborto spontaneo sono controllabili?

Il verificarsi di questo evento per la maggior parte delle volte non dipende da cause controllabili, è indipendente dalle proprie azioni ed è quindi importante che la donna ne sia consapevole.

Può succedere soprattutto alla prima gravidanza ed è una di quelle cose a cui una donna non pensa e le informazioni spesso scarseggiano.

Generalmente  l’aborto spontaneo si verifica in modo improvviso e interrompe quel legame che si era creato con il bambino. In particolare le donne si trovano a non saper più a chi dare tutto l’amore che fino a quel momento avevano investito nel bambino che non nascerà.

Nonostante sia difficile descrivere in modo esauriente tutte le emozioni e i pensieri che la coppia genitoriale sperimenta durante il lutto dell’aborto spontaneo, ci sono tuttavia delle condizioni abbastanza comuni come il vuoto e lo sconcerto, perché la rottura inattesa di quel legame si presenta come un evento inconsueto, contro natura e per questo totalmente al di fuori di una realtà comprensibile e accettabile.

Grande tristezza

Può subentrare anche una lieve depressione, una grande tristezza per tutto ciò che si era già immaginato e che non potrà realizzarsi. Una coppia che sa di aspettare un bambino, anche se da poche settimane, si carica emotivamente di tutte le responsabilità che costruiscono un legame sia fisico che mentale col bambino e fantastica su come sarà il piccolo, come cambierà il loro stile di vita, cosa dovranno comprare, come dovranno eventualmente modificare la casa e tanto altro.

Le fantasie sul “bambino immaginario” sono molteplici e i desideri e le aspettative crescono soprattutto vedendo nelle immagini delle ecografie la crescita del bambino. Questo crea anche un forte attaccamento a quel piccolo “fagiolino” che sta crescendo nell’utero della mamma e che rende consapevoli i genitori che presto ci sarà un fisiologico e psicologico passaggio da una diade ad una triade quindi a tutti gli effetti si formerà una nuova famiglia.

La donna soprattutto, instaura da subito un rapporto con quel piccolo “fagiolino”, che sta crescendo nel pancione e il padre si sente già pieno di orgoglio.

Alcune donne avvertono una sensazione di irrealtà associata a tristezza, che può combinarsi ad agitazione e tendenza a tenersi estremamente occupate, quasi per poter evitare di pensare all’accaduto.

Si cerca una ragione

Nei giorni successivi all’aborto spontaneo sono spesso presenti emozioni della sfera negativa, come tristezza, angoscia, ci si sente anche in colpa, e si cerca una ragione, uno sbaglio commesso dalla donna e che in qualche modo abbia potuto nuocere al bambino.

Si vuole quindi dare un motivo per cui è successo e talvolta durante l’arco della stessa giornata si alternano momenti di apatia con profondi sentimenti di dolore e di disperazione associati a sensi di colpa e al ricordo verso quanto accaduto. Altre volte invece possono manifestarsi momenti di iperattività dove non si riesce a stare fermi e spesso ci si rifugia nel lavoro.

Queste situazioni accadono più di quanto si pensi.

Parlare e condividere

La cosa fondamentale da tenere a mente è quella di parlare con il partner del disagio psicologico che si sta vivendo, per poter condividere questo momento di dolore, riconoscendo questa sofferenza per l’elaborazione del lutto, come del tutto legittima ma che deve essere affrontata e superata. È fondamentale anche il contributo di chi circonda la coppia genitoriale come i nonni o gli amici intimi come aiuto nelle faccende pratiche di casa, nella preparazione dei pasti, nelle attività della famiglia e nell’intrattenimento degli altri bambini se eventualmente presenti.

L’aborto spontaneo, come qualsiasi altro lutto, richiede tempo per l’elaborazione e cambia da soggetto a soggetto ma in linea generale viene superato entro i primi sei mesi, nei quali a volte può esserci anche un alterazione del ritmo veglia/sonno e un alterazione dell’appetito. Se l’elaborazione del lutto non avviene naturalmente è consigliabile rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta.

Per una donna che affronta un aborto spontaneo, sconsiglio di cercare una nuova gravidanza nell’immediato, sia perché il fisico deve riprendere le sue regolari funzioni sia perché è necessario superare prima il trauma dell’aborto spontaneo.

Dott.ssa Erika Silighini