Miti da sfatare: perché non bisogna toccarsi la pancia in gravidanza

Sfatiamo un mito: toccarsi la pancia in gravidanza non può stimolare le contrazioni del parto o causare un aborto spontaneo. Ecco perché.

Tra le tante leggende popolari che girano intorno al mondo della maternità, esiste anche quella per cui non bisognerebbe toccarsi la pancia in gravidanza, soprattutto nel primo trimestre.

Secondo questa falsa credenza, infatti, massaggiare o toccare la pancia nei primi mesi di gestazione potrebbe essere troppo stimolante e aumentare il rischio di aborto spontaneo, mentre a gravidanza inoltrata potrebbe infastidire il bambino (che manifesterà il suo disagio scalciando) o addirittura stimolare le contrazioni del parto.

In realtà, non esiste alcuna prova scientifica a sostegno di queste teorie, come potrà confermare il ginecologo o l’ostetrica di fiducia.

Anzi, come stiamo per vedere, è vero esattamente il contrario: gli studi dimostrano infatti che toccare e accarezzare il pancione ha effetti positivi sulla mamma e sul bambino e favorisce il cosiddetto bonding prenatale, ossia il legame affettivo che si crea tra madre e figlio durante la gravidanza.

Toccarsi la pancia in gravidanza: ecco perché non è pericoloso

Toccarsi la pancia in gravidanza può causare aborto spontaneo: FALSO

Accarezzare o massaggiare la pancia in gravidanza non è tra le cause riconosciute di aborto spontaneo. Non esiste infatti nessuno studio scientifico o linea guida sulla gravidanza che abbia correlato il tocco dell’addome a questo rischio.

Naturalmente parliamo di un movimento delicato e non certo di una pressione energica sull’addome, che in gravidanza è controindicata.

Ricordiamo inoltre che nel primo trimestre l’utero è molto piccolo ed è localizzato molto in basso nella pelvi. Per riuscire a palparlo, quindi, è necessario esercitare una profonda pressione addominale.

Toccarsi la pancia in gravidanza può stimolare le contrazioni del parto: FALSO

Le carezze sul pancione non comportano alcun rischio di avviare il travaglio.

Quello che si potrebbe sperimentare, eventualmente, è la comparsa delle cosiddette contrazioni di Braxton-Hicks, ossia false contrazioni, irregolari e non dolorose, che possono essere scatenate anche da una lunga camminata, un rapporto sessuale o un calcetto particolarmente vigoroso del bambino.

In questo caso, quindi, la sensazione di “pancia dura” non è legata all’inizio del travaglio e scompare rapidamente cambiando posizione.

Perché allora spesso si sente dire che “massaggiare” la futura mamma può indurre il parto? La risposta è piuttosto semplice.

Questa espressione fa riferimento alle donne prossime al termine della gravidanza, nelle quali sono già in atto i meccanismi che precedono l’inizio del travaglio. In questa fase, un massaggio rilassante praticato dal partner o dall’ostetrica, favorisce una riduzione degli ormoni dello stress (che ostacolano l’insorgenza e il progredire delle contrazioni) e aumenta i livelli di ossitocina e degli altri ormoni del parto.

Perché le carezze al pancione fanno bene a mamma e bambino

Massaggiarsi e toccarsi la pancia in gravidanza non solo non è pericoloso, ma ha perfino molti effetti positivi sulla mamma e il suo bambino.

Innanzitutto, accarezzare il pancione è come fare una carezza al proprio bimbo ed è un’azione istintiva per la mamma fin dalle prime settimane di gravidanza. Il piacere e la serenità che una madre prova durante queste carezze (anche da parte del partner) si trasmette al bambino attraverso lo scambio ormonale e le variazioni del battito cardiaco materno, comunicandogli un senso di benessere e tranquillità.

Inoltre, non bisogna dimenticare che il tatto è uno dei primi sensi a svilupparsi nel feto e che le carezze sono uno dei modi migliori per iniziare a comunicare con lui.

Con il tempo, la mamma potrebbe sentire perfino che il suo piccolo si sposta nell’utero ricercando il tocco della sua mano o scalcia in risposta a dei piccoli colpetti sulla pancia, e queste “semplici” interazioni rappresentano il primo dialogo tra madre e figlio e la base su cui costruire una solida relazione di attaccamento.

Infine, occorre ricordare che interagire con il bambino, attraverso le carezze sul pancione, il canto di una ninnananna o semplicemente parlando con lui, sono tutti stimoli che favoriscono lo sviluppo cognitivo ed emotivo del feto

Fonti