Prurito in gravidanza: colestasi gravidica

Il prurito in gravidanza è un sintomo abbastanza comune probabilmente causato dagli ormoni in circolo durante la gestazione. Le pelle inoltre si distende mano a mano che il pancione cresce, e anche questa sollecitazione a cui è sottoposta può causare prurito.

Tuttavia non è un sintomo da prendere sottogamba perché può essere il segnale di una condizione che interessa il fegato, chiamata colestasi gravidica, patologia che necessita dell’intervento medico.

La colestasi gravidica

Si tratta di un disturbo potenzialmente grave che si può sviluppare in gravidanza. In condizioni normali gli acidi biliari fluiscono dal fegato all’intestino per favorire la digestione del cibo.

In caso di colestasi gravidica gli acidi biliari non fluiscono correttamente e si accumulano nel corpo della donna. Tale ristagno determina il cambiamento della quantità di alcune sostanze nel sangue, in particolare dei sali biliari che possono aumentare fino a 100 volte, e causare quindi il prurito.

Il prurito però non è sempre dovuto alla colestasi e pertanto bisogna fare alcuni accertamenti. Il prurito potrebbe infatti essere causato ad esempio da calcoli, epatiti, o da alcuni farmaci.

Per diagnosticarla, in genere vengono prescritti alcuni esami alle mamme che riportano questo fastidio (in genere il prurito compare tra la 24° e la 36° settimana di gravidanza). Gli esami sono relativi a: transaminasi, fosfatasi alcalina e bilirubina. Se i valori risultano alterati e non sono presenti altre cause, la diagnosi è di colestasi.

Non si sa ancora bene quali siano le cause scatenanti la colestasi ma in genere colpisce le donne predisposte, il cui fegato è più sensibile all’aumento dei livelli di estrogeni che avviene durante la gravidanza.

Compare con una certa familiarità, è più  frequente nella donne di origine sudamericana, indiana e pakistana. Se si è sofferto di colestasi durante una gravidanza,  ci sono più possibilità di svilupparla nuovamente nella gravidanza successiva.

Il rischio per la salute del bambino è alto quando la concentrazione degli acidi biliari supera i 40μmol/L. Quando i livelli di acidi biliari diventano preoccupanti  si procede con l’induzione del parto.

La colestasi gravidanza è solitamente una condizione che scompare con la nascita del bambino.

colestasi gravidica

Sitnomi della colestasi gravidica

I sintomi  iniziano normalmente da circa 30 settimane di gravidanza, ma è possibile sviluppare la condizione già  precocemente, da otto settimane.

Il sintomo principale è il prurito, di solito senza eruzioni cutanea. Il prurito è spesso più presente sulle mani e sui piedi, ma può essere tutto diffuso anche su tutto il corpo.
In molte donne il prurito diventa insopportabile e  peggiorare la notte, impedendo il sonno.

Per altre, il prurito è  più lieve.

Altri sintomi possono includere urine scure, scariche chiare e, meno comunemente, ingiallimento della pelle e degli occhi (ittero).

Diagnosi e trattamento della colestasi

La diagnosi si esegue escludendo altre cause del prurito. Il medico raccolgie la storia famigliare e prescrive una serie di esami del sangue.
Questi includono i test per controllare la funzionalità epatica e la misura dei livelli degli acidi biliari.

Se viene diagnosticata la colestasi,  sono necessari frequenti controlli ( solitamente settimanali) per verificare i livelli nel sangue degli acidi biliari. Allo stesso modo se  la donna presenta  forte prurito ma i valori sono nella norma, deve comunque tenerli monitorati secondo le indicazioni del medico.

Per la gestione del prurito in caso di colestasi vengono prescritte alcune creme sicure in gravidanza e che possono dare sollievo. Esistono anche dei farmaci specifici (acido ursodesossicolico)  che vanno sempre assunti sotto prescrizione e controllo medico.

Nei casi di prurito lieve infine, può essere di sollievo un bagno tiepido aggiungendo nell’acqua un po’ di amido di mais. Nella zona di prurito si può applicare il talco mentolato, oppure creme a base di calendula o aloe.

Prevenzione dalla colestasi gravidica

La prevenzione si fa in genere quando la futura mamma sa di essere a rischio, magari perché ha avuto lo stesso problema nella gravidanza precedente e consiste in una dieta fatta di cibi che non vanno ad affaticare ulteriormente il fegato.

Sono eliminati quindi i cibi fritti, in cucina vanno usati solo i grassi vegetali, vanno consumate poche uova, mentre sono da evitare, legumi, frutta secca, castagne e l’alcol.