Parto in casa, come affrontarlo in sicurezza

Il parto in casa, che una volta era la regola, è stato rivalutato da molte donne che si sentono più a loro agio tra le mura domestiche che in un ospedale. Ma partorire in casa è davvero sicuro? Come ci si deve organizzare e quali sono i costi?

Secondo la legge italiana, ogni donna ha il diritto di scegliere se partorire in una struttura ospedaliera, in una casa maternità o a domicilio, purché adeguatamente informata in merito al proprio parto e alle tecniche da adottare.

In Italia, circa lo 0,15% delle donne in gravidanza decide di pianificare un parto in casa o in casa maternità (dati CeDAP, Certificato di Assistenza al Parto anno 2022). Questa scelta è spesso dettata dal desiderio di partorire in un luogo confortevole e familiare circondata dai propri cari, dal desiderio di libertà e controllo nel processo di nascita o dal timore di una eccessiva medicalizzazione.

Affinché la scelta sia consapevole, la coppia che desidera vivere il travaglio e il parto in casa deve avere a disposizione tutte le informazioni riguardanti gli esiti di salute materno-neonatali e le condizioni necessarie per poter pianificare un parto fuori dalle mura ospedaliere.

Il parto in casa è sicuro?

Gli studi disponibili mostrano che il parto in casa non è associato a un maggior rischio di complicazioni rispetto al parto in ospedale quando è pianificato per donne con gravidanza a basso rischio e all’interno di sistemi di assistenza sanitaria strettamente regolamentati e integrati, frequentati da ostetriche autorizzate altamente qualificate e con accesso immediato e tempestivo agli ospedali vicini.

Da alcuni studi della letteratura internazionale emerge inoltre che il parto in casa, quando avviene nei casi sopracitati, può avere diversi benefici (anche in caso di trasferimento ospedaliero), come

  • minor ricorso a interventi medici come analgesia locale, induzione o parto cesareo,
  • minor rischio di lacerazioni vaginali, perineali e di terzo grado o quarto grado,
  • maggiore soddisfazione materna dell’ evento parto,
  • aumento dei tassi di allattamento materno al seno.

Questi risultati appaiono confermati anche da uno studio del 2020 condotto in Italia dall’Istituto Mario Negri di Milano, secondo cui anche nel nostro paese “le nascite fuori dall’ospedale in donne con gravidanze a basso rischio sono possibili e sicure, se pianificate e monitorate da assistenti al parto fuori dall’ospedale ben qualificati ed esperti che seguono un protocollo di assistenza formale, aggiornato e basato sull’evidenza e garantendo un rapido trasferimento delle cure a servizi ostetrici ospedalieri quando richiesto”.

La scelta di partorire a casa o in casa maternità non è però condivisa dalla Società italiana di Neonatologia, che in un comunicato stampa del 2020 dichiara: “L’ospedale è il posto più sicuro dove partorire e partorire in casa espone mamma e neonato a rischi maggiori e imprevedibili”.

Il motivo per cui la SIN e altre società mediche sconsigliano il parto in casa è che non si possono escludere a priori eventuali complicazioni che possono mettere a rischio la salute di mamma e bambino.

Queste complicazioni potrebbero richiedere strumenti o competenze che in casa non sono disponibili e comportare quindi un trasferimento in ambulanza che allunga i tempi di intervento.

Tuttavia – prosegue il comunicato – “Se la volontà di una mamma è, comunque, quella di partorire in casa, per affrontare la nascita nelle condizioni di maggiore sicurezza possibile, occorre che entrambi i genitori siano sempre adeguatamente informati dei potenziali rischi e delle limitazioni di questa tipologia di parto e che lo si pianifichi tenendo conto delle caratteristiche compatibili con una nascita a basso rischio.

Come affrontare un parto in casa in sicurezza

Per affrontare il parto in casa nelle condizioni di maggiore sicurezza possibile, è fondamentale che vengano rispettate tutte le seguenti indicazioni:

1. La donna deve rientrare nella condizione di gravidanza fisiologica, definita a basso rischio ostetrico.

2. Deve essere presente un presidio ospedaliero attrezzato facilmente raggiungibile.

3. La futura mamma deve rivolgersi a un’ostetrica adeguatamente preparata all’assistenza, sia in ospedale sia a domicilio, e che abbia documentata capacità nelle manovre rianimatorie neonatali.

4. Le due ostetriche che assisteranno il parto dovranno prendersi cura del neonato e della mamma per le prima ore dopo il parto, assicurandosi che vi sia una condizione di buon adattamento neonatale prima di lasciare il domicilio.

5. I primi giorni dopo il parto dovranno essere assistiti in continuità da parte delle stesse ostetriche che hanno assistito il parto, proteggendo e supportando anche il delicato tempo del puerperio.

Quando non si può scegliere il parto in casa

Non tutte le donne possono decidere di partorire a domicilio o in casa maternità. Questa opzione di parto è infatti controindicata in caso di:

  • parto pretermine (prima di 37+0 settimane) o post termine (dopo le 41+6 settimane)
  • gravidanza gemellare
  • precedente parto cesareo
  • presentazione non cefalica (podalica, trasversa, obliqua)
  • placenta previa
  • presenza di patologia fetale nota
  • presenza di patologie materne che richiedono una sorveglianza intensiva in travaglio
  • più di 5 parti pregressi

Per tutte le controindicazioni vi rimandiamo alle linee guida del parto in casa dell’Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità.

Come organizzarsi per partorire in casa

Il primo passo è quello della scelta dell’ostetrica per la presa in carico, che dovrebbe avvenire entro le 32+0 settimane di gravidanza, in modo che la professionista possa instaurare un rapporto di confidenza con la futura mamma, verificare l’assenza di eventuali controindicazioni e condizioni di rischio e raccogliere tutte le informazioni indispensabili per l’assistenza al parto.

A questo proposito, è importante sottolineare che le ostetriche presenti al parto dovranno essere almeno due per garantire un’assistenza adeguata.

Le ostetriche dovranno rendersi reperibili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 a partire dalla 38esima settimana di gravidanza (37+0). Spetterà a loro informare la mamma in attesa sulle modalità del parto e su ciò che è necessario procurare (ad es. asciugamani e bacinelle) e predisporre tutto l’occorrente per lo svolgimento del parto.

Se la donna lo desidera, è possibile l’opzione del parto in acqua: in questo caso, occorrerà munirsi di una piscina parto che può essere fornita dalle ostetriche o noleggiata/acquistata da terzi, naturalmente in base alle indicazioni delle professioniste che seguiranno il parto.

Quanto costa partorire in casa?

In Italia non esiste una regolamentazione nazionale in merito al parto in casa o in casa maternità e ogni regione agisce autonomamente. Nella maggior parte dei casi, il servizio è accessibile solo privatamente a costi che possono variare dai 1200 ai 3000 euro circa.

Questa frammentazione del diritto all’assistenza gratuita e di qualità nel luogo di propria scelta per il parto è all’origine, di fatto, di una diseguaglianza territoriale nell’accesso al parto in casa.

Esistono tuttavia delle regioni che hanno attivato dei percorsi di parto a domicilio per le gravidanze fisiologiche che prevedono un parziale rimborso delle spese sostenute:

  • Piemonte
  • Emilia Romagna
  • Marche
  • Province di Bolzano e Trento
  • Lazio

È invece possibile ricevere assistenza gratuita presso nelle seguenti città:

  • Torino
  • Reggio Emilia
  • Modena
  • Parma

Fonti