Fattori ambientali e infertilità: attenzione agli interferenti endocrini

Il Dott. Bruno Ferraro, Direttore del Centro di Infertilità dell'Ospedale di Marcianise, ci spiega perché l'infertilità può avere cause ambientali e cosa possiamo fare per proteggere sia noi che i nostri figli.

L’inquinamento ambientale può modificare la fertilità umana e animale. Le sostanze inquinanti alle quali normalmente siamo esposti, oltre agli effetti nocivi sulla salute ormai noti, possono infatti provocare delle alterazioni nel sistema riproduttivo degli esseri viventi.

Questi composti sono denominati interferenti endocrini, poiché sono in grado di alterare la funzionalità del sistema endocrino – ossia quel sistema che controlla le funzioni di diversi organi attraverso la produzione di ormoni – e di causare effetti sulla salute di un organismo o della sua progenie.

Cosa sono gli interferenti endocrini e dove si trovano?

Gli interferenti endocrini sono sostanze o miscele presenti nell’ambiente, negli alimenti e negli oggetti della vita quotidiana che possono alterare l’equilibrio dei sistemi ormonali, sia nelle specie animali che nell’uomo, mettendo a rischio funzioni cruciali della vita, come lo sviluppo e la fertilità.

Diversi interferenti endocrini, come le diossine, sono da tempo attentamente sorvegliati. Tuttavia, è stata riscontrata la presenza di una grande varietà di altri interferenti endocrini nei prodotti di uso quotidiano in grado di contaminare l’ambiente e le catene alimentari, come:

  • i perfluorati (PFOS e PFOA), usati in una larga varietà di prodotti di consumo come isolanti, tappezzerie, tappeti, detersivi, presidi odontotecnici, tessuti tecnici, rivestimenti impermeabili ad olio e grassi per carta ad uso alimentare, antiaderenti delle padelle, schiume antincendio, vernici per pavimenti ed insetticidi. Queste sostanze hanno la capacità di accumularsi nei tessuti degli organismi, uomo incluso.
  • gli ftalati (DEHP), sostanze utilizzate per rendere flessibili le plastiche a base di PVC utilizzate nella produzione dei materiali di imballaggio, nei giocattoli per l’infanzia e nei dispositivi medici quali i tubi e le sacche per trasfusione. Rappresentano contaminanti ad elevato impatto sulla salute umana, anche in fasce di popolazione a rischio come l’infanzia e gli adulti sottoposti a trattamenti terapeutici continuativi.
  • il bisfenolo A, un composto organico utilizzato principalmente per la produzione di plastiche e dei suoi derivati, per un gran numero di prodotti per bambini, bottiglie, attrezzature sportive, dispositivi medici ed odontoiatrici, lenti per gli occhiali, elettrodomestici, supporti ottici, caschi di protezione, otturazioni dentarie. Le resine epossidiche che contengono Bisfenolo A sono invece utilizzate come rivestimento interno nella maggior parte delle lattine per alimenti e bevande.

Interferenti endocrini e salute riproduttiva

Gli interferenti endocrini, come spiega il loro stesso nome, agiscono interferendo con la funzione di numerosi recettori ormonali.

Durante la gravidanza, queste sostanze possono essere trasmesse dalla madre al feto attraverso la placenta e influire sull’attività ormonale che programma lo sviluppo di organi e tessuti fetali. L’effetto finale potrebbe essere uno sviluppo inadeguato del bambino e un’alterazione del suo sistema riproduttivo, neuro-endocrino e immunitario, che si manifesterà più avanti nel corso della vita.

Ad esempio, alcuni interferenti endocrini, anche se presenti nell’ambiente ad una concentrazione ridotta, possono provocare la distruzione degli ovociti, con conseguente riduzione della riserva ovarica.

Altri, invece, interagiscono con i recettori per gli ormoni sessuali e hanno un “effetto femminilizzante” che interferisce con un corretto sviluppo degli spermatozoi. Tra questi troviamo ad esempio i metalli pesanti, materiali che vengono dispersi nell’ambiente o nelle acque (dove si degradano in microparticelle che compromettono la fertilità dei pesci e poi rientrano nella catena alimentare) o vengono prodotti dalla loro combustione a bassa temperatura (termovalorizzatori).

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Sostanze ambientali

Il sistema riproduttivo è particolarmente vulnerabile alle “interferenze” provenienti dall’ambiente in alcuni periodi critici e sensibili dello sviluppo biologico, come lo sviluppo intrauterino, l’infanzia e l’adolescenza.

Ad esempio, l’esposizione ad agenti chimici ambientali come il metilmercurio e i pesticidi durante la vita intrauterina è associata ad un incremento del rischio di sviluppare tumori nell’infanzia.

Nell’uomo adulto, invece, tale esposizione è correlata ad alterazioni del liquido seminale, infertilità e cancro della prostata, mentre nella donna è responsabile di alterazioni della pubertà, del ciclo mestruale, dell’ovulazione, della fertilità e della menopausa.

In aggiunta, l’esposizione ad alcuni interferenti endocrini sembra avere un ruolo nel determinare disfunzioni ovulatorie, endometriosi, patologie uterine come la fibromatosi, anomalie della placentazione e patologie della gravidanza

Contaminanti alimentari

Tra le sostanze che si trovano nella catena alimentare, sono stati segnalati effetti deleteri sulla funzione riproduttiva per l’esposizione prolungata al gruppo dei composti organoclorinati, bisfenolo e fitoestrogeni.

Purtroppo, è difficile stabilire una netta correlazione causa-effetto tra sostanze chimiche ed effetti avversi. La ragione principale è la mancanza di studi di tossicità in vitro ed in vivo delle sostanze chimiche immesse nel mercato, a differenza di quanto avviene per le sostanze farmacologiche per uso clinico.

Inoltre, occorre tenere conto del fatto che fattori come nutrizione, stress ed esercizio fisico possono potenziare o mitigare gli effetti degli inquinanti ambientali sulla salute riproduttiva.

Infine, la contemporanea esposizione a più fattori ambientali amplifica gli effetti avversi, indipendentemente dalla dose minima di esposizione, quando viene applicata ad una popolazione vulnerabile sia biologicamente che socialmente. Pertanto la ricognizione delle disparità ambientali è essenziale per lo sviluppo e l’implementazione di strategie di prevenzione di successo. 

Fumo

Tra i fattori tossici che intuitivamente l’opinione pubblica può associare a un deterioramento della fertilità, il più diffuso e discusso è il fumo di tabacco, che contiene centinaia di composti nocivi (tra cui idrocarburi policiclici aromatici, nitrosamine e metalli pesanti) in grado di agire a vario grado sull’apparato riproduttivo femminile e maschile.

Sul versante femminile gli effetti negativi del fumo si osservano già dalle prime fasi della follicologenesi, dove il fumo determina una accelerazione della perdita follicolare, in particolare dei follicoli primordiali, e un’alterata maturazione degli ovociti

Gli effetti del fumo sullo sviluppo embrionario appaiono controversi, mentre numerosi studi condotti su pazienti sottoposti a tecniche di procreazione assistita (PMA) dimostrano nelle donne fumatrici più bassi tassi di impianto, ridotti livelli di estradiolo e di progesterone nel sangue e danneggiamento della funzione tubarica con aumentato rischio di gravidanza ectopica. Il fumo, inoltre, aumenta il rischio di patologie della gravidanza e di parti pretermine.

In sintesi, il fumo di sigaretta riduce la fertilità e aumenta il tempo necessario per ottenere la gravidanza. Se si considera una donna di età maggiore a 35 anni, l’associazione del fattore età con il fumo e altri eventuali fattori nocivi facilmente porterà questa donna a raggiungere più rapidamente la fase riproduttiva di subfertiltà o infertilità.

Alcool e caffeina

Per altre sostanze, come l’alcool e la caffeina, i dati a disposizione (seppur non totalmente esaustivi) dimostrano un aumento del tempo necessario per ottenere la gravidanza.

Alcuni studi hanno inoltre segnalato un aumento degli aborti spontanei in donne consumatrici di grosse quantità di caffeina o alcool, ma i risultati necessitano ancora di conferma su larga scala. 

Stress

L’ambiente lavorativo, le condizioni sociali e familiari, il ritmo incessante della vita di ogni giorno, specie nei grandi centri cittadini, è notoriamente causa di stress fisico e psicologico, che è spesso riconosciuto dall’opinione pubblica come possibile concausa della difficoltà nel concepimento, soprattutto quando si guarda al versante femminile della riproduzione. 

In realtà gli studi su questo tema sono esigui e non risolutivi: alcuni indicano che lo stress può determinare in effetti un allungamento del tempo necessario per ottenere la gravidanza, altri non lo confermano.

Lo stesso dicasi per la fecondazione in vitro (PMA) dove alcuni studi, ma non tutti, dimostrano che interventi mirati a ridurre lo stress della coppia si associano ad un miglioramento delle possibilità di riuscita

Lo stress influisce sicuramente in maniera negativa sulla riproduzione umana quando, specie nella donna, si innescano delle risposte endocrine secondarie. Il tipico esempio è la cosiddetta amenorrea da stress (delle atlete), per cui la paziente vede scomparire il ciclo mestruale e quindi l’ovulazione; chiaramente, tuttavia, in questi casi lo stress ha lasciato la definizione di normale compagno della nostra vita di tutti i giorni, per essere invece un fattore francamente patologico, che deve quindi essere necessariamente riconosciuto e rimosso. 

Come proteggere la propria fertilità?

Per prima cosa, durante il periodo preconcezionale è fondamentale ricevere un’adeguata informazione sulla distribuzione e sugli effetti delle sostanze chimiche dannose, in maniera da evitare le fonti di contaminazione riconosciute.

A questo scopo, sarebbe necessaria un’accurata istruzione del personale sanitario (e in particolare dei ginecologi) sugli effetti delle sostanze tossiche sulla salute, con specifica conoscenza dei contaminanti maggiormente presenti nell’area geografica di residenza dei pazienti.

Infine, durante la visita preconcezionale e/o la prima visita ostetrica, il medico dovrebbe effettuare un’anamnesi ambientale della paziente alla ricerca di un figlio o in stato di gravidanza, per individuare le specifiche tipologie di esposizione che potrebbero essere dannose per il concepimento e per lo sviluppo del feto.

Fonti