Fecondazione assistita: quali sono le probabilità di successo?

Dall'inseminazione artificiale alla fecondazione in vitro, ecco le reali probabilità di riuscita dei principali trattamenti di fecondazione assistita e come si misurano.

Una delle domande che vengono poste più spesso dalle coppie che si rivolgono a un Centro di Fecondazione Assistita riguarda le percentuali di successo dei trattamenti di PMA: che probabilità abbiamo di uscire di qui con un test di gravidanza positivo e, soprattutto, con un bimbo in braccio?

In questo articolo, vedremo come si valutano le probabilità di riuscita di un trattamento di procreazione medicalmente assistita e quali sono in media i tassi di successo delle diverse tecniche.

Come si valuta il successo di un trattamento di fecondazione assistita?

Quando si parla delle percentuali di successo della PMA si rischia spesso di creare una certa confusione, poiché è possibile utilizzare diversi criteri per valutare i risultati. In particolare, due dei criteri più usati per illustrare le probabilità di riuscita dei trattamenti sono la percentuale di gravidanza e quella di bimbi in braccio.

Percentuale di gravidanza e percentuale di gravidanza cumulativa

Generalmente i tassi di successo delle diverse tecniche di fecondazione assistita sono calcolati attraverso il cosiddetto pregnancy rate o percentuale di gravidanza. Questo dato indica il numero di donne rimaste incinte dopo il trattamento, ossia che hanno ottenuto delle Beta hCG positive.

Nella valutazione dell’efficacia, tuttavia, è utile anche considerare il cumulative pregnancy rate o percentuale di gravidanza cumulativa, che indica la probabilità di ottenere una gravidanza quando la donna si sottopone a un ciclo di PMA con la possibilità di scongelare gli ovociti o gli embrioni precedentemente ottenuti e crioconservati. Questo dato, naturalmente, offrirà probabilità tanto più elevate quanti più ovociti o embrioni saranno stati congelati, che però tenderanno a ridursi quanto maggiore è l’età della donna.

D’altra parte, occorre ricordare che purtroppo non tutte le gravidanze si concludono con la nascita del bambino. Ad esempio, sappiamo che con l’aumentare dell’età femminile – e in particolare dopo i 35 anni – aumenta anche il rischio di aborto spontaneo.

Utilizzando la percentuale di gravidanza e la percentuale di gravidanza cumulativa come criteri di efficacia, quindi, i risultati potrebbero apparire più incoraggianti, ma di fatto non forniscono informazioni reali su ciò che interessa davvero alla coppia, ossia la probabilità di portare a termine la gravidanza e tornare a casa con un bimbo tra le braccia.

Percentuale di bimbi in braccio

Il criterio più significativo da considerare per valutare il successo di un trattamento di PMA è quello che gli americani chiamano live birth rate, ossia la percentuale di bambini nati vivi e dati in braccio alle coppie.

Usando questo dato, infatti, non viene espressa la percentuale di gravidanze ottenute ma la frequenza con cui è stato raggiunto l’obiettivo di maggiore interesse per la coppia, ossia non solo riuscire a concepire, ma anche ad arrivare al parto e tornare a casa con il proprio bambino.

Quando si valutano i risultati ottenuti da ciascun centro PMA, quindi, è importante osservare quali dati vengono riportati. Questo servirà non solo a interpretare nel modo giusto le informazioni ricevute, ma anche a confrontare correttamente le percentuali di successo fornite dai diversi centri.

Maschera di ricerca dei centri PMA

Quali sono le probabilità di rimanere incinta naturalmente?

Per comprendere le percentuali di successo dei trattamenti PMA è importante sapere anche che, per una coppia sana che cerca di concepire naturalmente, avere un rapporto non protetto nel periodo fertile non garantisce al 100% una gravidanza.

La probabilità, infatti, è molto più bassa e si attesta intorno al 25% per ciclo mestruale se la donna ha un’età inferiore a 35 anni. Questa percentuale tende poi a diminuire con l’aumentare dell’età femminile e subisce un drastico calo dopo i 40 anni.

E con la fecondazione assistita?

L’obiettivo della fecondazione assistita è dare la possibilità di diventare genitore alle coppie che, per motivi diversi e talvolta non diagnosticabili (infertilità inspiegata o idiopatica) non riescono ad avere un figlio.

Per fare questo, si avvale di diverse procedure che, a seconda del loro grado di invasività e di complessità, sono classificate in

  • tecniche di I livello, come l’inseminazione intrauterina o IUI
  • tecniche di II livello, come la fecondazione in vitro o IVF (che comprende sia la FIVET che l’ICSI)

ognuna delle quali ha delle indicazioni differenti e delle percentuali di successo proprie. Vediamo quali.

Inseminazione intrauterina

L’inseminazione intrauterina (IUI) o inseminazione artificiale rappresenta una tecnica di PMA di I livello e che consiste nell’introdurre il seme del partner (accuratamente raffinato e privo di eventuali impurità), nell’utero della donna attraverso un catetere intrauterino.

La IUI è indicata in casi di coppie giovani con infertilità inspiegata, coppie in cui la donna soffre di problemi di ovulazione che ne condizionano la fertilità e coppie con infertilità maschile di grado moderato. Può essere praticata sia in donne sottoposte a stimolazione ovarica che con ciclo ovarico naturale. La stimolazione ovarica, mediante farmaci a base di gonadotropine, permette un controllo dello sviluppo dei follicoli che viene seguito con l’ecografia.

Probabilità di riuscita dell’inseminazione intrauterina

Le percentuali di successo della IUI variano dal 5 al 15% per ogni ciclo di stimolazione in termini di live birth rate (bimbo in braccio). La probabilità di riuscita varia a seconda della qualità del liquido seminale, del tipo di stimolazione ovarica effettuata e delle cause di infertilità della coppia, così come dell’età della donna.

Fecondazione in vitro

La fecondazione in vitro (IVF) comprende procedure di II livello come la FIVET e l’ICSI. Diversamente dalla IUI, questa tecnica prevede che l’unione tra lo spermatozoo e l’ovocita avvenga in laboratorio.

Una volta ottenuta la fecondazione, lo zigote (la prima cellula dell’embrione) viene messo in coltura e dopo qualche giorno viene trasferito in utero attraverso un catetere intrauterino.

La fecondazione in vitro è indicata soprattutto se la donna ha un’età superiore ai 40 anni, se l’infertilità ha origine da un problema come endometriosi o lesioni alle tube di Falloppio, o in caso di problemi a carico del liquido seminale maschile.

Probabilità di riuscita della fecondazione in vitro

Il successo della fecondazione in vitro dipende tanto dall’età della donna quanto dall’esperienza degli specialisti che la eseguono e proprio per questa ragione è fondamentale rivolgersi solo a centri altamente specializzati nel settore.

Le statistiche mostrano che, in media le percentuali di successo della fecondazione in vitro si aggirano intorno al 35-45% in termini di live birth rate.

Più nello specifico, la percentuale di bambini nati vivi è del 50% nelle donne di età inferiore ai 35 anni sottoposte ad almeno cinque cicli, mentre oltre i 40 anni si ottengono valori inferiori. Se, da una parte, questo suggerirebbe comunque l’esecuzione di un numero elevato di cicli, dall’altra questi vengono considerati “pesanti” da molte donne.

La situazione in Italia

Per quanto riguarda i tassi di successo della fecondazione assistita nel nostro Paese, è utile prendere in esame gli ultimi dati pubblicati dal Ministero della Salute, riferiti all’anno 2021.

Inseminazione intrauterina

Parlando di IUI, in Italia sono stati iniziati 14.999 cicli di IUI, ottenendo una percentuale di gravidanza del 10,5% e un totale di 1.184 bambini nati vivi.

Fecondazione in vitro

In questo caso, dobbiamo distinguere tra cicli a fresco e cicli da ovociti o embrioni congelati.

Nel primo caso, sono stati iniziati 50.297 cicli, con una percentuale di gravidanza del 14,4% per cicli iniziati e del 29,4% per transfer effettuati, e un totale di 5.156 bambini nati vivi.

Per quanto riguarda invece la fecondazione in vitro con ovociti (FO) o embrioni congelati (FER), sono stati iniziati 28.649 cicli, con una percentuale di gravidanza del 19,2% per lo scongelamento di ovociti e del 34,1% per lo scongelamento di embrioni (43,7% in totale), e 6.566 bambini nati vivi.

Maschera di ricerca dei centri PMA

Fonti