Il rapporto tra PMA e sesso del nascituro è stato oggetto di diversi studi nel corso degli anni. Molti ricercatori, infatti, si sono posti l’obiettivo di rispondere alle seguenti domande: con la fecondazione in vitro nascono più maschi o più femmine? La tecnica utilizzata, FIVET o ICSI, incide sul risultato? E se un sesso è favorito rispetto all’altro, quali sono le possibili cause?
Ecco cosa è stato scoperto.
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Dai trattamenti di fecondazione in vitro nascono più maschi o più femmine?
Gli studi indicano che la fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni allo stadio di blastocisti (5-6 giorni dopo la fecondazione dell’ovocita) aumenta la probabilità di avere un maschio rispetto al trasferimento allo stadio di clivaggio (2-3 giorni dopo la fecondazione), con una percentuale che varia tra il 50,8% e il 52,6%.
La spiegazione sembra essere che gli embrioni maschi tendono a crescere più rapidamente rispetto alle loro controparti femminili. A parità di tempo, quindi, hanno punteggi di qualità più alti e vengono scelti più spesso per il transfer, poiché associati a maggiori probabilità di successo.
Un’altra possibilità suggerita da alcuni ricercatori è che la coltura in vitro abbia effetti sfavorevoli sullo sviluppo degli embrioni femminili, come dimostrato in alcuni studi su animali.

Ci sono differenze tra FIVET e ICSI?
La risposta è sì: la tecnica PMA utilizzata sembra influenzare significativamente il rapporto maschi/femmine.
Le indagini effettuate mostrano infatti che l’ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo) è associata alla nascita di un maggior numero di femmine rispetto alla FIVET, con una percentuale intorno al 52,5% circa.
In aggiunta, uno studio ha evidenziato che le coppie trattate con tecnica IMSI (iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi morfologicamente selezionati), in cui gli spermatozoi da utilizzare per la fecondazione vengono selezionati con un microscopio ad alto ingrandimento, hanno una probabilità significativamente maggiore di avere una femmina rispetto a quelle trattate con la “semplice” ICSI (66,9% rispetto al 52,5%).
La spiegazione sembra essere legata al fatto che gli spermatozoi portatori del cromosoma femminile X sono meno soggetti ad anomalie morfologiche rispetto agli spermatozoi Y, e tendono quindi ad essere selezionati più frequentemente per la fecondazione assistita con ICSI e IMSI.
L’età materna incide sul risultato?
L’età della madre influenza i tassi di successo dei trattamenti di fecondazione assistita; tuttavia, ad oggi, non sembra favorire un sesso rispetto all’altro.
Fonti
- Du T, Xie Q, Ye J, Wang X, Qiu J, Yan Z, Zhang S, Zhao D, Lin J, Li B. Factors affecting male-to-female ratio at birth in frozen-thawed embryo transfer cycles: a large retrospective cohort study. Front Endocrinol (Lausanne). 2023 Sep 20;14:1188433. doi: 10.3389/fendo.2023.1188433. PMID: 37800141; PMCID: PMC10548202.
- Licciardi F. In vitro fertilization gender predilection: more but less. F S Rep. 2021 Apr 2;2(2):144. doi: 10.1016/j.xfre.2021.03.006. PMID: 34278343; PMCID: PMC8267380.
- Perlman BE, Minis E, Greenberg P, Krishnamoorthy K, Morelli SS, Jindal SK, McGovern PG. Increased male live-birth rates after blastocyst-stage frozen-thawed embryo transfers compared with cleavage-stage frozen-thawed embryo transfers: a SART registry study. F S Rep. 2021 Feb 26;2(2):161-165. doi: 10.1016/j.xfre.2021.02.008. PMID: 34278348; PMCID: PMC8267381.