Avere un figlio in menopausa, una nuova tecnica apre nuove frontiere

La menopausa sembra non essere più la fine della fertilità.

Un gruppo di ricercatori sostiene infatti, di aver trovato un modo per ringiovanire le ovaie in fase di post-menopausa, consentendo loro di rilasciare ancora uova fertili.

La tecnica ha permesso anche a donne in menopausa da 5 anni , di riavere le mestruazioni. Se questi risultati verranno confermati  la tecnica si potrà ampliare non solo alle donne in menopausa naturale per età, ma anche a coloro che sono state colpite da menopausa precoce, permettendo  loro di avere una gravidanza.

Questa nuova scoperta può inoltre essere utile per contrastare gli effetti nocivi della menopausa sulla salute della donna.

A capo della ricerca  che permette alla donne in menopausa di avere la possibilità di avere una gravidanza utilizzando il proprio patrimonio genetico e non quello di una donatrice come accade adesso, c’è il ginecologo greco Konstantinos Sfakianoudis della clinica Genesis Athens.

La scoperta apre però ad implicazioni etiche importanti e che vanno affrontate: ci deve essere un limite di età per diventare madri?

Secondo Sfakianoudis la menopausa arriva troppo presto per molte donne in un periodo storico in cui la prima gravidanza si cerca sempre più tardi,  tra i 35 e i 40 anni di età.

Tra la pubertà e la menopausa il “bagaglio ” di ovociti con cui nasciamo, diminuisce costantemente, il picco di fertilità si ha tra i 20 e i 30 anni, e poi alla menopausa, che generalmente si verifica intorno a 50 anni, le ovaie smettono di rilasciare le uova. Ma la donna non è più fertile da molto prima.

La qualità delle uova è molto bassa già dai 40 anni. Sappiamo infatti che la fertilità della donna va incontro ad un inesorabile declino a partire dai 37 anni circa.

Purtroppo, dato che la maggior parte delle donne comincia a cercare una gravidanza sempre più tardi, si trovano a lottare per riuscire a diventare mamma. Ci si rivolge alla fecondazione assistita , al congelamento degli ovociti, ma anche queste sono opzioni che, superata una certa età,  non garantisco il successo, a meno che non si ricorra all’eterologa.

L’1% delle donne inoltre incappa nella menopausa precoce, che può anche essere determinata dalle chemioterapie.

In che cosa consiste la tecnica

Risultati e modalità sono stati presentati  al meeting annuale  della European Society of Human Reproduction and Embryology, che si è tenuto a marzo 2017 ad Helsinki, in Finlandia.

Per far tornare indietro l’orologio della fertilità alle donne che  hanno sperimentato la menopausa precoce, Sfakianoudis ei suoi colleghi hanno adottato un trattamento del sangue che viene solitamente  utilizzato per aiutare le ferite a guarire più velocemente.

Hanno realizzato un plasma ricco di piastrine (PRP) mediante centrifugazione di un campione di sangue, in modo da isolare fattori di crescita ( sono  molecole che attivano la crescita dei vasi sanguigni e tessuti).

Sono andati quindi ad iniettare il  PRP nelle ovaie delle donne in menopausa.In questo modo hanno riattivato i loro cicli mestruali, cosa che ha permesso loro di raccogliere e fecondare le uova che sono stati rilasciate.

Questa tecnica ha avuto successo su una donna di 45 anni in menopausa dall’età di 40: sei  mesi dopo l’iniezione di  PRP nelle sue ovaie, ha avuto il suo primo ciclo mestruale da quando era iniziata la  menopausa. Sono quindi riusciti a prelevare tre uova e a farle fecondare in vitro dallo sperma del marito. Si sono ottenuti due embrioni attualmente criocongelati . Stanno attendendo  di avere tre embrioni per passare al trasferimento degli stessi in utero.

Come agiscono i fattori di crescita sulle ovaie?

I ricercatori non hanno ancora ben chiaro ( !!!)   come agisce il protocollo.

Si ipotizza che il PRP vada a stimolare le cellule staminali. Alcune ricerche suggeriscono che  un piccolo numero di cellule staminali continui a creare nuovi ovociti  per tutta la vita di una donna, ma su questo non si hanno ancora dati certi.

E ‘possibile che i fattori di crescita incoraggino tali cellule staminali a rigenerare il tessuto e a produrre gli ormoni dell’ovulazione.

Le percentuali di successo

Il gruppo di ricerca di Sfakianoudis ha somministrato PRP a circa 30 donne di età compresa tra i 46 e 49 anni che volevano diventare madri. Secondo i ricercatori la tecnica ha funzionato in circa  due terzi dei casi; si sono notati  cambiamenti nei modelli biochimici, il ripristino delle mestruazioni e sono riusciti a prelevare le cellule da fecondare,

Il suo team non ha ancora trasferito nessun embrione nelle donne in post-menopausa, ma spera di farlo nei prossimi mesi.

Implicazioni

Fertilità a parte, la tecnica potrebbe anche essere utile anche per  le donne che non stanno cercando di concepire. I cambiamenti ormonali causati dalla menopausa possono rendere il cuore, la pelle e le ossa più vulnerabili all’invecchiamento e alle malattia, e le vampate di calore possono essere davvero fastidiose. Molte donne sono riluttanti alla terapia ormonale sostitutiva per il timore che possa aumentare la probabilità di cancro al seno.

Ringiovanire le ovaie con il  PRP potrebbe fornire un modo alternativo per aumentare i livelli ormonali ritardando i sintomi della menopausa.

La squadra di Sfakianoudis non ha ancora pubblicato le proprie conclusioni in quanto hanno bisogno di studi più ampi prima di poter sapere con certezza quanto sia efficace il trattamento.

Alcuni medici  hanno sollevato preoccupazioni riguardo la sicurezza e l’efficacia della procedura, dichiarando che avrebbero  dovuto testare questa modalità prima sugli animali.

Per sapere se la tecnica realmente migliora la fertilità, i ricercatori dovranno anche svolgere studi randomizzati, in cui a un gruppo di controllo non viene iniettato il PRP.

Insomma le implicazioni sono tante, sicurezza del trattamento compresa. Se l’efficacia sarà confermata si aprirà un mondo tutto da discutere.