Crescere ovociti in laboratorio: si può?

È possibile completare in laboratorio lo sviluppo di un ovocita prelevato da tessuto ovarico di una donna, fino alla sua fase matura e quindi pronto per essere fecondato in vitro?

Questa la domanda che si sono fatti i ricercatori, inglesi e americani, autori di uno studio che sembra essere rivoluzionario.

Rivoluzionario prima di tutto per  quelle donne che desiderano preservare la fertilità nonostante le chemioterapie.

Attualmente le donne che devono affrontare una  terapia per curare il cancro hanno due possibilità. O  criopreservare (mediante vitrificazione) gli ovociti oppure prelevare del tessuto ovarico  per poi reimpiantarlo successivamente. Questa seconda metodica è molto più sperimentale della prima, ma entrambe non garantiscono al 100%  il successo riproduttivo.

Lo studio pubblicato a gennaio 2018 affronta la questione in modo diverso, ed è stato guidato da Evelyn Telfer, biologa dell’Università di Edimburgo, che da 30 anni compie ricerche in ambito riproduttivo.

Lo studio, pubblicato su Molecular Human Reproduction  descrive il metodo che ha permesso di  far crescere e maturare ovociti umani contenuti  all’interno di follicoli primordiali prelevati attravreso biopsie alle ovaie, fino ad ottenere ovociti pronti per essere fecondati.

È la prima volta che si riesce a  far crescere le cellule  uova umane in un laboratorio, dalle prime fasi del tessuto ovarico fino alla piena maturità.

La tecnica utilizzata nello studio

ovociti laboratorio

Per condurre lo studio sono stati raccolti campioni di tessuto dalle ovaie di 10 donne (tra i 25 e i 39 anni, con una età media di 30 ),  sottoposte a taglio cesareo elettivo a fine gravidanza.

Sono state isolate 48 uova in fase iniziale di sviluppo, dai follicoli presenti nei frammenti di tessuto ovarico. Sono stati coltivate ​​in un laboratorio e nove hanno raggiunto le fasi finali dello sviluppo, giungendo così a maturazione.

Si tratta di una scoperta importantissima per capire come funziona l’ovaia e come influisce sulla fertilità di una donna,  e apre nuove porte per capire come si sviluppa una cellula uovo umana.

I ricercatori prevedono altri 5-10 anni di lavoro prima di poter applicare la metodica. C’è ancora molto da lavorar per migliorare l’efficienza della procedura, cioè per migliorare lo sviluppo in-vitro degli ovociti umani e molto c’è da perfezionare in termini di miglioramento della qualità delle cellule ottenute. Le cellule giunte a maturazione infatti, a detta dei ricercatori, presentavano diverse anomalie. Capire da dove arrivano le anomalie e quindi aggiustare la tecnica per ottenere uova di buona qualità, aiuterà a capire di più sui meccanismi che regolano e portano a maturazione gli ovociti.

Implicazioni dello studio

Questa ricerca apre a future  nuove speranze per le donne che desiderano preservare la loro fertilità quando devono sottoporsi  a terapie per il trattamento dei tumori.

Apre anche speranze di comprensione  dei  meccanismi che regolano la produzione di ovociti  di qualità che sappiamo essere sempre meno con l’aumentare dell’età della donna.

Ottenere inoltre cellule uova mature in vitro, potrebbe un giorno risparmiare alla donna l’assunzione di farmaci e ormoni per la stimolazione dell’ovulazione.

Lo studio però è stato condotto su tessuti freschi e non su tessuti precedentemente congelati, come è la prassi. C’è molto ancora da lavorare in tal senso e la strada potrebbe ulteriormente allungarsi prima  che questa tecnica diventi effettivamente operativa.

5-10 anni sono tanti ma potrebbero non bastare per renderla una terapia standard e affidabile.

Riferimenti:

M. McLaughlin, D. F. Albertini, W.H.B. Wallace, R. A. Anderson, E. E. Telfer, Metaphase II oocytes from human unilaminar follicles grown in a multi-step culture system,MHR: Basic science of reproductive medicinehttps://doi.org/10.1093/molehr/gay002