Fertilità e ormone antimulleriano (AMH)

L’ormone antimulleriano (AMH) è una glicoproteina prodotta, nella donna, dalle cellule della granulosa dei follicoli ovarici.  La sua produzione inizia intorno alla 36^ settimana di vita fetale e continua ininterrottamente fino alla menopausa. Il  suo ruolo fisiologico è quello di inibire il reclutamento dei follicoli primordiali, almeno fino al momento opportuno e cioè quando l’FSH (ormone prodotto dall’ipofisi) determina la stimolazione e la crescita del follicolo dominante ogni ciclo mestruale. Ricordo brevemente che dopo la pubertà a ogni ciclo mestruale un piccolo numero di follicoli primordiali è stimolato a riprendere l’ovogenesi entrando nella fase di accrescimento e soltanto uno di questi riesce a completarla dando luogo all’ovulazione con l’espulsione dall’ovaio.

L’ormone antimulleriano passa nel sangue e può essere facilmente misurato. I suoi livelli sono indipendenti dalla fase del ciclo mestruale per cui il prelievo può essere eseguito in qualsiasi giorno del mese. Nelle donne in terapia con estroprogestinico è necessaria una sospensione di 2-3 mesi prima di poter misurare l’AMH. Purtroppo questo esame non è ancora rimborsato dal sistema sanitario nazionale per cui la spesa è totalmente a carico dell’ utente (50-100€ a seconda della regione e del laboratorio). Inoltre non tutti i laboratori sono attrezzati per eseguirlo per cui è necessario rivolgersi a centri ospedalieri di riferimento o a centri dedicati alla procreazione assistita.

A cosa serve misurare l’ormone antimulleriano?

L’AMH è utilizzato primariamente come marcatore dell’età ovarica. Il numero dei follicoli primordiali decresce progressivamente durante la vita di una donna e virtualmente si azzera al momento della menopausa. I valori di AMH si riducono consensualmente alla riduzione dei follicoli ovarici per cui la sua misurazione può dare un’idea di quale sia la riserva ovarica di una donna. Per fare un esempio l’AMH viene misurato in tutte le donne in età fertile che sono state  sottoposte a chemio o radioterapia per un tumore che vogliano sapere se e quanto le ovaie sono state danneggiate. Un altro esempio potrebbe essere una donna con storia di menopausa precoce in famiglia o che abbia anticorpi anti ovaio (condizione rara che può portare a menopausa precoce) che vuole sapere quanta riserva ovarica ha per decidere su una eventuale gravidanza.

Un altro grande utilizzo della misurazione dell’AMH vi è nel campo della fecondazione assistita. Infatti l’ormone antimulleriano viene utilizzato come marcatore prognostico della risposta ovarica alle terapie ormonali stimolanti e viene quindi misurato prima della terapia.

L’AMH è utilizzato anche come marcatore tumorale per la diagnosi dei tumori ovarici che originano dalle cellule della granulosa e come marcatore di recidiva di malattia dopo l’intervento chirurgico.

Recenti studi hanno dimostrato anche una correlazione tra livelli aumentati di AMH e sindrome dell’ovaio micropolicistico. Infatti nelle donne affette da questa condizione (quasi il 10% delle donne in età fertile) vi è un aumentato numero di follicoli ovarici del diametro di 2-5mm e questo spiegherebbe l’aumento dell’AMH. L’esame però non è utilizzato routinariamente per la diagnosi, visto anche il costo. E’ stato però proposto come esame alternativo nel caso in cui si sospetti la sindrome (oligo-amonorrea, iperandrogenismo clinico, insulinoresistenza) e non sia possibile eseguire una ecografia ovarica transvaginale.

Un’altra osservazione interessante, che sarà l’obiettivo di futuri studi, è stata la scoperta di bassi livelli di AMH (di circa il 65%) in donne obese in età riproduttiva avanzata (35-49 anni). Questo porterebbe a concludere che l’obesità sia un possibile fattore di rischio per una ridotta funzionalità ovarica.

In conclusione l’ormone antimulleriano: riflette con accuratezza la riserva follicolare ovarica; ha una grande importanza nel predire il successo dei cicli di procreazione assistita; può essere utilizzato nella diagnosi e nel follow-up di donne affetta da tumori delle cellule della granulosa; può essere utilizzato nella diagnosi della sindrome dell’ovaio micropolicistico.

Dott.ssa Isabella Negro