Aborto spontaneo o naturale: cause e soluzioni

L’aborto spontaneo o aborto naturale è quando la gravidanza si interrompe entro 24 settimane (sei mesi). E’ più frequente di quanto si possa immaginare: il 25-30% delle gravidanze termina in un aborto spontaneo.

Questo numero numero che si è fatto evidente anche grazie all’avvento dei test precoci di gravidanza: una volta infatti molti aborti naturali venivano scambiati per semplici ritardi di ciclo.

Gli aborti spontanei sono tali se il feto viene perso entro le prime 24 settimane di gravidanza (sei mesi), successivamente si parla più propriamente di nascita prematura.

Sintomi di un aborto spontaneo

Non sempre gli aborti naturali si manifestano chiaramente.

Se si verifica dopo 2-3 settimane dal concepimento, un aborto può facilmente essere assimilato ad una mestruazione arrivata in ritardo e più abbondante del solito (e non essere riconosciuto se non si era fatto un test di gravidanza).

Se avviene nelle settimane successive, l’aborto spontaneo si potrebbe manifestare con una forte emorragia oppure non dare alcun sintomo come nel caso degli aborti interni in cui l’embrione non si sviluppa o il cuore smette di battere senza apparenti sintomi percepibili dalla donna. In questo caso ci si accorge che la gravidanza non procede durante la prima ecografia.

Che ci sia o meno la perdita di sangue e quanto abbondante  essa sia, non sono parametri utili al fine della diagnosi. A volte le perdite possono significare   “minaccia di aborto” o “aborto in atto”, in quel caso è necessario una visita specialistica per capire cosa sta accadendo.

Accertamenti dopo un aborto spontaneo

L’aborto spontaneo è in genere sentito e vissuto come un fallimento e l’impatto psicologico ed emotivo può risultare devastante.

Il desiderio più grande dopo averlo subito, è quello di riprovare subito ad avere un altro bambino però, se l’aborto è dovuto a cause immunologiche le successive gravidanze non fanno che peggiorare la situazione.

Bisognerebbe fare degli accertamenti già subito dopo il primo aborto e invece di solito bisogna arrivare a due o addirittura tre perché vengano prescritti. Quindi soprattutto per chi ha superato i 35 anni, il consiglio è di insistere nel farsi prescrivere esami specifici già dopo il primo aborto, sia per non perdere tempo prezioso e risorse preziose, sia per non peggiorare la situazione.

Spesso gli esami corretti e le cure idonee fanno sì che non si abbiano altri traumi inutili e soprattutto evitabili.

E’ possibile chiedere la mappa cromosomica (al secondo aborto) per evidenziare la presenza o meno di eventuali anomalie cromosomiche.

Possono essere  prescritte alla donna anche analisi per la ricerca di particolari anticorpi (antinucleo, anticardiolipina, LES) per evidenziare o meno la presenza di eventuali patologie che potrebbero portare alla perdita del bambino.  In questi casi, in base ai risultati esami, il ginecologo può prescrivere l’”aspirinetta” per favorire una successiva gravidanza.

Le cause degli aborti spontanei

Le cause più comuni degli aborti spontanei sono le  anomalie cromosomiche del feto non compatibili con la vita (circa il 50% dei casi). Un 10% è dovuto a malformazioni uterine, aderenze o infezioni. Un 20% è causato invece da problemi della fase luteinica correlati a una scarsa produzione di progesterone.

Altre cause possono essere di origine immunologica, problemi ormonali, come un diabete non controllato o l’ipotiroidismo, problemi connessi all’impianto dell’embrione nell’utero, infezioni o difetti degli spermatozoi. Il 15% delle cause rimane ancora sconosciuto.

I rischi non sono uguali per tutte.

Ha maggior probabilità di incorrere in un aborto spontaneo chi ne ha già subiti in precedenza, chi ha un’età superiore ai 35 anni, chi soffre di anoressia, chi fuma, chi beve più di due bevande alcoliche al giorno, chi beve troppo caffè (la caffeina rimane in circolo molto di più in una donna incinta), chi è esposto eccessivamente ai raggi X o viaggia spesso in aereo, chi è esposto a inquinanti ambientali come piombo, mercurio e solventi, chi fa uso di cocaina, chi ha patologie gravi, chi fa uso di lassativi come la senna che va ad agire sulla muscolatura liscia, chi mangia pesce contaminato, le donne o i loro compagni che sono in contatto con agenti citotossici.

Trattamenti per gli aborti spontanei

La medicina ha fatto passi avanti nella prevenzione e nella cura di determinate patologie o problematiche connesse agli aborti spontanei ma molto resta ancora da fare.

In caso di difetto anatomici si può intervenire per via chirurgica; per chi ad esempio soffre di insufficienza della fase luteinica si ricorre a una terapia di progesterone nei primi mesi di gravidanza e alcuni problemi immunologici possono essere trattai con discreto successo.

Le donne che invece hanno la tendenza a una eccessiva coagulazione del sangue, possono essere trattate con alcuni farmaci specifici.

Si pensa inoltre che anche una sbagliata alimentazione possa essere collegata agli aborti spontanei. Ad esempio bassi livelli di magnesio possono aumentare il rischio così come bassi livelli di selenio.

Altri basi livelli che possono aumentare il rischio, sono quelli del co-enzima Q10. La produzione di questo coenzima dipende  dalla presenza dell’acido folico, dalla vitamina B12 e dalla betaina. Anche la carenza di vitamina B6, B12 e folati è collegata agli aborti spontanei.

Un  consiglio che vi do, vista anche la mia esperienza personale,  è quello di non attendere più di 2 aborti ripetuti per fare indagini specifiche (gli esami per la poliabortività sono gratuiti) per cercare le cause ed evitare così altri aborti. E parlatene, sfogatevi, piangete se tutto ciò vi auta a stare meglio. Sensi di colpa, fallimento, rabbia, depressione…sono sentimenti comuni a chi ha vissuto questa esperienza.

La perdita di un bambino è un trauma che va affrontato e metabolizzato. Datevi del tempo e, se necessario,  fatevi aiutare da uno psicologo.

Fonte: Fertilità e concepimento di Zita West

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