Permessi in gravidanza 2025: come avere la retribuzione piena per esami e controlli prenatali

Le lavoratrici dipendenti hanno diritto ad assentarsi dal lavoro, con retribuzione al 100% per sottoporsi a esami prenatali, accertamenti clinici e visite specialistiche legate alla gravidanza.

Durante la gravidanza, ogni futura mamma deve sottoporsi a diversi esami e controlli periodici per monitorare la propria salute e quella del bambino. Visite ostetriche, ecografie e analisi del sangue, insieme a esami più approfonditi come l’amniocentesi o la villocentesi, permettono di seguire passo per passo la crescita del bambino e di proteggere la salute della futura mamma.

Ma cosa succede se questi appuntamenti vengono fissati durante l’orario di lavoro?
Molte donne temono di dover usare ferie o permessi personali, oppure di perdere ore di stipendio. È invece importante sapere che, in queste situazioni, la legge tutela pienamente le future mamme.

Se anche tu sei una lavoratrice dipendente, sappi che hai diritto a permessi retribuiti al 100% per effettuare tutte le visite e gli esami necessari per monitorare la tua gravidanza. In questo articolo ti spieghiamo tutti i dettagli e le modalità corrette per richiederli al tuo datore di lavoro.

Permessi per i controlli prenatali: cosa dice la legge

L’articolo 14 del Decreto Legislativo 151 del 2001 (Testo Unico sulla Maternità e Paternità) stabilisce che le lavoratrici dipendenti hanno diritto ad assentarsi dal lavoro, con retribuzione piena per sottoporsi a esami prenatali, accertamenti clinici e visite specialistiche legate alla gravidanza, se questi coincidono con l’orario di lavoro.

Questo vale per tutte le lavoratrici subordinate, sia nel pubblico che nel privato, e non dipende dal contratto collettivo.

Non ci sono limiti precisi al numero di permessi: è possibile richiedere tutti quelli necessari, purché siano giustificati da necessità mediche associate alla gravidanza.

Permessi medici e permessi per i controlli prenatali: c’è differenza?

Alcuni contratti collettivi nazionali (CCNL) prevedono permessi specifici per visite o esami medici, ma questi non sostituiscono i permessi per controlli prenatali, che restano una tutela autonoma e distinta.

Anche nel settore pubblico (scuole, comuni, ospedali, ecc.) questi permessi sono validi e non si confondono con altri tipi di permesso per visite mediche.
L’ARAN – l’ente che si occupa dei contratti del pubblico impiego – ha chiarito che sono due diritti diversi:

  • i permessi per controlli prenatali sono solo per la gravidanza e sono sempre retribuiti al 100%,
  • quelli per altre visite o terapie (ad esempio dentista o oculista) non c’entrano e possono avere limiti di ore.

Ad esempio, nel CCNL Autotrasporto e Logistica sono previsti 20 ore l’anno di permessi per visite mediche, ma i controlli in gravidanza non rientrano in quelle ore. Restano sempre permessi a parte e garantiti dalla legge.

Come richiedere i permessi per i controlli prenatali

Per usufruire dei permessi retribuiti, la lavoratrice deve:

1. aver informato il datore di lavoro del suo stato di gravidanza attraverso un certificato medico;

2. comunicare preventivamente al datore di lavoro la necessità di assentarsi, indicando la data e, se possibile, l’orario dell’appuntamento;

3. consegnare successivamente la documentazione rilasciata dalla struttura sanitaria o dal medico, che attesti giorno e ora dell’esame effettuato.

Non serve alcuna autorizzazione particolare: è sufficiente rispettare la procedura e conservare le attestazioni mediche per eventuali controlli. In questo modo, verrà garantita la trasparenza e la tutela reciproca.

Un esempio pratico

Sara, un’impiegata al 5° mese di gravidanza (20ª settimana), deve effettuare un’ecografia morfologica alle 10 del mattino, proprio durante l’orario di lavoro.

Cosa deve fare?

  1. Avvisare il datore di lavoro o l’ufficio del personale qualche giorno prima, spiegando che dovrà assentarsi per un controllo prenatale.
  2. Dopo l’esame, chiedere alla struttura sanitaria o al medico un documento che attesti data e orario dell’appuntamento.
  3. Consegnare il documento in azienda, anche il giorno dopo, per giustificare l’assenza.

In questo modo, il permesso è coperto e retribuito al 100%.
Non viene scalato dalle ferie, non riduce lo stipendio e non può essere rifiutato.

Modello di richiesta

La legge non impone una forma rigida, ma è sempre meglio fare una breve comunicazione scritta (anche via email).

Ecco un modello di richiesta da utilizzare come esempio.


RICHIESTA PERMESSO RETRIBUITO PER ESAME PRENATALE

Alla cortese attenzione di [Datore di lavoro / Ufficio personale]
[Nome azienda]

Oggetto: Richiesta di permesso retribuito per esame prenatale

Io sottoscritta [Nome e Cognome], dipendente presso [Nome azienda], comunico la necessità di assentarmi dal lavoro in data [giorno] alle ore [orario] per effettuare un controllo prenatale presso [struttura sanitaria / studio medico], come previsto dall’art. 14 del D.Lgs. 151/2001.

Mi impegno a consegnare la documentazione che attesti giorno e ora dell’esame.

Cordiali saluti,
[Luogo e data]
[Firma]


Un diritto che tutela la tua salute e quella del tuo bambino

I permessi per controlli prenatali non sono una concessione del datore di lavoro, ma un diritto vero e proprio.
La legge riconosce che la salute della madre e del bambino è prioritaria e deve essere tutelata anche sul posto di lavoro, senza penalizzazioni economiche o professionali.

Ogni datore di lavoro è quindi tenuto a consentire alle proprie dipendenti in gravidanza di effettuare gli accertamenti necessari senza perdita di retribuzione e senza rischi disciplinari.

Riassumendo

Chi ha diritto ai permessi retribuiti per i controlli prenatali: tutte le lavoratrici dipendenti, pubbliche e private.
Quando spettano: se i controlli prenatali coincidono con l’orario di lavoro.
Retribuzione: 100%.
Limiti: nessuno, se legati alla gravidanza.
Come richiederli: comunicazione preventiva + attestazione dell’esame.

Domande e risposte

Il tempo del permesso copre anche lo spostamento da e verso il centro medico?
Sì. Il permesso include anche il tempo necessario per recarsi alla visita e tornare al lavoro, e se l’orario dell’appuntamento copre l’intera giornata di lavoro, può essere conteggiato come intera giornata retribuita.

Quante volte al giorno o all’anno posso utilizzare questi permessi? C’è un limite?
Non è previsto un numero massimo: la normativa non stabilisce “limiti di numero o di durata” purché l’esame sia dovuto alla gravidanza e si svolga durante l’orario di lavoro.

Il mio datore può rifiutare il permesso perché “ci sono esigenze di servizio”?
No. Le fonti ricordano che il diritto è garantito dalla legge e che il datore di lavoro non può negarlo né chiedere recuperi per questo tipo di permesso.

Se il controllo coincide con il giorno in cui avevo già ferie o permesso richiesto, cosa devo fare?
In questo caso puoi richiedere il permesso per controlli prenatali: non dovrebbe essere utilizzato o scalato dalle ferie/permessi già stabiliti per altre motivazioni. Il consiglio è di comunicare al datore che stai usufruendo del diritto ai permessi per gravidanza (art. 14 D.Lgs. 151/2001) in modo da non usare le ferie per quell’assenza.

Devo far scalare ferie, permessi personali o ROL per queste assenze?
No, questi permessi sono distinti dai normali permessi/ROL o ferie e non devono essere detratti.

Posso richiedere permessi per visite dal ginecologo privato?

Sì, non importa se la struttura sanitaria è pubblica o privata.

Posso essere sottoposta a visita fiscale?

No, durante i permessi per controlli prenatali la lavoratrice non è soggetta a controlli fiscali.

I permessi riducono la tredicesima?

No, i permessi gravidanza non influenzano la tredicesima o altri diritti economici.

Posso richiedere permessi anche se non ho un contratto specifico?

Sì, i permessi per i controlli prenatali in gravidanza sono un diritto sancito dalla legge, indipendentemente dalle clausole contrattuali.