Crescere un bambino sicuro di sè: perchè è così importante l’autostima?

“La stima di sé è il contenuto più profondo della vita umana”.
Sándor Márai, scrittore e giornalista

Il ruolo di genitori porta con sé una quantità infinita di domande: ogni giorno ci si chiede se ciò che si fa per i propri figli sia non solo il meglio per loro ma il meglio che si possa fare in assoluto, si cerca di conoscerli, di comprendere le loro attitudini e di far si che emergano.

Si cercano per loro le migliori opportunità a livello educativo, si fa in modo che siano circondati da stimoli sufficienti per appagare la loro curiosità e fin da subito si inizia a pensare al loro futuro immaginando come sarà la loro vita “da grandi”.

Ci interroghiamo spesso su quali siano i mezzi migliori che possiamo offrire loro affinché da adulti raggiungano i traguardi che più desiderano: scuole prestigiose, corsi di lingue, attività sportive. Ogni scelta è funzionale a preparare loro un futuro fatto il più possibile di solide certezze.

Tutto questo, inutile sottolinearlo, ha una sua innegabile importanza, che però diventa una ricchezza dal valore inestimabile quando si accompagna a un dono che non ha prezzo e senza il quale non c’è scuola né traguardo che tenga: l’autostima.

Bambini con poca autostima: come interpretare i segnali

La capacità di una mamma, di un papà o di un educatore di inculcare prima che insegnamenti di vita e nozioni la corretta stima e amore per la propria persona, rimane una delle qualità principali di un “buon” genitore.

Spesso notiamo bambini anche molto dotati che non riescono a trovare un canale per comunicare con il mondo, bambini già rinunciatari fin da piccoli che gettano la spugna ancor prima di intraprendere qualsiasi cosa, nel costante timore della disconferma da parte dell’adulto, bambini che faticano ad affrontare serenamente compiti a loro assegnati a scuola come nello sport e in famiglia per paura, non solo di non “essere all’altezza” ma di venire ripresi o peggio ancora derisi dall’adulto o dal gruppo dei pari.

Bambini che rimangono in disparte, che aspirano già al ruolo secondario nella recita di fine anno, o che al contrario, manifestano atteggiamenti aggressivi e provocatori fin dalla più tenera età.

Questi comportamenti e le loro tante sfaccettature sono tutti i campanelli d’allarme di un disagio più o  meno importante che affonda le radici in una bassa considerazione di sé che rende il bambino insicuro e timoroso di sbagliare.

bambino sicuro di sè

Innanzitutto è bene sottolineare che l’autostima è la base più solida sulla quale costruire la propria esistenza e si costruisce giorno dopo giorno a partire dalla più tenera età. Non si apprende né si acquisisce all’improvviso, ma è una consapevolezza che si sviluppa durante l’infanzia tramite le relazioni con i genitori e con tutte le figure di riferimento.

Come scrive Paola Santagostino nel suo “Crescere un bambino sicuro di sé e rafforzare la sua autostima” dipende dai messaggi che riceve dai genitori e dall’ambiente che lo circonda. Sono proprio questi messaggi, sia verbali che non verbali a confermare in lui la convinzione di poter affrontare serenamente la vita”.

Si tratta di un bagaglio che porterà con sé nella sua vita di adulto:  è la certezza di essere meritevole di amore e di rispetto, la conoscenza profonda delle proprie qualità come dei limiti, è la fiducia nelle proprie emozioni e nella capacità di interpretarle, è una visione realistica ma sempre positiva del mondo che lo circonda e delle opportunità che può offrire. Ma non solo, è fortemente legata a un senso di appartenenza e di riconoscimento da parte del contesto sociale.

Quando ci si trova poi ad affrontare un momento critico è proprio chi ha una giusta stima di sé che riesce ad analizzare in modo lucido e corretto la situazione e mettere in campo le risorse più utili in ogni circostanza per trovare le migliori soluzioni.

Mostrare le possibilità attorno a noi

Nella fretta quotidiana, negli impegni e nelle corse, capita di non dare troppo peso alle parole che pronunciamo, tantomeno al modo in cui lo facciamo.

Eppure i bambini, “spugne” pronte ad assorbire ogni cosa, alle nostre parole, ai nostri gesti, perfino all’intonazione della nostra voce, un’importanza la danno eccome.

Sappiamo anche che i più piccoli, in un ventaglio di possibilità, sono sempre pronti a cogliere ciò che non si “dovrebbe” fare, a mettersi in pericolo e via dicendo, ma sappiamo anche che il nostro approccio a fare la differenza.

Continuare a dare divieti, a mostrare quello che “non si può” e “non si deve fare”, a evidenziare loro i possibili pericoli di ogni situazione, non porta che il bambino a frustrazioni continue che spesso culminano con la convinzione che ogni cosa che fa sia sbagliata.

Per evitare di incorrere in questo errore, Paola Santagostino, psicologa, invita nel suo libro i genitori a lavorare prima su se stessi e poi a “indirizzare” le esplorazioni del bambino in modo corretto, in una serie di stimoli “positivi”, che mostrano che non è tutto né pericoloso né vietato, ma c’è molto da esplorare, da vedere e da toccare anche per lui.

Uno degli ingredienti principali dell’autostima consiste proprio nella certezza di potersi fidare delle proprie sensazioni. Non è certo positivo iniziare a convincersi fin dalla più tenera età che qualsiasi cosa si faccia sia sbagliata o potenzialmente dannosa.

Il genitore, che deve ovviamente proteggere il bambino dai pericoli, se sceglie solamente la modalità del mettere in guardia a parole “Non andare”, “Stai attento”, “Ti fai male”, rischia di generare la convinzione che il mondo esterno non sia alla sua portata, che sia troppo pericoloso da gestire e affrontare. Le intenzioni protettive del genitore in questo caso possono provocare un danno ancora peggiore che è quello di minare la fiducia. In sintesi, si può proteggere il piccolo con l’esempio concreto di come evitare i pericoli, senza sottolineare solamente quanto di pericoloso abbia il mondo.

autostima

Amore incondizionato e aspettative realistiche

Ciò che di più grande possono fare una mamma e un papà per il proprio figlio è quella di farlo crescere certo di essere amato in modo incondizionato.

Non importa se è maschio e la mamma sognava completini rosa e scarpe da danza, se è tranquillo o vivace, se sbadiglia allo stadio la domenica con un papà appassionato di calcio, non importa se non rappresenta un’ideale o uno stereotipo su cui si è fantasticato magari prima che nascesse: il bambino ha tutti i diritti di essere accolto per quello che è, di essere compreso e sostenuto nelle difficoltà venga spronato ad essere il meglio di ciò che è, non a sforzarsi di diventare chi non è e verosimilmente non sarà mai.

Se misuriamo le azioni dei piccoli sulle loro attitudini e capacità reali seguendo il ritmo della loro naturale evoluzione come persone, diamo loro la possibilità di emergere, di raggiungere traguardi, di sentirsi contenti di sé.

Quante volte sentiamo di bambini considerati “mediocri”, che i genitori vorrebbero “campioni” in uno sport che detestano? Non solo vengono così sottoposti a improduttive perdite di tempo e dolorose umiliazioni, ma perdono l’opportunità di esprimersi in qualcosa che invece gradirebbero di più.

Avete un grosso debito nei confronti di vostro figlio”, scriveva il pediatra Bernardi nel suo Il Nuovo Bambino. Non abbandonatevi a fantasie di perfezione. Non sarà un essere perfetto. Nessuno lo è. Sarà quello che sarà, solo e semplicemente vostro figlio. Cioè un essere umano a cui avete dato la vita e verso il quale siete pertanto in debito”.