La coppia dopo i figli: continuare a parlarsi per non rischiare di perdersi

La case felici sono costruite con mattoni di pazienza”.
Harold E. Kohn

 

Di fianco ad ogni nuovo lettino candido e profumato di fresco ci sono spesso due genitori, altrettanto nuovi nel loro ruolo, affaticati da notti senza sonno, giornate trascorse a rincorrere gli impegni e la mente colma di domande.

Il ritorno a casa dopo il parto, i lunghissimi mesi che seguono, sono un grandissimo banco di prova per la coppia: anche le più affiatate, quelle di lunga data, quelle che aspettavano in trepidante attesa che l’arrivo di un figlio coronasse il loro sogno d’amore, possono vivere momenti non  facili.

Un figlio rimette improvvisamente in discussione le priorità, i ritmi, gli orari, e la coppia intraprende un nuovo percorso del tutto personale, di trasformazione. Un cammino affascinante e a tratti accidentato dove forse uno dei pochi segreti per non perdersi è quello di non sospendere mai il dialogo, di non spegnere il confronto.

Perché anche se quasi nessuno sembra volerne fare parola, se è vero che “di fatto” si diventa genitori al momento della nascita, la battaglia di emozioni che suscita l’assunzione di un ruolo così importante e della consapevolezza di non essere più solamente figli, di essere ora davvero in prima linea con una responsabilità così importante, rappresenta un passaggio di vita particolarmente delicato.

Eppure, viene spontaneo domandarsi per quale ragione un tema così serio, (a partire da tutti gli stereotipi sulla maternità che sembrano esistere solo per mettere le donne in difficoltà) passi costantemente sotto silenzio, quasi come si volesse relegare in un angolo tutto ciò che fa male riconoscere, perfino a noi stessi.

Ed è così che la coppia dopo i figli, felice, scompigliata da questa ventata di emozioni e di incombenze pratiche si ritrova a inventarsi una nuova vita.

Chi è fortunato ha dalla sua l’appoggio morale e in alcuni casi anche pratico da parte delle famiglie di origine, che può essere determinante nei momenti in cui la stanchezza inizia a prendere il sopravvento, coloro che hanno la possibilità economica (certamente non da tutti) di avvalersi di aiuti esterni avranno certamente un po’ di sollievo, chi non ha né l’uno né l’altro, non ha altra opzione che arrangiarsi.

Ed è in questi momenti in cui la solidità della coppia viene messa alla prova come mai prima: tra caos, orari sballati, cene lasciate a metà e corse contro il tempo, ogni pretesto diventa motivo di recriminazioni reciproche che a lungo andare ledono, e non poco l’armonia di tutta la famiglia.coppia dopo i figli

Sarebbe inutile e forse anche fastidioso, leggere anche qui come quasi ovunque i soliti sermoni pieni di buonsenso che elencano gli elisir per tenere unita la coppia che spaziano dal ritagliare del tempo per se stessi e prendersi cura della propria persona, concedersi qualche cena al ristorante o meglio ancora qualche fuga d’amore, non perdere i propri interessi, continuare a coltivare i propri talenti, non dimenticare di essere persone prima che genitori.

Questi sono senza dubbio ottimi propositi, anche se ci sono ragionevoli motivi per credere che nessuno sia felice di trascurare la propria persona, anche per un periodo limitato nel tempo, come è difficile da credere che una coppia affiatata non abbia nostalgia dei momenti a due, o di una vacanza di qualche anno prima, o semplicemente di quella leggerezza che ora sembra perduta.

Il punto è piuttosto che nei momenti di grandi cambiamenti più che mai si ragiona per priorità, accantonando con la legittima promessa che si tratti di un “arrivederci” e non di un “addio”, molte delle cose che ci facevano stare bene, perché si sta attraversando un momento di vita in cui è necessario fare spazio ad altro. E c’è anche chi, senza troppi giri di parole, non ha le possibilità né i mezzi per rendersi la vita più leggera.

 coppia con figli

L’importanza della condivisione

Quando la quotidianità mette a dura prova, l’importante è sapere fare squadra. E per essere una squadra che funziona ognuno deve essere pronto a fare a meno di qualcosa per un obiettivo importante e ambizioso: il bene comune. Non è certo indispensabile imporre a se stessi scadenze e inutili corse contro il tempo, ma rendere possibile a ognuno di contribuire secondo le sue inclinazioni è senz’altro fattibile senza dimenticare di parlarsi né dare troppe cose per scontate, in modo da evitare il più possibile fraintendimenti e recriminazioni. Inutile aspettarsi che l’altro comprenda in nostri bisogni e ci venga incontro se non siamo noi per primi a esprimerli con chiarezza e semplicità.

La premessa è che in famiglia nessuno “aiuta” nessuno: perché la gestione della casa e la cura dei figli rappresentano una scelta condivisa da parte della coppia quindi ognuno deve fare sicuramente la sua parte per portare avanti un progetto di vita desiderato da entrambi. Sembra anacronistico ma è ancora molto diffuso sentirsi domandare se il proprio compagno “dà una mano” in casa e con i bambini, come fosse un favore spinto dalla benevolenza e non una sua reale responsabilità.

I papà di oggi, come testimoniano statistiche e livello di presenze ai corsi preparto e in sala parto sono molto più consapevoli del loro ruolo e partecipi di un tempo e mostrano interesse nell’essere coinvolti, nel diventare un punto di sicurezza per i propri figli, di avere tutta la volontà di accompagnarli nella crescita.

E quindi, lasciamoli fare, lasciamo che scoprano da sé il loro modo di essere padri, mordiamoci la lingua davanti a un abbinamento di colori improbabile quando era il loro turno di vestire i bambini, o per una tavola non apparecchiata come lo avremmo fatto noi.

Fatto è meglio di perfetto”, recita una famosa frase: se cerchiamo la collaborazione del nostro compagno per poi stargli col fiato sul collo e non perdere occasione di criticare i risultati, è meglio cambiare rotta quanto prima. Se ci riteniamo “insuperabili” nel fare qualcosa, facciamola autonomamente e basta, evitando di innescare inutili e dannose rivalità.

Nessuno ha bisogno di essere “educato” a fare il genitore, si tratta a volte semplicemente di saper chiedere collaborazione toccando le giuste corde.

Il grosso del lavoro forse è proprio questo: trovare un nuovo equilibrio. Senza dimenticare che la vita di ogni giorno, con il suo caos, i suoi stravolgimenti, le sue notti insonni, i giochi dei bambini sparsi per casa, ci regala silenziosi momenti di poesia: sta a noi saperla cogliere, custodire e nascondere nella nostra tasca più segreta. Un giorno, forse nemmeno troppo lontano, tutto ci tornerà dinnanzi agli occhi nelle sue reali proporzioni e la stanchezza sarà un ricordo che ci farà sorridere.  Rimarrà la splendida certezza che la nostra squadra ha saputo compattarsi e andare avanti nella stessa direzione. Con questa consapevolezza, il mare aperto continuerà sì a incutere un po’ di timore, ma sapremo anche che rimanendo vicini, nessuna notte potrà mai essere tanto scura.