I tic nei bambini: cosa fare?

I tic, quando si è esclusa una possibile causa fisiologica e organica, sono dei movimenti improvvisi ripetitivi e a scatti che il bambino non è in grado né di controllare né di trattenere e si suddividono in due tipi:

  • tic motori: smorfie con il viso, movimenti bruschi del collo o della testa, colpi di tosse, segnali di ammiccamento; alzare le spalle, aggrottare le ciglia, battere i piedi, tamburellare con le dita ecc.
  • tic vocali: raschiarsi la gola, sbuffare, tirar su col naso, soffiare ripetutamente, fare colpetti di tosse, emettere grugniti, emettere suoni gutturali, ecc..

I tic di solito fanno la loro comparsa tra i 5 e i 7 anni dei bambini  in modo del tutto graduale e progressivo, per poi a volte, ma non sempre, scomparire e risolversi in modo del tutto spontaneo e con una lieve maggioranza dei maschi sulle femmine. Ancora non è ben chiara l’insorgenza dei tic, ma sicuramente c’è una predisposizione familiare, per cui se un parente stretto ne ha sofferto nell’infanzia è più facile che si manifestino e il fattore scatenante solitamente è una situazione che genera notevole stress.

Sono più colpiti dai tic quei bambini che tendono a reprimere le emozioni, che non piangono mai e che sono ipercontrollati emotivamente. Quando insorgono in fase adolescenziale di solito questi ragazzi sono molto timidi, con umore depresso e con una grande difficoltà di socializzazione con il gruppo dei pari.

I tic possono rappresentare una reazione del bambino ad una situazione di ansia o di stress proveniente dal suo ambiente familiare oppure dall’esterno o percepisce aspettative esagerate nei suoi confronti. Attraverso la motricità dei tic il bambino esprime le sue tensioni, i suoi conflitti, la sua aggressività inespressa che non riesce ad esprimere in nessun altro modo. Molto spesso i tic rappresentano un bisogno di tenere sotto controllo se stesso o una situazione all’interni del suo sistema familiare come spesso accade durante la separazione dei genitori, quindo i genitori hanno quindi un rapporto molto conflittuale o in casi di malattia di uno dei due genitori.

Come comportarsi quando il bambino ha un tic nervoso?

Il supporto in modo specifico da parte dei genitori, ma anche del sistema scolastico e dell’ambiente frequentato dal bambino possono essere di grande aiuto nel determinare l’evoluzione del sintomo stesso.

Anche se, è molto difficile per i genitori, una delle cose più utili da fare è spostare la loro attenzione dal sintomo e concentrarsi sulle possibili cause sottostanti. Concentrarsi sul sintomo, quindi rimproverare, richiamare, deridere e osservare di continuo il bambino lo può portare ad aumentare il suo stato d’ansia e di disagio fino ad accrescere anche l’intensità dei tic.

Un’eccessiva preoccupazione, dai parte dei genitori, spesso accresce questo disagio e non aiuta la risoluzione del problema che spesso si risolve da solo e solamente di rado perdura fino all’adolescenza.

tic nei bambini

Solitamente i tic scompaiono quando i bambini sono impegnati in attività che li coinvolgono come durante lo svolgimento di un disegno, di un compito, durante un’attività sportiva e di solito non compaiono mai durante il sonno.

Fondamentale nella risoluzione del problema è l’atteggiamento dei genitori e degli insegnanti. I genitori dovrebbero evitare di rimproverarlo, correggerlo e finire per lui le frasi e piuttosto trovare attività ludico-sportive-ricreativi che lo distraggano dal suo tic, come ad esempio il nuoto (non agonistico), un corso di disegno o altro che possa piacergli, rilassarlo e non metterlo troppo in mostra e a confronto con gli altri, perché potrebbe provare ancor più disagio, evitando però di avere ritmi troppo frenetici dando spazio alla relazione tra li e i suoi amici. Anche gli insegnanti dovrebbero, per prima cosa spiegare alla classe come comportarsi ed evitare di interrogare il bambino in piedi di fronte a tutti ma farlo dal posto evitando di metterlo sotto pressione e in competizione.

Piccoli accorgimenti per i genitori e per chi se ne occupa:

  • creare un ambiente sereno, disteso, di ascolto e di dialogo;
  • lavorare sulle autonomie del bambino, imparare a fare da solo lo rende più sicuro di se stesso e quindi la sua autostima si rafforza;
  • evitare di svalutarlo e sminuirlo;
  • evitare di iperproteggere il bambino, in questo modo lo si renderebbe ancora più insicuro e al contrario incoraggiarli sempre soprattutto quando teme qualcosa;
  • non punire il bambino quando un divieto non viene rispettato ma spiegare quale sarebbe stato il comportamento corretto e mostrare comunque dispiacere per l’azione che ha compiuto;
  • cercare di premiare con le parole i suoi successi, le sue conquiste e i suoi sforzi e non utilizzare ricatti;
  • cercare di dar voce alle sue emozioni e alle sue paure, aiutare ad esprimere la rabbia mostrandogli comprensione e sostegno in questi momenti e può essere d’aiuto leggere una fiaba ogni giorno;
  • dedicare tempo al bambino di qualità è utile per aiutarlo a rilassarsi giocando. Durante il gioco, soprattutto con personaggi, pupazzi ecc. sarà per lui più facile sfogare le sue ansie e le sue paure;
  • annotare, senza essere notati, su diario quando i tic compaiono, si accentuano e cosa in quel momento sta facendo, dicendo o altro, sarà molto utile capire meglio quando il bambino sente la necessità inconsapevole di ricorrere al tic.

Se il problema non si risolve da solo con la crescita del bambino e nel giro di un anno è consigliabile rivolgersi ad uno psicoterapeuta specializzato che potrà aiutare il bambino ad esprime le sue ansie e i suoi conflitti in altra maniera e aiutando anche i genitori a trovare strategie efficaci per sostenere il bambino. Sarebbe molto importante coinvolgere anche il personale scolastico, perchè un lavoro di equipe non può che facilitare e supportare il bambino durante il suo percorso.

Dott.ssa Erika Silighini

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