Spiegazioni e suggerimenti

Rispondi a: Risposta #245144 in Spiegazioni e suggerimenti


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Vedi 17 messaggi-dal 1 al 17(di 17 totali)
  • #245236 Rispondi

    In ogni caso la dritta del pompelmo mi mancava!!! Qualcuna ha provato?

    #245234 Rispondi
    Anonimo
    Inattivo

    grazie @maffi !!! Molto utile.!!

    #245186 Rispondi
    Mairanna
    Partecipante

    Ragazze non eccedete con i lavaggi di bicarbonato (io mai fatti) a me è stato spiegato che tutto ciò che è più aggressivo nella detersione può uccidere anche importanti microorganismi che servono nelle parti intime. Senza esagerare basta una normale igiene intima. Anche le lavande possono essere troppo aggressive e se non si hanno particolari problemi meglio evitare

    Nel 2014 cerchiamo una gravidanza che arriva subito, ma dopo aver sentito il battito, scopro a 9 settimane che il suo cuore si è fermato. Il raschiamento apre le porte a un duro periodo per me e mio marito, fatto di liti e incomprensioni...poi la pace, e una notte di amore ci porta un inaspettato positivo...una gravidanza difficile, e ad Aprile 2015 conosciamo l'altro amore della nostra vita. Febbraio 2017 apriamo la caccia al fratellino...
    Sono mamma di B. (10 anni) V. (7 anni)
    #245180 Rispondi
    sofialeo
    Partecipante

    Brava..davvero molto utili queste informazioni..nel frattempo che arrivino i nostri bimbi..ognuna di noi prenderemo una bella laurea in cerca della cicogna.. 😉 ..e così quando ci interessa qualcosa vogliamo saper tutto..su Maffi insieme e unite in questa salitona :good:

    Sono una cicognina alla ricerca da 14 anni, 2 mesi, 24 giorni.
    #245144 Rispondi
    Giada
    Partecipante

    Brava maffy utilissimo!👍🏻

    Sono mamma di Ginevra (9 anni)
    #245131 Rispondi

    Brava @Maffi, molto utile

    #245127 Rispondi
    Anonimo
    Inattivo

    Grazie a voi ho imparato tante cosette e anche se ci conosciamo solo virtualmente ho conosciuto delle ragazze fantastiche in questo forum, sempre pronte ad incoraggiarti nei momenti più difficili, condividere non costa nulla…dobbiamo essere unite per acciuffare la cicogna :heart:

    #245126 Rispondi
    Molly84
    Membro

    Grazie Maffi!! Davvero utile questo post. Lungo, ms utile!  :good:

    Come al solito, quando si leggono Info mediche, ci viene un po’ di ansia… Ma una mia amica proprio così ha scoperto d’avere un problema, l’ha risolto e ora attende un bebè! Nessun ginecologo le aveva segnato i giusti  esami perché lei non segnalava i sintomi: finché non l’ha trovato in internet pensava che alcuni doloretti fossero normali ad esempio…

    Grazie a persone come te, che condividono queste informazioni, al mondo ci sono dei bimbi in più! Brava!  :rose:

    #245112 Rispondi
    DolceRoxy1985
    Partecipante

    presente con iperplasia endometriale. Quello che ho letto è ciò che mi ha spiegato il mio gine. Ho avuto un raschiamento x eliminare quello in eccesso ed ora sono sotto cura con il progesterone.

    Sono mamma di Mario (9 anni) Melissa (7 anni)
    #245101 Rispondi
    tatina85
    Partecipante

    Molto utile, da mettere in rilievo secondo me!!! :good:

    Sono mamma di Simone (8 anni)
    #245096 Rispondi

    Grazie Maffi, un’ottima sintesi!

    Utilissima anche l’ultima parte, quella degli esami preconcezionali gratuiti: i medici di base non lo sanno, neanche i ginecologi, a volte nei consultori qualcuno accenna vagamente, cercando di non farsi sentire!!!

    Ma perché????!!!

    Troppo tardi, già fatto quasi tutto, ovviamente a pagamento!!

    #245089 Rispondi
    Anonimo
    Inattivo

    Una ragazza mi ha girato queste informazioni che condivido con voi….so che c’è tanto da leggere ma magari a qualcuna può essere utile  :rose:

    #245088 Rispondi
    Anonimo
    Inattivo

    Non tutte le coppie sono informate sulla possibilità di ottenere agevolazioni nel caso in cui si decida di avere un figlio. Il decreto parlamentare del 20 Ottobre 1998, elenca tutti gli esami a carico del Servizio Sanitario Nazionale, quindi gratuiti a sostegno della maternità, ma anche della coppia. In effetti, la legge prevede anche l’esclusione del pagamento per alcuni controlli previsti per il papà ed alcuni che entrambe i genitori devono affrontare.
    Innanzitutto, secondo il decreto, sono esclusi dal pagamento anche i test preconcezionali, ossia quelli da fare prima del concepimento. La mamma dovrà sottoporsi ad alcuni controlli che attestino la sua immunità ad alcune malattie, come la rosolia e la toxoplasmosi. Altri test, cui possono sottoporsi sia il padre che la madre, riguardano patologie che potrebbero essere trasmesse al feto come aids ed epatite.
    I controlli gratuiti in fase preconcezionale per la mamma sono:
    Anamnesi e valutazione: consulenza ginecologica e preconcezionale
    Anticorpi anti eritrociti, detto anche test di Coombs diretto, indicativo di malattie emolitiche (vale a dire malattie in cui si ha la rottura dei globuli rossi)
    Test Virus rosolia anticorpi (IgG; IgM)
    Toxotest, per identificare l’immunità da toxoplasmosi (E.I.A.; Ig G; Ig M)
    Emocromo: HB, GR, GB, HCT,PLT,IND. DERIV.,F. L.; l’emocromo completo evidenzia la presenza di eventuale anemia nella madre che implica un difetto nel trasporto dell’ossigeno da parte dei globuli rossi, indispensabile per il feto. Se la donna è positiva viene prescritto questo test anche al partner
    Resistenza osmotica eritrocitaria (Test di Simmel); viene eseguito solo se l’emocromo ha evidenziato anomalie nei globuli rossi, che potrebbero avere un ciclo di vita più breve e quindi non esser riprodotti in tempo sufficiente dal midollo osseo
    Hb emoglobine anomale (HbS, HbD, HbH, ecc.): in caso di riduzione del volume cellulare medio e di alterazioni morfologiche degli eritrociti
    I controlli gratuiti in fase preconcezionale per il papà sono:
    Emocromo Hb, GR, GB, HCT, PLT, IND. Deriv., F.L.
    Resistenza osmotica eritrocitaria (Test di Simmel)
    Hb emoglobine anomale (HbS, HbD, HbH ecc.)
    I controlli gratuiti in fase preconcezionale per la coppia sono:
    Virus immunodeficienza acquisita (HIV 1-2) anticorpi
    Gruppo sanguigno AB0 e Rh (D)
    Treponema pallidum anticorpi (ricerca quantitativa mediante emoagglutinazione passiva) TPHA
    Treponema pallidum anticorpi anticardiolipina (Flocculazione) VDRL, RPR

    #245087 Rispondi
    Anonimo
    Inattivo

    INFERTILITA’ FEMMINILE DA FATTORE CERVICALE: nell’ infertilità femminile da fattore cervicale, il muco può ostacolare il passaggio degli spermatozoi (ad esempio se sono presenti anticorpi antispermatozoi, infezioni o pH alterato) e per questo risulta utile indagare l’interazione muco-spermatozoi mediante post coital test: si preleva nel periodo ovulatorio e nelle ore successive ad un rapporto sessuale una piccola frazione di muco cervicale e si osserva al microscopio se ci sono spermatozoi e se sono dotati di movimento.
    In presenza di post coital test certamente alterato, la terapia idonea per l’infertilità femminile è costituita da tecniche di inseminazione.
    STERILITA’ FEMMINILE DA FATTORE UTERINO: nei casi di sospetta sterilità femminile da fattore uterino, è necessario lo studio della cavità uterina interna, che può essere eseguito con precisione mediante SONOISTEROGRAFIA e ISTEROSCOPIA. Tali metodiche permettono di osservare il canale cervicale, la cavità endometriale e gli osti tubarici e di rimuovere polipi, fibromi, sinechie, setti uterini ecc

    #245085 Rispondi
    Anonimo
    Inattivo

    L’infertilità tubarica
    Una delle cause più frequenti di infertilità femminile meccanica è la cosiddetta infertilità tubarica, dovuta a una occlusione o comunque a un malfunzionamento delle tube. Si ritiene che questo problema sia all’origine del 20-25% di tutti i casi di infertilità femminile.
    Il caso più noto è quello in cui le tube sono chiuse e dunque è impossibile il trasporto dell’ovocita e il suo incontro con gli spermatozoi. L’occlusione bilaterale (cioè la chiusura di entrambe le tube) causa infertilità totale, mentre se è chiusa solo una delle tube il concepimento è possibile, anche se ovviamente le probabilità sono ridotte.
    A parte l’occlusione, le tube possono essere più o meno danneggiate per la presenza di cicatrici e aderenze o per altri tipi di alterazioni che ne impediscono il funzionamento. Le tube infatti non sono dei semplici canali ma strutture complesse, e perché funzionino bene non basta che siano aperte (o, come dicono i medici, pervie). Spesso le tube sono aperte ma non funzionano lo stesso, ad esempio a causa di lesioni nella mucosa che le riveste o di anomalie nelle fimbrie.
    Proprio per questo motivo molti medici ritengono assolutamente insufficiente, per valutare lo stato delle tube, l’isterosalpingografia, che dà informazioni solo sulla pervietà delle tube ma non sulla loro effettiva funzionalità , e consigliano di sostituirla con altri tipi di esame, ad esempio la salpingoscopia o direttamente la laparoscopia
    Tra le cause dei problemi tubarici ci sono l’endometriosigli interventi chirurgici, che possono causare la formazione di cicatrici e aderenze soprattutto le infiammazioni provocate da infezioni e in particolare da malattie a trasmissione sessuale, che nelle donne come negli uomini sono spesso all’origine dell’infertilità
    Per la terapia dell’infertilità tubarica non c’è molto che si possa fare. In qualche caso, se non c’è un grave danno alla mucosa e alle fimbrie, si può intervenire chirurgicamente (in genere per via laparoscopica) per rimuovere le aderenze, riaprire le tube o ricostruirle parzialmente. Ma la riuscita di questi interventi dipende da quanto era grave il problema: si calcola che le percentuali di gravidanza dopo questi interventi siano del 40-50% se si è trattato di rimuovere una piccola aderenza e del 15-20% al massimo negli altri casi. Dato lo scarso successo di questi interventi, nella maggior parte dei casi di infertilità tubarica l’unica terapia è la fecondazione in vitro, che del resto è nata proprio per bypassare i problemi tubarici
    L’iperplasia endometriale
    L’iperplasia endometriale consiste in uno sviluppo eccessivo dell’endometrio, cioè il tessuto che riveste l’interno dell’utero, dovuto a un eccesso di estrogeni.
    L’endometrio cresce infatti nella prima metà del ciclo sotto l’influsso degli estrogeni, che normalmente è bilanciata, nella seconda metà del ciclo, dall’effetto del progesterone prodotto dal corpo luteo Se però per qualche motivo il progesterone manca oppure c’è troppo estrogeno, l’endometrio continua a prolifera in modo abnorme, causando perdite di sangue anomale (mestruazioni abbondanti e prolungate o perdite intermestruali).
    Per quanto riguarda l’infertilità più che l’iperplasia di per sé sono importanti le sue cause. Infatti all’origine dell’iperplasia ci sono spesso disturbi dell’ovulazione dovuti ad esempio a problemi ormonali o alla sindrome dell’ovaio policistico. Nelle donne in età fertile la mancanza di ovulazione per vari cicli consecutivi è la causa più comune di iperplasia endometriale e di sanguinamenti anomali.
    La diagnosi viene fatta tramite una isteroscopia associata a una biopsia endometriale
    La terapia consiste nella somministrazione di farmaci, in primo luogo progesterone ma anche altri, a seconda anche di qual è la causa del problema (se il problema è la mancanza di ovulazione bisogna curare quella!). A volte si ricorre al raschiamento per eliminare la quantità di endometrio in eccesso.
    I polipi uterini
    I polipi uterini o polipi endometriali sono escrescenze carnose che si sviluppano sulla mucosa interna dell’utero, l’endometrio appunto. La loro presenza può causare infertilità o aborto, soprattutto se sono molti o di grosse dimensioni.
    Non è del tutto chiaro perché si formino i polipi. Spesso sono associati ad altre patologie dell’utero, ad esempio fibromi o iperplasia endometriale. Sono più rari nelle donne giovani e più frequenti con il passare degli anni.
    Un piccolo polipo di solito non dà alcun sintomo, mentre polipi più grandi o più numerosi possono causare anomalie del flusso mestruale (mestruazioni abbondanti e lunghe), sanguinamenti anomali intermestruali o dopo i rapporti sessuali.
    Molti ritengono che per la diagnosi l’ecografia transvaginale sia affidabile al 90%, ma l’esame più affidabile è l’isteroscopia, alla quale normalmente si ricorre sia per diagnosticare i polipi sia per la rimuoverli.
    L’endometriosi
    L’endometriosi è una patologia che si verifica quando la mucosa che riveste l’interno dell’utero, cioè l’endometrio, cresce in altre zone del corpo dove normalmente non dovrebbe trovarsi: ovaie, collo dell’utero, intestino, vescica ecc.; in qualche caso, fortunatamente raro, può trovarsi anche fuori dalla zona pelvica, ad esempio nei polmoni e persino nei piedi!
    E’ una patologia piuttosto diffusa: si calcola che colpisca il 10% delle donne in età riproduttiva e il 25-35% delle donne infertili.
    Le cause dell’endometriosi sono sconosciute ed esistono diverse teorie a riguardo. Secondo l’ipotesi della “mestruazione retrograda” le cellule di endometrio sfaldatesi durante le mestruazioni vengono trasportate attraverso le tube nell’addome, dove si impiantano e crescono. Secondo un’altra teoria sarebbero le cellule che rivestono il peritoneo a dare origine all’endometriosi (il che spiegherebbe come mai l’endometriosi può colpire anche gli uomini). Altre teorie chiamano in causa problemi immunitari o fattori genetici. Anche gli interventi chirurgici possono causare endometriosi, infatti se ne trovano spesso tracce sulle cicatrici di un cesareo.
    Anche riguardo agli effetti dell’endometriosi sulla fertilità ci sono opinioni discordanti, perché non sempre è chiaro che relazione vi sia tra le due patologie, ma non c’è dubbio che l’endometriosi può interferire in molti modi con la fertilità. I focolai di endometriosi si comportano come il normale tessuto dell’endometrio, quindi sotto lo stimolo degli ormoni danno luogo a delle “micromestruazioni” che spesso creano piccole emorragie e infezioni. Inoltre il tessuto endometriosico si attacca alle tube e alle ovaie, formando aderenze che possono impedire a questi organi di funzionare (v. Le aderenze). Sulle ovaie, in particolare, l’endometriosi può dare origine a delle particolari cisti (chiamate cisti cioccolato perché sono piene di sangue, v. Le cisti ovariche), che possono diventare anche molto grandi oppure rompersi causando infezioni. Le cisti endometriosiche o endometriomi possono formarsi anche altrove, ad esempio sulle tube o sul peritoneo.
    I sintomi tipici dell’endometriosi sono perdite di sangue irregolari e soprattutto dolori mestruali anche molto forti, accompagnati spesso da mal di schiena e crampi addominali (che tendono a iniziare qualche giorno prima delle mestruazioni). Spesso si sente dolore anche durante i rapporti. Se l’endometriosi è diffusa anche all’intestino e alla vescica si hanno dolori nella defecazione e nel fare pipì. E’ importante sapere che la forza dei sintomi non dipende dal grado della patologia: donne con una endometriosi severa possono non avere alcun sintomo, mentre donne con una endometriosi lieve possono avere dolori forti.
    La diagnosi viene fatta in molti casi tramite una visita e una ecografia, ma quasi sempre per valutare l’estensione del problema serve una laparoscopia.
    La scelta della terapia è spesso difficile perché non esiste una cura del tutto efficace. Nelle forme moderate e con sintomi leggeri si ricorre in genere solo ad analgesici, mentre nelle forme gravi o con sintomi forti si possono usare farmaci che inducono una condizione di menopausa, come il danazolo o gli analoghi del GnRh . Ma questi farmaci, oltre ad avere effetti collaterali sgradevoli e pericolosi (per i quali non possono essere presi per lunghi periodi), fanno regredire la malattia solo provvisoriamente, perché al termine della cura, quando riprende la normale attività ormonale, l’endometriosi ricomincia a proliferare. In alternativa – e spesso in associazione alla terapia farmacologica – si può ricorrere a un intervento chirurgico per via laparoscopica o laparotomica per rimuovere il tessuto endometriosico ed eliminare le aderenze ed eventuali cisti ovariche. Questi interventi hanno buone percentuali di successo (si calcola che ripristinino la fertilità nel 40% delle donne con endometriosi severa e nel 70% delle donne con endometriosi lieve), ma c’è un alto rischio di recidiva.
    L’adenomiosi
    L’adenomiosi è chiamata anche endometriosi interna perché, come l’endometriosi, è dovuta a una proliferazione anomala dell’endometrio, con la differenza che in questo caso l’endometrio si diffonde solo all’interno del tessuto muscolare dell’utero senza coinvolgere altri organi.
    Le cause dell’adenomiosi sono sconosciute. Colpisce tipicamente le donne più mature (dai 35-40 anni in poi), soprattutto se hanno avuto figli o interventi chirurgici all’utero.
    L’effetto dell’adenomiosi è un ingrossamento dell’utero, che può arrivare a essere 2-3 volte più grande del normale. I sintomi sono simili a quelli dei fibromi, ai quali spesso si accompagna, cioè mestruazioni dolorose e abbondanti. Spesso però la patologia è del tutto asintomatica.
    La diagnosi non è sempre facile, perché all’ecografia gli adenomiomi possono confondersi con dei fibromi intramurali.
    La terapia farmacologica è quasi sempre inefficace e di solito ci si limita a prescrivere antidolorifici.
    I fibromi
    I fibromi, chiamati anche più tecnicamente leiomiomi o fibromiomi, sono tumori benigni dell’utero. Possono essere unici o multipli, di dimensioni molto variabili (possono essere piccolissimi oppure arrivare a pesare diversi chili) e si sviluppano in varie zone dell’utero. A seconda della posizione vengono classificati in 5 tipi, come mostra il disegno qui sotto:
    intracavitari, che si si sviluppano all’interno della cavità uterina
    intramurali, che si si sviluppano nella parete muscolare dell’utero (i più comuni)
    sottomucosi, che si sviluppano sotto la mucosa dell’utero (rari)
    sottosierosi, che si sviluppano verso la “periferia” dell’utero (comuni)
    peduncolati, che sporgono dall’utero restandogli attaccati tramite un peduncolo
    Sulle cause dei fibromi non si sa molto, ma è sicuro che crescono sotto la stimolazione degli estrogeni, inclusi quelli assunti con la pillola o con altre terapie ormonali. Sono infatti rarissimi nelle ragazze molto giovani e rimpiccioliscono in menopausa, mentre sono frequenti dopo i 35 anni, soprattutto nelle donne che non hanno avuto figli; si calcola che li abbia il 15-20% delle donne e il 30-40% delle donne sopra i 30 anni.
    Il ruolo dei fibromi nell’infertilità è molto discusso. Gran parte dei medici ritiene che raramente causino infertilità, semmai aborto o complicazioni della gravidanza (durante la quale tendono a crescere), ad esempio parti prematuri o distacchi placentari. Per quanto riguarda il concepimento dipende anche dalla posizione e dalle dimensioni del fibroma; i fibromi intramurali e sottosierosi sono ritenuti poco influenti sulla fertilità mentre i sottomucosi (che sporgono nella cavità uterina e danneggiano l’endometrio) e gli intracavitari (che occupano la cavità uterina) possono interferire con l’impianto dell’embrione.
    Anche i sintomi dei fibromi variano molto a seconda della posizione e delle dimensioni. I fibromi piccoli sono in genere asintomatici, tranne quelli sottomucosi che possono causare sanguinamenti intermestruali anche quando sono di piccole dimensioni; al contrario i peduncolati e i sottosierosi possono non dare alcun sintomo pur essendo molto grandi. I fibromi intramurali – che sono i più comuni – causano forti dolori mestruali, con crampi, flusso molto abbondante e spesso con coaguli di sangue; un altro sintomo tipico è un senso di pesantezza al basso ventre.
    La diagnosi si fa facilmente con l’ecografia ed eventualmente con l’isteroscopia (soprattutto per individuare eventuali fibromi intramurali). L’immagine qui accanto mostra come appare un fibroma visto con l’isterosalpingografia: la zona chiara è la cavità uterina, la palla nera che si estende verso l’interno dell’utero è un grosso fibroma.
    La scelta della terapia è spesso complessa. E’ possibile una terapia farmacologica, analoga a quella dell’endometriosi, con farmaci che inducono la menopausa (come Gli analoghi del GnRh) e che quindi eliminano lo stimolo degli estrogeni grazie al quale i fibromi crescono. Ma questi farmaci, oltre ad avere effetti collaterali sgradevoli e pericolosi (per i quali non possono essere assunti per lunghi periodi), fanno regredire la malattia solo provvisoriamente, perché al termine della cura, quando riprende la normale attività ormonale, i fibromi ricominciano a crescere.
    Spesso perciò la terapia menopausante si usa in vista dell’intervento chirurgico (miomectomia), per ridurre le dimensioni dei fibromi prima di operarli.
    La decisione di operare non è mai scontata e dipende da molti fattori. In genere non si operano i fibromi piccoli e asintomatici, mentre si operano quelli grandi e sintomatici; si operano quasi sempre i sottomucosi e, ai fini di una gravidanza, gli intracavitari. L’intervento può essere fatto spesso per via isteroscopica o laparoscopica, e più raramente richiede una laparotomia.
    L’intervento è comunque delicato e non privo di rischi per la fertilità: possono formarsi cicatrici e aderenze, e soprattutto c’è l’eventualità che durante l’intervento qualcosa vada storto e sia necessario asportare l’utero. Inoltre dopo una miomectomia bisogna aspettare almeno 6 mesi prima di iniziare una gravidanza, cosa che per una donna non giovane può significare perdere molto tempo prezioso.
    L’utero fibromatoso
    Si parla di utero fibromatoso o fibroso quando tutto l’utero si presenta indurito e ingrossato, senza che necessariamente ci siano dei fibromi (anche se a volte le due patologie si presentano insieme).
    E’ una patologia tipica delle donne meno giovani: nelle donne giovani il muscolo dell’utero (miometrio) è elastico, mentre col passare degli anni tende ad andare incontro a un certo grado di fibrosi o sclerosi, cioè di indurimento. Oltre all’età un’altra causa di fibromatosi possono essere infiammazioni dell’endometrio
    Il sintomo tipico è un aumento dei dolori mestruali e del flusso mestruale.
    Oltre a causare una diminuzione della fertilità, l’utero fibromatoso crea spesso problemi in gravidanza, provocando aborti e parti prematuri.
    Non essendo possibile un intervento chirurgico (bisognerebbe togliere tutto l’utero), l’unica forma di terapia può essere una terapia ormonale a base di estrogeni e progestinici che crea una situazione simile a quella della gravidanza, durante la quale l’utero diventa più elastico; ma sull’efficacia reale di questa terapia ci sono molti dubbi.
    Malformazioni dell’utero
    Vari tipi di malformazioni congenite dell’utero possono essere causa di infertilità e aborto ricorrente. Si tratta di patologie piuttosto rare (si calcola che riguardino il 3-4% delle donne), ma che hanno un’incidenza maggiore nelle donne che soffrono di aborti ripetuti (tra le quali la percentuale salirebbe al 13%).
    L’utero setto
    L’utero setto è la più comune malformazione dell’utero e consiste nel fatto che la cavità uterina è divisa in due da un setto, cioè da una intercapedine fibrosa, che parte dal fondo dell’utero e prosegue verso il collo dell’utero.

    Si parla di setto completo quando la cavità è completamente divisa in due e di utero subsetto quando è divisa parzialmente. Infatti il setto può essere più o meno piccolo; a volte si tratta solo di una strisciolina di tessuto “poggiata” sulla parete dell’utero, che non sporge all’interno della cavità uterina.
    L’utero setto è in genere asintomatico (a volte provoca dolore durante i rapporti sessuali) e viene scoperto casualmente durante accertamenti per l’infertilità, ad esempio in occasione di una isterosalpingografia o di una isteroscopia.
    Gran parte dei medici ritiene che questa malformazione sia raramente causa di infertilità, mentre è spesso causa di aborto ripetuto; ma su questo punto le opinioni sono diverse, e c’è chi ritiene che setti anche piccoli possano interferire con l’impianto dell’embrione.
    In genere, perciò, è consigliato l’intervento chirurgico correttivo (metroplastica) per rimuovere anche piccoli setti che possono interferire con la gravidanza. L’intervento si esegue quasi sempre per via isteroscopica e non è poi necessario lasciare passare vari mesi prima di iniziare una gravidanza.
    L’utero bicorne
    L’utero bicorne è la più frequente malformazione uterina dopo l’utero setto. Consiste nel fatto che la parte superiore dell’utero è divisa in due corni separati, che nella parte inferiore sono invece uniti e confluiscono in un unico collo. La differenza rispetto all’utero setto è che in questo caso è coinvolta anche la parte esterna dell’utero, mentre il setto coinvolge solo l’interno della cavità.
    Questa malformazione non è di per sé causa d’infertilità ma rende più probabile un aborto spontaneo e soprattutto un parto prematuro; si calcola che la probabilità di dare alla luce un bambino vivo sia del 60%.
    In genere l’esistenza di un utero bicorne si rivela con le normali visite ginecologiche, ma la diagnosi precisa viene fatta tramite una isteroscopia o una laparoscopia.
    La terapia consiste in un intervento chirurgico correttivo (metroplastica) tramite il quale le due cavità vengono riunite. Durante la gravidanza è richiesto il cerchiaggio del collo dell’utero.
    L’utero unicorne
    E’ la più rara delle malformazioni uterine (1-2% dei casi) e consiste nel fatto che c’è solo metà dell’utero, con una sola tuba e una sola ovaia; l’altra metà manca del tutto oppure, nella gran parte dei casi, c’è un secondo corno rudimentale, a volte collegato anch’esso alla vagina ma più spesso non comunicante col resto dell’utero.
    L’utero unicorne è spesso asintomatico. Può dare forti dolori mestruali se il secondo corno non è collegato alla vagina e dunque il sangue mestruale non sfocia all’esterno (infatti anche il secondo corno può funzionare regolarmente e mestruare).
    In genere l’utero unicorne viene diagnosticato durante accertamenti per infertilità o abortività ripetuta. Non è chiaro perché questa malformazione causi infertilità (forse perché c’è una sola tuba), ma molte donne che l’hanno non riescono a restare incinte e di queste solo il 40% riesce a portare a termine la gravidanza. La malformazione, infatti, causa spesso aborto e parto prematuro.
    La diagnosi si fa tramite ecografia o laparoscopia. La terapia consiste nell’asportare chirurgicamente il secondo corno; durante la gravidanza è richiesto il cerchiaggio del collo dell’utero.
    L’utero arcuato
    E’ chiamato anche utero a sella ed è ritenuto una forma lieve e “incompiuta” di utero bicorne o di utero setto.
    Consiste nel fatto che il fondo dell’utero è un po’ più arcuato del normale e assume una forma, appunto, a sella. come mostra l’immagine ecografica qui accanto.
    Non dà alcun sintomo e in genere è diagnosticato casualmente durante una isterosalpingografia o una isteroscopia.
    Sul ruolo di questa malformazione nell’infertilità e nell’abortività ci sono opinioni diverse, ma prevale quella secondo cui è una condizione di scarsa importanza; i dati indicano infatti che la sua presenza non influisce negativamente sul successo riproduttivo.
    L’utero didelfo
    E’ una rara malformazione nella quale esistono due uteri completamente distinti, cioè formati da due corni nettamente separati che continuano in due colli che sboccano o in un’unica vagina o più spesso (quasi nel 75% dei casi) in una vagina doppia, formata da un’unica cavità divisa da un setto in due canali paralleli. Talvolta sono doppie anche le tube e le ovaie.
    Come l’utero bicorne anche l’utero didelfo non è di per sé causa di infertilità, ma rende più probabile un aborto spontaneo e soprattutto un parto prematuro; si calcola che la probabilità di dare alla luce un bambino vivo sia del 60%.
    Di solito la malformazione non dà sintomi, tranne a volte dolore nei rapporti sessuali a causa del setto che divide la vagina. La diagnosi viene fatta in genere durante le visite ginecologiche di routine, perché la doppia cervice è ben visibile.
    Nella maggior parte dei casi l’intervento chirurgico non è consigliato e l’unica terapia consiste nel cerchiaggio del collo dell’utero – anzi dei due colli! – durante la gravidanza.
    Le cisti ovariche
    Una cisti ovarica è una sacca piena di liquido o di materiale semisolido che si forma su una ovaia. Esistono molti tipi di cisti, quasi sempre benigne e raramente maligne. Il disegno qui sotto mostra una
    Nella maggior parte dei casi si tratta di cisti funzionali (cioè non patologiche) dovute alla mancata rottura di un follicolo: se l’ovulazione non avviene e il follicolo non si rompe può trasformarsi in una cisti, chiamata appunto cisti follicolare. Le cisti follicolari sono molto comuni. In genere sono asintomatiche e si riassorbono da sole nel giro di 60 giorni. Se però non si riassorbono possono crescere molto (10 cm ma anche più), causando problemi all’ovaia. A causa del loro peso l’ovaia può torcerci su se stessa, strozzandosi e arrivando a necrotizzarsi; oppure, come avviene più spesso, l’ovaia non riesce più a funzionare, i cicli diventano anovulatori e le mestruazioni irregolari o assenti. Oltre alle irregolarità mestruali in genere si hanno anche dolori pelvici costanti.
    Cisti follicolari multiple possono svilupparsi a causa di un eccesso di gonadotropine in donne che assumo farmaci per indurre l’ovulazione (clomifene, gonadotropine, v. Farmaci per l’infertilità). Un altro motivo può essere l’ovaio policistico o multifollicolare (v. L’ovaio policistico).
    Le cisti luteiniche o ematomi del corpo luteo si sviluppano quando, dopo l’ovulazione, nel corpo luteo si accumula del liquido misto a sangue. Anche queste cisti in genere si riassorbono da sole, ma se si rompono (corpo luteo emorragico) possono causare una emorragia accompagnata da un forte dolore pelvico simile a quello di una appendicite acuta, che richiede un intervento chirurgico immediato.
    L’endometriosi (v. L’endometriosi) può dare origine a particolari cisti, chiamate endometriomi cistici o cisti cioccolato perché sono piene di sangue e dunque di colore scuro. In genere sono piccole (1,5-2 cm) ma possono diventare molto grandi o rompersi causando gravi infezioni nell’addome. Proprio per evitarne la rottura vanno asportate il prima possibile. Come l’endometriosi, queste cisti sono spesso asintomatiche; a volte causano dolori durante le mestruazioni.
    Le cisti dermoidi sono il tipo più frequente di tumore ovarico benigno (infatti sono chiamate anche teratomi cistici benigni; diventano maligne raramente, circa nel 2% dei casi. Sono formate da cellule embrionali rimaste inattive e che poi ricominciano a proliferare e contengono vari tipi di tessuto (grasso, peli, denti ecc.). Anche queste cisti vanno asportate prima possibile.
    La presenza di una cisti si rileva con una ecografia, con cui si può anche valutare anche se è a contenuto liquido o solido. Se la cisti non si riassorbe da sola, se si ripresenta o comunque se c’è un dubbio sulla sua natura, possono essere richiesti altri esami, ad esempio una laparoscopia.
    Per eliminare le cisti si ricorre talvolta all’aspirazione, con una procedura simile a quella usata nella FIVET per il prelievo degli ovociti (v. Il pick-up): si infila un ago nella cisti e si aspira il contenuto. Questa procedura può essere usata solo per cisti liquide e di piccole dimensioni (meno di 5 cm). Negli altri casi la cisti va asportata con un intervento chirurgico, quasi sempre per via laparoscopica; la via laparotomica è usata solo per cisti molto grandi o sicuramente maligne. In tutti i casi il contenuto della cisti viene sottoposto a un esame istologico per verificare che la cisti sia benigna.
    Spesso in presenza di una cisti follicolare viene prescritta la pillola anticoncezionale per mettere a riposo le ovaie. Tuttavia questo può semmai impedire che si formino altri follicoli e dunque altre cisti, ma non ha effetti terapeutici sulle cisti che già esistono.
    Le aderenze
    Le aderenze, chiamate anche adesioni o sinechie, sono formazioni di tessuto che legano tra loro organi o parti di un organo che normalmente sarebbero staccati.
    Spesso le aderenze sono chiamate cicatrici, perché sono in effetti un tipo di cicatrici: quando il tessuto che ricopre gli organi si danneggia o si infiamma, si forma un tessuto cicatriziale che può aderire al tessuto di un organo vicino e far sì che le due superfici si “incollino” una all’altra. Spesso le aderenze hanno l’aspetto di una striscia che unisce due organi; altre volte appaiono come una capsula che avvolge un organo, ad esempio un’ovaia.

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    Le aderenze ostacolano in vario modo il funzionamento degli organi riproduttivi: se si formano dentro le tube possono chiuderle parzialmente o totalmente, se si formano attorno all’ovaia possono impedire l’ovulazione, se si formano tra una tuba e un’ovaia possono bloccare la tuba e impedirne il movimento (e dunque impedire la “raccolta” dell’ovocita esplulso dall’ovaia).
    Un tipo particolare di aderenze sono quelle che si formano dentro l’utero (sinechie endouterine) o nel collo dell’utero (sinechie intracervicali), alle quali si dà il nome di sindrome di Ashermann. Queste aderenze occludono più o meno completamente l’utero o il canale cervicale e dunque possono causare difficoltà nel concepimento o aborto; spesso causano irregolarità mestruali (in particolare una diminuzione del flusso) che possono arrivare fino all’amenorrea.
    Qualunque cosa provochi un trauma o un’infiammazione nella zona peritoneale può causare la formazione di aderenze. Le cause più comuni delle aderenze sono infatti:
    interventi chirurgici nell’addome o sugli organi genitali, ad esempio una appendicectomia o un raschiamento dell’utero (i raschiamenti sono la prima causa delle adesioni intrauterine). Le aderenze sono la conseguenza più frequente degli interventi chirurgici addominali: si calcola che oltre il 90% delle persone operate abbia aderenze post-chirurgiche e che almeno l’80% delle aderenze addominali sia causato da precedenti interventi;
    infezioni acute o croniche, in particolare dovute a malattie sessualmente trasmesse ma anche ad appendiciti, cistiti ecc. (v. Infiammazioni e infezioni);
    l’endometriosi, che crea uno stato di infiammazione perenne e la formazione di aderenze in tutti gli organi pelvici
    Le aderenze sono a volte totalmente asintomatiche, ma possono provocare dolore pelvico anche forte, dolori mestruali, crampi e dolori intestinali. La diagnosi può essere fatta tramite l’ecografia (ad esempio se si vede un’ovaia in una posizione anomala si può sospettare che sia “bloccata lì” da delle aderenze) o l’isterosalpingografia, ma la diagnosi sicura si ha con l’isteroscopia e la laparoscopia. Isteroscopia e laparoscopia servono anche per rimuovere chirurgicamente le aderenze; l’intervento chirurgico si chiama adesiolisi. L’intervento dà buoni risultati per le aderenze uterine, mentre le percentuali di gravidanza sono basse dopo gli interventi alle tube. L’alternativa è la procreazione assistita.
    Infiammazioni e infezioni
    Anche nelle donne, come negli uomini , molti problemi riproduttivi possono essere causati da infezioni che provocano una infiammazione degli organi genitali.
    Una delle malattie ginecologiche più comuni nel mondo è la salpingite, cioè l’infiammazione delle tube, ritenuta la causa numero uno di infertilità tubarica – e non solo di infertilità tubarica: il termine salpingite è usato infatti come sinonimo di malattia infiammatoria pelvica (in inglese Pelvic inflammatory Disease o PID) per indicare in generale l’insieme delle infezioni dell’apparato genitale superiore femminile, che nella maggior parte dei casi iniziano dalle tube per poi estendersi all’endometrio (endometrite), alle ovaie (ooforite) e ad altri organi del peritoneo; dato che spesso queste infiammazioni compaiono insieme si parla anche di salpingo-ooforite, salpingoperitonite ecc.
    Le infezioni dell’apparato genitale possono essere causate da vari batteri o virus. I batteri più spesso coinvolti sono il gonococco e la clamidia, ma anche l’ureaplasma, l’escherichia coli, la gardnerella e altri. La forma di trasmissione sessuale è quella più diffusa ( ma anche esami strumentali come l’isterosalpingografia o l’isteroscopia possono trascinare dentro l’utero germi patogeni, motivo per cui prima di questi esami è solitamente richiesto un tampone vaginale.
    Nelle forme acute queste infezioni possono dare vari sintomi, ad esempio dolori, febbre, perdite vaginali. Tuttavia spesso sono del tutto asintomatiche, e proprio questo le rende particolarmente pericolose. Infatti se l’infezione non viene curata tempestivamente e si cronicizza può causare danni irreparabili alla fertilità e in particolare alle tube: lesioni alla mucosa, formazione di idrosalpingi (cioè raccolte di liquido dentro le tube, che possono estendersi anche ovaie e talvolta richiedono l’asportazione della tuba e dell’ovaia), formazione di aderenze che provocano il restringimento o l’occlusione totale delle tube.
    La diagnosi delle infezioni viene fatta tramite un tampone vaginale, un esame assolutamente indolore che consiste nel prelevare un campione di muco dalla vagina per cercare poi la presenza di eventuali batteri o altri germi patogeni. Le infezioni si curano essenzialmente con antibiotici; se l’infezione è a trasmissione sessuale deve essere curato anche il partner e bisogna asternersi dai rapporti sessuali finché non si è sicuri che sia sparita

    #245084 Rispondi
    Anonimo
    Inattivo

    La sindrome dell’ovaio policistico (sigla PCOS, derivante dall’inglese PolyCystic Ovary Syndrome) o anche denominata Policistosi ovarica, Sindrome di Stein-Leventhale micropolicistosi ovarica è una patologia endocrino-metabolica che colpisce in tutto il mondo il 5-10 per cento della popolazione femminile in età fertile ed è pertanto il disordine ginecologico più comune delle donne in età riproduttiva È la causa più frequente di infertilità femminile. L’espressione sintomatologica di questa sindrome è molto variabile. Le ovaie policistiche sono visibili con una semplice ecografia, ma non è una caratteristica assoluta in tutte le declinazioni del disturbo.
    Le cause non sono state completamente individuate, anche se attualmente è largamente accettata la causa genetica.
    I sintomi più comuni sono: anovulazione (infatti la PCOS è anche detta anovulazione iperandrogenica), eccesso di ormoni androgeni e resistenza all’insulina. L’anovulazione si manifesta come mestruazioni irregolari, amenorrea e infertilità dovuta ai processi relativi all’ovulazione. Lo squilibrio ormonale causa acne e irsutismo. La resistenza all’insulina provoca obesità, diabete di tipo 2 , ipercolesterolemia I sintomi e la gravità della patologia variano da soggetto a soggetto.

    #245083 Rispondi
    Anonimo
    Inattivo

    Ho trovato questi suggerimenti…. :rose: 

    In generale comunque l’ovulazione avviene 14 giorni prima dell’arrivo del ciclo. Quindi, se abbiamo un ipotetico ciclo di 30 giorni, per calcolare l’ovulazione basta fare 30-14=16 … se si ovula il 16°giorno del ciclo bisogna zompettare nei giorni precedenti, ossia il 14° e il 15° e il 16° … questa regola ovviamente è valida solo se si hanno cicli regolari con sempre la stessa durata.
    la TB può essere presa per via vaginale (raccomandato) o per via orale (se dormi a bocca aperta non va bene), con un termometro al mercurio o digitale (ci sono anche termometri specifici x la TB, l’unica differenza con i termometri normali è che misurano anche i centesimi di grado e non solo i decimi … la cosa non è fondamentale a mio parere, ma se volete essere moooolto precise, in farmacia li vendono )
    Quando prendi la TB deve essere la prima cosa che fai al mattino, devi aver dormito almeno 4-5 ore senza interruzioni (niente pipì la notte, niente spuntino di mezzanotte, non rispondere al telefono che squilla, no alle coccole al marito, non ridere, parlare, accarezzare il gatto … eccetera!). Se usi un termometro al mercurio devi “abbassare” la temperatuta la sera xchè la mattina non puoi scuotere il termometro, altrimenti la TB si potrebbe falsare.
    prima dell’ovulazione la TB si mantiene abbastanza bassa, mentre dopo l’ovulazione si mantiene più alta per almeno una decina di giorni. Poi, ad alcune ragazze cala qualche giorno prima dell’arrivo della zia, mentre ad altre cala il giorno stesso dell’arrivo … comunque se non cala è un buon segno (la TB è mantenuta alta dal progesterone, l’ormone “della gravidanza”)
    Gli stick noi (quasi tutte) li usiamo senza il computerino, che secondo me è più utile se si usano gli stick come anticoncezionale e non come strumento di cattura-cicogna
    Alcuni dicono di usare gli stick con la prima pipì del mattino (possibilmente senza averla fatta dopo mezzanotte, deve essere tutta la pipì della notte), altri di farli con la pipì del pomeriggio dopo averla trattenuta x qualche ora … in ogni caso, se hai problemi a centrare lo stick puoi farla in un bicchierino e immergerci lo stick per 5 secondi, non bagnate troppo gli stick altrimenti vengono sbiaditi.
    Attenzione: si vocifera che gli stick diano dipendenza!!!
    Si possono usare gli stick Persona anche x individuare una gravidanza in atto: potete iniziare a sticcare dal 12°PO (non prima, tanto è inutile e il risultato non è attendibile!) e se la linea dx si evidenza + forte della sinistra, allora fare un vero test di gravidanza dopo un paio di giorni, probabilmente ce l’avete fatta!
    Il muco cervicale non è individuato da tutte le donne, durante l’ovulazione alcune di noi lo vedono abbondante e filante, altre lo vedono appena percettibile … nonostante questo entrambe le “categorie” sono rimaste incinta, quindi se non lo vedete non vi preoccupate. Eventualmente, se volete avere un riscontro clinico in merito, esiste un esame chiamato Test Post Coitale (TPC) o Post Coital Test (PCT) che analizza il muco dei giorni fertili dopo avere avuto un rapporto sessuale, per vedere se l’ambiente vaginale è adatto a ben conservare i soldatini e a farli arrivare fino all’ovetto
    METODI NATURALI X AIUTARE LA CICOGNA
    POSIZIONI: la posizione + indicata è quella del missionario (lui sopra, lei sotto), finito il rapporto restare sdraiate, magari fatevi mettere un cuscino sotto il sedere dal vostro compagno, non alzatevi per almeno un ora abbondante, nemmeno per fare la pipì o per lavarvi, meglio ancora se vi addormentate così e vi alzate al mattino dopo!
    Per chi ha l’utero retroverso invece è meglio la posizione … emh … della pecora (vabbè, ma non mi guardare cosììì), poi stringete le gambe e come sopre, mettetevi straiate ecc…
    BICARBONATO DI SODIO: Per rendere l’ambiente vaginale meno acido e più ospitale per gli spermini che corrono verso l’ovetto, e per aiutarli a sopravvivere + a lungo, nei giorni dei rapporti mirati può essere utile fare delle lavande vaginali con il bicarbonato. Si fa così: 1 litro di acqua (bollita e fatta raffreddare o semplicemente acqua tiepida) con 1 cucchiaio abbondante di bicarbonato di sodio, si mette la soluzione in un enteroclisma (uno di quei cosi x farsi le lavande vaginali) e si procede … è meglio fare la lavanda un’oretta prima del rapporto.
    SUCCO DI POMPELMO: Il succo di pompelmo aiuta la produzione del muco dello “a chiara d’uovo” e se lo bevete (2-3 bicchieri al giorno, spremuto da voio o comprato già pronto senza zucchero aggiunto) da quando vi finisce la zia fino all’ovulazione vedrete che risultati!
    MACA e bacche di goji.

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