Test di avidità toxoplasmosi in gravidanza: gli anticorpi IgM e IgG

Approfondiamo gli esami per la toxoplasmosi in gravidanza con il dosaggio degli anticorpi igM e igG (test di avidità) per capire se la mamma è o meno immune o se è in corso l'infezione.

La Toxoplasmosi è causata da un parassita, il Toxoplasma Gondii, che compie il suo ciclo vitale nell’ospite. Il parassita può infettare dai molluschi ai mammiferi (compreso l’uomo) attraverso l’ingestione di carne cruda infetta, contaminazione con feci di gatto infetto diretta o indiretta attraverso il terreno.

In gravidanza infatti l’infezione può passare la placenta e in alcuni casi può determinare malformazioni o addirittura l’aborto o la morte in utero.

Per questo motivo alle donne che cercano un bambino viene consigliato già prima della gravidanza di verificare la propria immunità al parassita, in modo che possa già adottare le precauzioni necessarie ancora prima di ritrovarsi in dolce attesa.

L’esame si chiama Toxo-Test, si svolge con un normale prelievo sanguigno

Una volta in gravidanza, se la donna non è immune, i controlli vengono ripetuti frequentemente e gratuitamente ogni 4-6 settimane, per poter intervenire tempestivamente in caso di contagio.

Normalmente la toxoplasmosi non dà sintomi evidenti e l’unico modo per capire se si è stati contagiati è attraverso l’esame del sangue.

Infezione di toxoplasmosi prima della gravidanza

Se durante i controlli preconcezionali si evidenzia una infezione acuta di Toxoplasmosi, si raccomanda di attendere 6 mesi prima di ricercare la gravidanza.

pancione

La diagnosi della toxoplasmosi in gravidanza

Il Toxo-Test va a rilevare a presenza di IgG e IgM nel sangue.

La presenza di un valore positivo di IgG indica che c’è stata una infezione. Se le IgM sono contemporaneamente negative si esclude una infezione recente.

Se però le IgM sono positive o hanno un valore dubbio, sono necessari altri test di approfondimento per capire il momento dell’infezione. Non sempre è possibile risalire al periodo dell’infezione acuta in quanto le IgM possono essere rilevate nel sangue fino a 18 mesi dalla stessa.

Si consiglia di sottoporsi a un Toxo Test non appena scoperta la gravidanza e di  ripetere poi gli esami durante la gravidanza sempre nello stesso laboratorio.

Le IgM: vengono prodotte a poco meno di 2 settimane dall’infezione, raggiungono il picco dopo 2-4 settimane dal contagio per poi calare,  anche se si trovano molto spesso in circolo anche dopo 9-10 mesi dall’infezione. Delle volte le ritroviamo ancora a più di un anno di distanza dall’infezione.

Le IgG: Si trovano in circolo dopo circa 2 settimane dall’infezione, raggiungono il picco 2-3  mesi dopo per poi calare,  anche se possono permanere a titoli bassi per tutta la vita. Possono aumentare in caso di nuovo contatto con il parassita o per una riattivazione (in pazienti immunodepresse).

Risultati possibili del Toxotest:

IgG negative e IgM negative: non c’è infezione in corso e non si è immuni alla Toxoplasmosi, E’ necessario adottare le precauzioni precedentemente elencate e ripetere il test periodicamente.

IgG positive e IgM negative: La paziente ha avuto l’infezione precedentemente. Quindi non deve più ripetere controlli a meno di situazioni di immunodepressione in cui possono verificarsi riattivazioni.

IgG negative e IgM positive: 

Questa situazione si può spiegare in due modi

1) Falso positivo per le IgM

2) Possibile infezione acuta in atto (non c’è ancora stata sieroconversione, cioè non si sono ancora prodotte le IgG).

Sarebbe opportuno  effettuare un test di secondo livello  oltre che ripetere gli esami dopo alcuni giorni per capire quale delle due ipotesi è quella valida.Nel frattempo si valuta l’inizio della terapia con lo specialista.

IgG positive e IgM Positive: in questi casi dato che le IgM come abbiamo detto possono persistere in circolo per diversi mesi dopo l’infezione acuta, si prescrive un test di secondo livello. In questo modo è possibile capire se l’infezione era antecedente la gravidanza o, se in gravidanza, valutare  il rischio fetale e come gestire la gestazione .

In caso di infezione in gravidanza infatti si attuano dei protocolli ben precisi che comprendono la diagnosi prenatale, la terapia, e poi il controllo e il follow up del neonato una volta nato.

Datazione dell’infezione con i test di secondo livello e di avidità

Nel caso in cui dal Toxo Test fossero rilevate IgG e igM positive, si ricorre di solito al dosaggio delle IgA  (che non è però molto specifico), agli Immunoblot e al test di avidità dellle IgG

La presenza di IgA indica un’infezione recente inferiore a sei mesi.

I test di Immunoblot possono evidenziare sieroconversioni in fase iniziale

Dal test di avidità delle igG invece possiamo ottenere tre risultati:

Avidità Bassa/Debole (0-20%): probabile infezione in atto

Avidità Intermedia (20-30%): probabile infezione recente

Avidità Alta/Forte( >30%): infezione avvenuta molto probabilmente più di 4 mesi prima

Sia in caso  di intermedia e bassa avidità sono necessarie indagini ulteriori e l’attuazione di una terapia.

I rischio di trasmissione al feto aumenta con l’avanzare della gravidanza; mediamente 17% nel primo trimestre, 25% nel secondo e 65% nel terzo. Più avanti è la gravidanza meno importanti sono le conseguenze cliniche a carico del feto una volta trasmessa l’infezione.

Il rischio di malattia congenita è del 13%, di cui 7% grave e 6% lieve.

Terapie

Le terapie antibiotiche attualmente disponibili (esempio spiramicina) non hanno ancora dimostrato una efficacia al 100% nell’impedire la trasmissione al feto. L’efficacia è più alta se la terapia viene iniziata prima possibile dopo l’infezione materna.

In caso di accertata infezione fetale si utilizza attualmente (ma non nel primo trimestre di gravidanza)  l’associazione pirimetamina-sulfadiazina (+ folati).

Fonti e siti di approfonimento:

EpiCentro: Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute

CDC: Centers for Disease Control and Prevention

Percorsi diagnostico-assistenziali in Ostetricia-Ginecologia e Neonatologia TOXOPLASMA GONDII a cura della Società Italiana di neonatologia

A J C Cook, R E Gilbert, W Buffolano, J Zufferey, E Petersen, P A Jenum, W Foulon, A E Semprini, D T Dunn, and Richard Holliman – Congenital toxoplasmosis further thought for food- BMJ 2000; 321: 142-147)