Il ruolo paterno nel baby blues post-partum

I cambiamenti familiari, emotivi e fisiologici portano a volte le neo mamme a sentirsi persuase da un senso di inadeguatezza nei confronti del nuovo arrivato (di inutilità nel caso del figlio già cresciuto che lascia il nucleo familiare di origine), con crisi di pianto, tristezza, sbalzi d’umore, inappetenza e disturbi del sonno. Questa sintomatologia si presenta solitamente dopo 2/5 giorni dal parto e viene chiamata disforia post-partum o maternity blues o baby blues e non deve persistere per più di 3 settimane

Per la donna, l’uomo e per la coppia la nascita di un figlio è un momento unico e indimenticabile, fatto di gioia ma anche di nuove sfide e trasformazioni.

Dopo la nascita di un figlio la donna prova emozioni nuove, sbalzi di umore dovuti anche ai cambiamenti ormonali, così come spesso accade con la menopausa che a volte coincide con l’uscita di casa dei figli.

Questi cambiamenti familiari, emotivi e fisiologici portano a volte le neo mamme a sentirsi persuase da un senso di inadeguatezza nei confronti del nuovo arrivato (di inutilità nel caso del figlio già cresciuto che lascia il nucleo familiare di origine), con crisi di pianto, tristezza, sbalzi d’umore, inappetenza e disturbi del sonno.

Questa sintomatologia si presenta solitamente dopo 2/5 giorni dal parto e viene chiamata disforia post-partum o maternity blues o baby blues e non deve persistere per più di 3 settimane.

Dopo questo periodo i sintomi diventano più intensi e gli sbalzi di umore maggiori e parliamo a tutti gli effetti di depressione post-partum. Infatti quando questa malinconia si trasforma in irritabilità con il neonato e con il partner, sentimento di inadeguatezza e paura di non essere all’altezza della situazione, ci si trova di fronte ai sintomi di una vera e propria depressione post-partum.

Il lieto evento della nascita di un figlio porta immancabilmente importanti cambiamenti a livello personale, di coppia e familiare. Gli equilibri della coppia (diade) che si erano formati in precedenza devono essere ricostruiti con pazienza e consapevolezza in quanto si è passati ad una triade (madre-padre-bambino).

Il sostegno del padre

Nel caso di disforia post-partum il supporto emotivo ed effettivo del partner è fondamentale per aiutare la donna ad affrontare con più serenità questa nuova esperienza di vita con il piccolo nato e riuscire a superare questo stato di angoscia e frustrazione che pervade la neo mamma.

Il sostegno del padre diventa fondamentale anche per l’accudimento del bambino, in quanto sarà in grado di “sostituirsi” alla madre in alcuni momenti più delicati della giornata, nei quali la madre può essere in preda ad una crisi di pianto o altro.

Soprattutto nei primi mesi di vita del bambino la presenza della madre è fondamentale, ma se parliamo di una donna che sta attraversando quello che abbiamo definito disforia post-partum, è preferibile un padre, in grado di sostenere la moglie, accudendo il figlio e trasmettendogli quella base sicura che al momento solo lui può dargli.

In una fase della vita così importante come la nascita di un figlio, riuscire a recuperare o far emergere le risorse individuali  e della coppia è fondamentale per la relazione dei neo-genitori con il neonato.

Solo con l’affetto e il sostegno del compagno ed eventualmente dei familiari coinvolti, la neo mamma sarà in grado di superare questo momento che attraversano moltissime donne e in poche settimane ritornerà la serenità e si potrà lietamente proseguire lo splendido cammino che si era deciso di intraprendere.

Quando serve il terapeuta

Nel caso di depressione post-partum (quando i sintomi persistono per più di 3 settimane e si fanno sempre più intensi) bisogna rivolgersi a psicoterapeuti specializzati per avere un sostegno che possa favorire il recupero della tranquillità della donna e della coppia, anche attraverso lo scioglimento di vecchi nodi che possono sorgere quando emergono alcune problematiche nel bambino: difficoltà a prendere sonno, problemi di alimentazione, pianti inconsolabili.

In alcuni casi può essere utile un intervento con tutta la famiglia, nel caso in cui ci siano altri figli e specialmente quando questi manifestino disagio durante la gravidanza o dopo l’arrivo dell’ultimo nato.

L’intervento dello psicoterapeuta, soprattutto se di orientamento sistemico-relazionale può coinvolgere oltre alla donna, alla coppia o alla famiglia anche altre figure significative (ad esempio i nonni o gli zii), soprattutto se le dinamiche della famiglia “allargata” sembrano ostacolare la costruzione del nuovo equilibrio familiare dopo la nascita del neonato.

dott.ssa erika silighini