Il ruolo del genitore non è facile ma si può educare con empatia

Al giorno d’oggi la definizione dei ruoli tra genitori e figli spesso non è ben chiara e i confini sembrano essere sempre più sottili, con il rischio che ci sia un inversione di ruoli, lasciando i figli liberi di prendere qualsiasi decisione ma che da soli non sono in grado di gestire.

I bambini e i ragazzi hanno bisogno dei “NO” per crescere, perchè ci sono delle regole che vanno spiegate in maniera autorevole ma non autoritaria, cercando di far capire ai bambini che ci sono dei limiti che li aiutano a crescere in “sicurezza”.

Spesso si tende a cercare di rendere autonomi i bambini, ma poi gli si vogliono imporre i nostri tempi e i nostri schemi. Dargli l’opportunità di fare da soli è fondmentale per crescere bambini autonomi e in grado di risolvere i piccoli e i grandi ostacoli che si troveranno ad affrontare.

L’adulto, però, deve essere in grado in quel momento di osservare il bambino, sostenerlo in caso di bisogno ma non di risolvere o facilitare il processo se il bambino non lo richiede.

ruolo genitore

Bisognerebbe essere in grado di stimolarlo e non anticiparlo, e di capire come sta cercando di risolvere il problema mettendosi nei suoi panni. Un bambino che sta imparando ad apparecchiare probabilmente non seguirà tutte le regole dell’adulto e farà mille giri in più per raggiungere l’obiettivo e questo non va corretto, con il tempo la sua “tecnica” migliorerà e troverà strategie più pratiche e veloci per farlo, le sue capacità crescendo miglioreranno e sarà lui stesso a modificare alcuni suoi comportamenti.

L’adulto potrà fargli notare che c’è qualcosa che sembra non sia al suo posto, se ad esempio un commensale ha due forchette e un altro due cucchiai, e allora il bambino osservando capirà cosa c’è che non va e da solo saprà correggersi, ma se l’adulto sistema tutto senza dire niente o dice al bambino cosa ha sbagliato, il bambino difficilmente imparerà a controllare che tutto sia a posto.

Educare con empatia

Questo significa educare anche con empatia, il saper ascoltare il significato che ognuno di noi attribuisce al suo mondo interno, è avere fiducia nelle competenze e nelle qualità umane che sono dentro di noi e che sono, seppur differenti, anche negli altri; significa anche provare a mettersi nei suoi panni per sentire come lui sente, per vedere come lui vede e per osservare come a lui appare il mondo e significa anche superare il concetto che educare vuol dire mettere dentro qualcosa, ma cambiare prospettiva e ascoltare cosa il bambino ha dentro di sé, per promuovere un clima che lo faciliti a tirare fuori tutto il suo potenziale.

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Quando i comportamenti dei bambini sembrano incomprensibili e senza un senso, è proprio quello il momento in cui bisognerebbe fermarsi ad osservare, ad ascoltare senza giudicare, lasciandosi la possibilità di non sapere e di non saltare a conclusioni affrettate, perché ogni persona ha sempre un motivo valido per esprimere i suoi dissensi.

Al giorno d’oggi, dove la vita frenetica e il lavoro che occupa gran aperte della giornata, non si ha voglia e tempo di mettersi in ascolto verso i prori figli, e nell’immediato risulta sempre più semplice risolvere in fretta i piccoli problemi e sbrigare le faccende se non ci sono i bambini in mezzo. Per questo spesso risulta difficile essere in ascolto, accoglienti, fiduciosi con i bambini e i ragazzi, perchè per primi gli adulti non riescono a farlo con loro stessi. Questa mancanza di ascolto genera poi ansie, paure e rigidità e non insegna empatia.

L’empatia dovrebbe far parte del bagaglio di ogni persona, imparando ad avvicinarsi agli altri senza pregiudizi e propenso all’ascolto.

Le persone che usano le loro qualità empatiche sono capaci di sviluppare relazioni sincere, efficaci e rispettose per se stessi e per gli altri, e di solite le persone con hanno buone relazioni sono persone che coltivano l’empatia e che di conseguenza coltivano la loro felicità.

L’adulto empatico riesce a capire più facilmente ciò che il bambino prova e quali sono i suoi bisogni più profondi.

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Complicità tra genitori

Spesso molti genitori utilizzano l’educazione fondata sulla paura per farsi ascoltare e rispettare ma man mano che i figli crescono.  Questo metodo non funziona più e i genitori si sentono frustatrati perchè si ritrovano senza più strumenti educativi.

Per questo l’autorevolezza è importante ma deve essere coltivata innanzitutto da entrambi i genitori, il ruolo del buono e del cattivo genitore non serve a nulla, devono invece essere sempre complici per un’uniformità educativa.

Ovviamente ci saranno momenti in cui il bambino sceglierà più un genitore piuttosto che l’altro e un genitore sarà più predisposto ad un certo tipo di gioco e di dialogo rispetto all’altro, ma i figli non dovranno aver paura di chiedere qualsiasi cosa a nessuno dei due.

Spesso, durante soprattutto l’adolescenza, il figlio potrà fare domande o richieste che faranno rimanere il genitore senza parole, e in questi casi, prima di dare risposte affrettate sarebbe meglio prendersi del tempo per riflettere e confrontarsi con l’altro genitore, spiegando al figlio che a volte anche mamma e papà non hanno tutte le risposte e non esiste un manuale con le risposte giuste e sbagliate.

Una delle cose fondamentali da tenere sempre a mente è che ci deve essere una assimetria di potere tra il genitore e il figlio senza mai confondere i ruoli perchè l’educazione non è paritaria.

I figli hanno biosgno di punti di riferimento solidi, sicuri da cui apprendere e a cui chiedere.

Dott.ssa Erika Silighini