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Febbre alta nei bambini: quando preoccuparsi e cosa fare

Quando il bambino ha la febbre alta, i timori e i dubbi dei genitori sono molti: “Cosa devo fare?” “Devo portarlo in Pronto Soccorso?” “Devo preoccuparmi?” Quali farmaci devo usare?”.

In questo articolo cercheremo di spiegare cosa si intende per febbre ALTA, cosa occorre fare e quando è necessario rivolgersi con urgenza al medico o al Pronto Soccorso.

Cos’è la febbre

Per febbre si intende un aumento della temperatura corporea (anche definita ipertermia o iperpiressia) centrale al di sopra dei limiti della normalità.

I valori “normali” stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono compresi tra 36,5 e 37,5° con misurazione ascellare.

Quindi, possiamo iniziare a parlare di febbre per una temperatura ascellare maggiore di 37,5°o rettale maggiore di 38,0° (anche se alcuni esperti considerano febbre una temperatura ascellare maggiore di 38°).

La febbre si manifesta quando, in risposta a vari stimoli, un’area del cervello chiamata ipotalamo (conosciuto anche come “termostato” del corpo), sposta verso l’alto quella che è la normale temperatura corporea. La febbre, anche se elevata, rappresenta quindi un fenomeno fisiologico (controllato appunto dall’ipotalamo). Generalmente non supera i 41° e non porta a conseguenze neurologiche.

Bisogna ricordare però che la valutazione della temperatura corporea risente di molte variabili:

  • orario (le temperature del corpo più basse sono tra le 4 e le 8 del mattino, quelle più alte tra le 16 e le 18);
  • termometro utilizzato (può essere più o meno affidabile);
  • sedi (ascellare, rettale, inguinale, orale, frontale, auricolare);
  • ambiente (che può essere più o meno riscaldato ed influire quindi sulla temperatura corporea);
  • stato di idratazione (con la disidratazione aumenta la temperatura corporea);
  • sforzi, alimentazione con pasto caldo, pianto (possono aumentare la temperatura corporea).

Quali sono le cause di febbre alta

E’ importante tener presente che la febbre di per sé non è una malattia ma un sintomo (cioè l’espressione di una malattia) che, nella maggior parte dei casi, nei bambini è dovuta generalmente ad una infezione virale o, più raramente, batterica. La febbre è un meccanismo di risposta che il nostro organismo mette in atto per difendersi dall’aggressione di virus e batteri: ecco perché si dice che la febbre “è amica dei bambini”.

Le cause più frequenti sono:

  • influenza ed altre infezioni virale delle prime vie aeree,
  • polmonite,
  • tonsillite ed otite,
  • gastroenterite,
  • infezione delle vie urinarie,
  • malattie esantematiche (morbillo, varicella, sesta malattia) o infettive (mononucleosi).

Fortunatamente, grazie ai vaccini, la meningite è diventata una causa poco frequente di febbre alta (anche se purtroppo ancora temibile).

Solo raramente la causa della febbre sono le malattie immunologiche, le malattie infiammatorie e le neoplasie.

Cosa si intende per febbre alta

Una temperatura corporea ascellare misurata correttamente superiore a 39° (o 39,5° rettale) viene generalmente considerata febbre alta.

Anche se molte madri sono capaci di stabilire abbastanza precisamente se il proprio figlio ha febbre alta o meno solo toccandolo, è importante che la misurazione sia effettuata possibilmente con il termometro digitale elettronico (altre forme di misurazione sono a volte più pratiche ma spesso meno precise).

Cosa fare in caso di febbre alta

In caso di febbre alta, è importante assicurarsi che il bambino assuma liquidi sufficienti per evitare la disidratazione.

Ecco alcuni consigli utili in caso di febbre elevata:

  • somministrare molti liquidi, in particolare soluzioni reidratanti orali;
  • valutare eventuali segni di disidratazione, controllare in particolare che il bambino urini sufficientemente;
  • alimentare il bambino con piccoli pasti di alimenti facilmente digeribili;
  • tenere il bambino a riposo;
  • osservarlo spesso durante la notte (per valutare che abbia una normale reattività e non siano comparsi altri segnali di allarme);
  • somministrare i farmaci antifebbrili nella dose e con la frequenza consigliate dal pediatra;
  • vestire il bambino con abiti leggeri e non coprirlo eccessivamente;
  • controllare spesso e segnalare subito la comparsa di altri sintomi (vomito, diarrea, tosse, mal di testa, eruzione cutanea, difficoltà o dolore quando urina, disturbi nella deambulazione…);
  • controllare eventuali segni di distress respiratorio.

Quali farmaci per abbassare la febbre

I due farmaci antipiretici utilizzabili in età pediatrica sono il paracetamolo e l’ibuprofene.

Il dosaggio corretto e la frequenza di somministrazione viene stabilito dal pediatra in base al peso e all’età del bambino. La via di somministrazione preferita è quello per via orale sotto forma di gocce o sciroppo. Nel bambino più grande sono molto utili (ed anche in proporzione più economiche) le compresse solubili o masticabili. Le supposte sono consigliate solo in caso di vomito o rifiuto totale del bambino ad assumere farmaci per bocca; non andrebbero inoltre mai divise. Ricordiamo che lo scopo di questi farmaci non è quello di far scendere del tutto la temperatura, ma di ridurla di 1-2 gradi, in modo da dare sollievo al bambino e diminuire la sensazione di dolore o malessere. Una buona idratazione è molto importante perché aumenta l’efficacia ma soprattutto riduce i possibili effetti collaterali legati all’uso di questi farmaci, in particolare dell’ibuprofene.

Importante: in caso di febbre alta, non somministrare antibiotici di propria iniziativa. Gli antibiotici non servono per abbassare la febbre, ma per combattere le infezioni batteriche. Solo il pediatra può stabile se sia necessaria una terapia antibiotica.

Cosa NON fare in caso di febbre alta

  • Non forzare il bambino a mangiare.
  • Non coprirlo troppo.
  • Non praticare spugnature con acqua fredda.
  • Non praticare impacchi con alcool (provoca vasocostrizione, possibile inalazione o assorbimento cutaneo con effetti tossici).
  • Non somministrare acido acetilsalicilico (aspirina) al di sotto dei 16 anni.
  • Non utilizzare contemporaneamente ibuprofene e paracetamolo (a meno che non sia consigliato dal pediatra e assicurandosi che il bambino sia ben idratato) per il rischio di maggiori effetti collaterali.

Quando chiamare il pediatra con urgenza o rivolgersi al Pronto Soccorso in caso di febbre alta

Vi sono alcune situazioni che richiedono una valutazione medica urgente:

  • sempre per temperatura superiore a 40°;
  • età inferiore a 6 mesi: in questo caso anche temperature tra i 38 – 38,5° sono da considerarsi elevate. In particolare un neonato (primo mese di vita) con febbre andrebbe sempre ricoverato;
  • mostra segni di disidratazione e non vuole assumere o non si riesce a somministrare soluzioni reidratanti;
  • presenta di segni di distress respiratorio;
  • ha una rigidità del collo e cefalea intensa (vedi articolo meningite)
  • presenta un rash (cioè una eruzione cutanea) che non scompare quando lo si guarda attraverso il fondo di un bicchiere pressato sulla pelle;
  • ha la pelle molto pallida, grigiastra con labbra bluastre;
  • ha la fontanella sporgente e pulsante;
  • è molto sonnolento e non si risveglia facilmente, presenta “confusione mentale” o è molto irritabile;
  • ha un pianto “strano” molto debole e acuto;
  • ha le mani ed i piedi molto freddi;
  • ha un aspetto molto sofferente e siete veramente molto preoccupati;
  • presenta convulsioni;
  • presenta vomito persistente;
  • presenta dolore addominale importante;
  • è affetto da altre malattie croniche gravi.

Febbre alta e convulsioni febbrili

Uno dei timori principali dei genitori in caso di febbre alta è la comparsa di convulsioni febbrili.

Alcune malattie infettive, ed in particolare la sesta malattia, possono essere accompagnate da un rapido e brusco innalzamento della temperatura corporea che può portare in bambini predisposti ad una crisi convulsiva che generalmente è di breve durata e non è seguita da complicanze.

Ipertermie NON febbrili

E’ importante sapere che a volte l’aumento della temperatura corporea non è una risposta dell’organismo ad una infezione ma è dovuta a un difetto di termoregolazione dell’organismo.

Queste ipertermie sono definite non-febbrili.

Possono derivare o da un’eccessiva produzione di calore interno (come ad esempio in alcune gravi forme di ipertiroidismo), oppure da una ridotta capacità di eliminare il calore (come nel colpo di calore), oppure da un effetto diretto dell’esposizione a calore intenso (come nel colpo di sole), od ancora a rare forme genetiche.

Nell’ipertermia non-febbrile i sintomi sono caratterizzati spesso da una vasodilatazione che si manifesta con un rossore intenso e la temperatura corporea può aumentare molto rapidamente e pericolosamente superando spesso i 41–42°, con danni neurologici gravi ed a volte esito letale.

Queste forme di ipertermia richiedono un intervento medico urgente.


Articolo scritto in collaborazione con la d.ssa Angela Maria Caprio


Pediatra di Famiglia a Santa Maria Capua Vetere (CE) – ASL Caserta – Regione Campania

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