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Informazioni e consigli sulla crescita e la salute del bambino,
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Pavor nocturnus (terrore notturno): cos’è e cosa fare

bambino spunta da dietro una coperta rosa con disegni

Come si manifesta il pavor nocturnus (terrore notturno)

Ad alcuni genitori può  capitare di essere svegliati nel cuore della notte da urla o pianti angosciati provenienti dalla camera o dal lettino del loro bimbo. Quando corrono allarmati a vedere che cosa stia succedendo, trovano il bambino seduto sul letto con gli occhi sbarrati e le pupille dilatate, ansimante con respiro corto e frequente, sudato, qualche volta pallido altre volte paonazzo, che si agita con movimenti scomposti come se stesse lottando con qualcuno e urla o piange. Sembra terrorizzato. Mamma e papà, spaventati, chiamano il bambino per nome senza ottenere risposta, provano ad abbracciarlo per calmarlo ma tutto ciò ottiene solo un peggioramento della situazione.
La maggior parte delle volte la crisi dura pochi minuti ma può succedere che si prolunghi per 20-30 minuti. Ad un certo punto, come se nulla fosse, il bambino si rimette a dormire tranquillamente.

In realtà il bambino non si è mai svegliato: dormiva anche durante la crisi e al mattino, quando si sveglia, non ricorda nulla di quanto successo. Se è stato svegliato dai genitori a volte ricorda solo il momento in cui è stato svegliato, ma non la fase precedente.

Questa descrizione corrisponde ad un episodio tipico di pavor nocturnus, o terrore notturno.

Gli episodi di pavor nocturnus sono abbastanza frequenti durante l’infanzia: si verificano in circa il 3 % dei bambini di età compresa fra i 2 e i 12 anni di età, sono più frequenti nei maschi e scompaiono con l’adolescenza. E’ presente una certa familiarità.

La crisi si verifica nello stesso individuo con frequenza irregolare, non prevedibile e può succedere molte volte, ma anche una sola volta nella vita.

Che cos’è il pavor nocturnus

Il pavor nocturnus appartiene al gruppo delle parasonnie che sono perturbazioni non patologiche del sonno di cui fanno parte  anche il sonnambulismo, il bruxismo (digrignare i denti durante il sonno) e alcune forme di enuresi (bagnare il letto durante la notte).
Come abbiamo visto, il pavor nocturnus consiste nella comparsa di un microrisveglio caratterizzato da uno stato di agitazione intensa durante il sonno profondo. Quanto accade non è in relazione con traumi fisici o con problemi neurologici, psicologici o relazionali e non avrà alcuna conseguenza sulla vita futura dei bambini.

Questa situazione è dovuta ad  un’attivazione dell’area limbica del sistema nervoso centrale (che fra le altre cose gestisce le emozioni) e non ha nessuna relazione con esperienze vissute consapevolmente. Questa attivazione avviene nella fase non-REM del sonno (quando si dorme in modo profondo e non si sogno). Non si tratta di incubi, che invece avvengono nella fase REM (Rapid Eye Movement) del sonno, quando il bambino sta sognando e che al risveglio il bambino è in grado di ricordare.

Cosa fare durante una crisi di pavor nocturnus

Anche se il verificarsi questa situazione (soprattutto al primo episodio) spaventa e preoccupa molto i genitori, la cosa migliore e non fare nulla. E’ sufficiente fare in modo che il bambino non si faccia male urtando oggetti durante i movimenti veloci e inconsapevoli che caratterizzano la crisi. Quando si è già verificato un episodio, è necessario adottare misure di sicurezza a scopo preventivo come chiudere le porte, bloccare gli accessi alle scale e rimuovere oggetti intorno al letto che possono provocare traumi o costituire un inciampo se il bambino si alza durante la crisi.

In particolare, in caso di crisi di pavor nocturnus i genitori devono limitarsi a:

  • spostare oggetti che possono provocare un trauma se colpiti;
  • non chiamare il bambino;
  • non toccarlo;
  • non cercare di svegliarlo: il risveglio, che avverrebbe circondato da adulti terrorizzati senza che il bambino ne capisca il motivo,  potrebbe rappresentare il vero trauma;
  • parlargli a voce bassa, con tranquillità;
  • favorire il ritorno a letto se si è alzato;
  • aspettare che si riaddormenti;
  • non fare domande e non parlagli dell’accaduto il giorno seguente.

Come si diagnostica il pavor nocturnus

La diagnosi è clinica e viene fatta dal pediatra sulla base di quanto raccontato dai genitori.

Nei casi in cui il racconto presenti lati non chiari e sia necessario una diagnosi differenziale rispetto a episodi di natura epilettica durante il sonno, oppure se viene sospettata la contemporanea presenza di patologie respiratorie con apnee, il pediatra potrà prescrivere l’esecuzione di un elettroencefalogramma (EEG) o di una polisonnografia. Si tratta di esami non invasivi e non dolorosi per il bambino, che rilevano alcuni parametri di attività cerebrale in stato di veglia (EEG) e sonno (polisonnografia) e che consentono di escludere eventuali patologie che potrebbero essere all’origine delle crisi di pavor nocturnus.

Prevenzione del pavor nocturnus

Non esistono vere e proprie misure preventive. A volte è possibile agire sui fattori che pare possano facilitare la comparsa del pavor nocturnus, in particolare lo stress causato da un eccessivo numero di impegni quotidiani e alcune situazioni in grado di disturbare la qualità del sonno come:

  • distensione vescicale (ovvero vescica eccessivamente piena di pipì);
  • ipertrofia delle adenoidi con apnee notturne;
  • asma;
  • reflusso gastroesofageo;
  • febbre;
  • deprivazione di sonno.

Quando rivolgersi al Pediatra

Anche se si tratta nella maggior parte dei casi di manifestazioni non patologiche, che si risolvono spontaneamente con la crescita, in caso di episodi di pavor nocturnus è bene rivolgersi al proprio pediatra, che potrà valutare se sia opportuno fare approfondimenti diagnostici e dare consigli per favorire una corretta igiene del sonno del bambino.

Pediatra Libero Professionista a Cantù (CO). Tutor di Pediatria per il corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Milano Bicocca.

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