Il diritto all’aborto e il dovere di responsabilità

Si parla tantissimo in questi giorni di diritto all’aborto, di numeri, di clandestinità, di obiezione di coscienza.

In Italia una donna che vuole optare per una interruzione di gravidanza fatica a trovare soluzione nelle strutture pubbliche. Secondo i dati riportati da Repubblica.it in alcune regioni le percentuali di obiezione tra i ginecologi sono superiori all’80% e 4 ospedali su 10 non applicano la legge 194. Questo ahimè non va a tradursi in un calo di interruzioni ma in un aumento degli aborti clandestini con tutti rischi del caso.

Se in Italia c’è in vigore una legge che vuole garantire il diritto della donna all’interruzione di gravidanza, il servizio pubblico perchè dovrebbe assumere medici obiettori? E’ una domanda che mi faccio da tempo indipendentemente da ciò che penso sull’aborto. C’è una legge in vigore? Si fa applicare. E invece… evviva l’ipocrisia!

Se ne parla continuamente e puntualmente un paio di volte l’anno, si alza un polverone, tutti si indignano e poi tutto ricade nel’oblio senza intervenire .

Quello che non sento quasi mai nel marasma di chiacchiere generale è la parola prevenzione.

I numeri degli aborti si abbassano non aumentando quelli clandestini ma facendo prevenzione e informazione.  Prevenzione si fa insegnando ad evitare le gravidanze indesiderate ma anche garantendo quelle condizioni economiche e sociali che permettano alla donna di tenere il bambino. Quante ad esempio abortiscono per paura di perdere il lavoro?

Negli Stati Uniti sono impegnati da anni su questo fronte e lì si che i numeri finalmente cominciano ad avere un senso.

Qui da noi lasciatemi passare il termine ma è il solito gioco dello scaricabarile.

E non additiamo sempre e solo il sistema come la causa di tutti i mali per favore. Certo ha la sua responsabilità nel non garantire un adeguato sostegno alla maternità però la prevenzione prima della gravidanza non è solo affar di Stato.

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Passo le giornate a leggere email che mi danno i brividi. Ragazzine alle prese con i primi rapporti non protetti, terrorizzate per la paura di essere rimaste incinte e che minacciano di uccidersi se il test sarà positivo.

Coppie che nonostante la loro esperienza (e figli) alle spalle continuano imperterriti con il coito interrotto, o con il “cosa vuoi che succeda per una volta”. Si disperano se arriva una nuova gravidanza e ricorrono all’interruzione. Il mese dopo presi dal senso di colpa, cercano quella gravidanza che pochi giorni prima non volevano. E via a crisi isteriche se  quel bambino non arriva subito. Non accetto in alcun modo  chi ricorre all’interruzione di gravidanza  come un pratico e veloce contraccettivo di emergenza. Molte volte preso sin troppo alla leggera.

Basterebbe così poco per migliorare le cose!

Gli ingredienti sono un po’ di buona volontà a leggere, informarsi, conoscere il proprio corpo. Apprendiamo in pochi minuti tutti i segreti del nostro smartphone e non ci basta una vita per capire i meccanismi della fertilità del corpo in cui viviamo e che vediamo scorrere sotto i nostri occhi ciclo dopo ciclo: è pazzesco vero?

Troppa fatica? Pigrizia? Sicuramente poco o nullo rispetto per quello che siamo. Solo rispettandoci e volendoci bene possiamo ottenere rispetto dagli altri, anche da chi magari il preservativo non lo vuole usare perchè scomodo.

E le mamme e i papà dove sono? Perché lasciano ai siti porno del web e agli amici adolescenti l’istruzione sessuale dei propri figli?

Ehh ma dovrebbe farlo la scuola”. Certo, è facile delegare vero? Meno responsabilità e poi se succede qualcosa incolpiamo  il sistema, i complotti, i vaccini e le scie chimiche. Già, così è tutto più semplice.

Peccato che basterebbe un po’ di responsabilità in più da parte di tutti.