Parto in acqua: cosa è importante sapere?

Pro e contro, rischi e controindicazioni, cosa portare, posizioni e costi del parto in acqua, con una galleria di immagini per capire cosa aspettarsi.

Si parla di parto in acqua quando la donna affronta parte del travaglio o l’intero parto immersa in una vasca di acqua calda.

I vantaggi sono innumerevoli: la mamma avverte una maggiore sensazione di intimità e di rilassamento ed è facilitata nel movimento, riuscendo ad assumere senza fatica le posizioni di parto desiderate.

Per questo, sempre più punti nascita sono dotati di grandi vasche, in cui le future mamme che lo desiderano possono trascorrere tutto o parte del travaglio e del parto in acqua, fino alla nascita del bambino.

Quali sono i benefici del parto in acqua?

Numerosi studi scientifici hanno evidenziato che il parto in acqua ha molti effetti positivi, sia sulla mamma che sul bambino.

I benefici per la mamma

  • Il parto in acqua è meno doloroso rispetto a quello “tradizionale”. Questo perché l’acqua calda rilassa la muscolatura del pavimento pelvico, riduce la produzione di adrenalina (ormone dello stress) e aumenta la produzione di endorfine. L’effetto è che la donna tende a percepire meno il dolore delle contrazioni e a richiedere meno il riscorso a farmaci antidolorifici o analgesia epidurale.
  • La mamma è più rilassata, sia fisicamente che mentalmente. L’immersione in vasca, infatti, crea una maggiore sensazione di intimità, che favorisce il rilassamento fisico, mentale ed emotivo e permette alla donna di concentrarsi di più sulla nascita del proprio bambino.
  • La durata del travaglio e del parto si riduce. La minore tensione muscolare accelera la dilatazione e il maggior senso di sicurezza e di privacy aiuta la mamma a “lasciarsi andare”, liberandosi da inibizioni, ansie e paure. Di conseguenza, le donne che partoriscono in acqua hanno solitamente un travaglio e un parto più breve.
  • Le contrazioni sono più efficaci. L’acqua regolarizza la pressione e favorisce la circolazione sanguigna, aumenta l’ossigenazione della muscolatura uterina e aumenta l’efficacia delle contrazioni.
  • Il bacino è più mobile. Partorire in acqua permette di sentire meno gli effetti della gravità, perché l’acqua sostiene il peso del corpo della mamma, facilita i suoi movimenti e permette una maggiore mobilità del bacino. Questa mobilità, a sua volta, favorisce la discesa della testa del bambino e può persino aiutare a correggere alcune malposizioni del feto.
  • Durante il parto in acqua, il rilassamento e l’umidità dell’ambiente intorno alla vasca facilitano la respirazione.
  • L’immersione in acqua rende i tessuti dei genitali più elastici e riduce il rischio di lacerazioni della zona vagino-perineale o la necessità di episiotomia al momento del parto.

I benefici per il bambino

  • L’acqua stimola la circolazione sanguigna e aumenta l’apporto di ossigeno al nascituro, riducendo i rischi di sofferenza fetale.
  • Il parto in acqua permette una nascita più dolce e in armonia con le percezioni materne. Una volta concluso il parto, infatti, il bambino viene portato delicatamente in superficie dall’ostetrica e deposto sul petto della mamma. Solitamente il corpo resta immerso, mentre le spalle e la testolina emergono dall’acqua. Il passaggio tra grembo materno e ambiente esterno avviene quindi in modo più graduale e meno traumatico.

Partorire in acqua è pericoloso?

Il parto in acqua rappresenta una procedura sicura, purché si svolga in strutture adeguatamente attrezzate, con una regolare manutenzione e sterilizzazione delle vasche, per evitare il rischio di infezioni.

Durante il parto, il benessere della mamma e del bambino viene regolarmente monitorato con strumenti in grado di rilevare la pressione e il battito materno e il battito fetale.

In caso di complicazioni o anche solo se la mamma lo desidera (ad esempio per ricevere l’epidurale), l’immersione in acqua può essere interrotta in qualsiasi momento.

Il bambino può annegare?

No, il neonato non corre alcun rischio di annegamento. Ricordiamo infatti che il bambino trascorre ben nove mesi immerso nel liquido amniotico ed è dotato del cosiddetto diving-reflex, un riflesso che lo mantiene in apnea fino al primo contatto con l’aria. Il suo primo respiro, quindi, avverrà solo dopo che l’ostetrica lo avrà sollevato dolcemente fuori dall’acqua.

Quando non si può partorire in acqua?

Il parto in acqua presenta delle controindicazioni e pertanto non può essere proposto a tutte le donne.

In particolare, è necessario che la gravidanza sia a termine e che il travaglio parta spontaneamente. Di conseguenza, la mamma non potrà partorire in acqua in caso di:

  • parto prematuro (prima della 37esima settimana di gravidanza)
  • parto indotto
  • gravidanza gemellare
  • anomalie della placenta
  • sofferenza fetale
  • posizione podalica del bambino

L’acqua calda, tuttavia, può essere utilizzata in altre forme durante la fase preparatoria, quando le contrazioni ancora non sono regolari. Una doccia, un bagno caldo (non oltre i 37°C) o l’applicazione di impacchi tiepidi sulle zone dolenti possono contribuire a rilassare la muscolatura e ad alleviare i dolori del travaglio.

Parto in acqua: come avviene e cosa indossare?

Solitamente, l’ingresso in vasca avviene quando è iniziato il travaglio attivo, ossia quando il collo dell’utero ha raggiunto una dilatazione di 3-4 centimetri, per evitare di rallentare le contrazioni e prolungare la fase preparatoria.

La temperatura dell’acqua viene controllata con un apposito termometro e può variare a seconda dei desideri della partoriente. In genere, è mantenuta sui 36-37°C e non dovrebbe superare i 38°C.

All’interno della vasca, la donna può assumere la posizione che preferisce, accompagnata dai consigli dell’ostetrica che la assiste. In alcune strutture, se la coppia lo desidera, anche il partner può entrare in acqua per sostenere la compagna.

Una volta uscita la testa del bambino, in genere occorre attendere la contrazione successiva per spingere e far fuoriuscire il resto del corpo. Durante la pausa tra una contrazione e l’altra, il neonato continuerà a “respirare” tramite il cordone ombelicale e la placenta, senza alcun pericolo di soffocamento. L’ostetrica potrebbe anche utilizzare uno specchio per farti vedere la sua testolina!

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Cosa indossare per il parto in acqua?

Per partorire in acqua non serve un abbigliamento specifico. Si può decidere di indossare la parte superiore del costume oppure rimanere nuda.

Ricorda però di portare con te:

  • un accappatoio e delle ciabattine antiscivolo, per quando avrai bisogno di uscire (ad esempio per andare in bagno);
  • un elastico o una pinza per i capelli (consigliato se hai i capello lunghi);
  • una bottiglietta d’acqua da bere (per mantenerti idratata);
  • una camicia da notte aperta sul davanti (da indossare dopo il parto per il contatto pelle a pelle con il neonato).

Le posizioni del parto in acqua

Le posizioni per partorire in acqua sono molteplici. Di seguito te ne presentiamo alcune, con il consiglio di sperimentarle prima con una ostetrica.

Posizione inginocchiata

Appoggia le ginocchia sul fondo della vasca e afferra il bordo. Muoviti avanti e indietro: quando ti sposti in avanti, piega le braccia e solleva la testa; quando torni indietro, distendi le braccia.

Posizione accovacciata

Appoggia le spalle e le braccia al bordo della vasca e accovacciati con le gambe allargate, in modo da aprire il bacino. Scivola nell’acqua stendendo le gambe e poi ritorna alla posizione di partenza.

Posizione inginocchiata e appoggiata

Inginocchiati con le gambe verso il bordo della vasca e appoggia le braccia sul bordo. In questo modo, la cervice sarà inclinata in avanti in una posizione molto utile durante la seconda fase del parto.

Dove si può fare il parto in acqua?

Il parto in acqua può essere effettuato in ospedale, in casa maternità o al proprio domicilio.

La condizione indispensabile è la presenza di un’apposita vasca da parto, perfettamente igienizzabile, di dimensioni adeguate e che consenta il ricambio d’acqua.

Se la donna decide di partorire a casa, dovrà noleggiare una piscina per il parto gonfiabile, che generalmente viene fornita dalle stesse ostetriche che l’assisteranno, oppure acquistarla.

Vuoi conoscere quali sono le strutture che prevedono il parto in acqua nella tua città?

Il nostro consiglio

Se desideri provare il parto in acqua, parla con il tuo ginecologo o con la tua ostetrica per capire se esistono tutte le condizioni per affrontarlo e informati per tempo su quali strutture lo offrono vicino a te.

In particolare, chiedi se la vasca è presente in tutte le sale parto o solo in alcune: in quest’ultimo caso, infatti, esiste il rischio di trovarle occupate.

Inoltre, informati se la struttura scelta permette di affrontare in acqua solo il travaglio o anche la fase espulsiva.

Quanto costa partorire in acqua?

Il parto in acqua è completamente gratuito se eseguito in ospedale tramite il Servizio Sanitario Nazionale.

In alternativa, è possibile rivolgersi a cliniche private, case maternità od ostetriche a domicilio con costi variabili.

Per partorire in casa, il noleggio della piscina parto ha un costo che generalmente si aggira tra i 180 e i 400 euro, a seconda del modello.

In alcune regioni, tuttavia, è possibile richiedere un rimborso spese per il parto a domicilio.

Parto in acqua: galleria di immagini

Esempio di sala parto ospedaliera attrezzata per parto in acqua.
Immagine di donna in vasca per parto in acqua
Esempio di piscina parto.
Immagine di donna in posizione inginocchiata per parto in acqua
Esempio di posizione per parto in acqua.
L’ostetrica usa uno specchio per vedere la testolina del bimbo sott’acqua.
Mamma e bimbo pelle a pelle nella vasca.
Parto in acqua immagine
Neonato rilassato tra le braccia della mamma nella vasca subito dopo il parto.

Fonti e approfondimenti