Le tre funzioni del dolore del travaglio e del parto

Il dolore è conosciuto come qualcosa da evitare, di inutile e con il quale, logicamente ci si rapporta con difficoltà, cercando in ogni modo di evitarlo.

Proviamo infatti a pensare alla società primitiva dove gli eventi erano in stretta connessione con i cicli della natura e dove il dolore era una condizione essenziale dell’esperienza umana. Come la vita e la morte che non erano considerate come due condizioni definitive ma bensì come passaggi evolutivi che erano accompagnati da sofferenza e paura. Allo stesso tempo erano anche considerati essenziali per ottenere un cambiamento ed avvicinarsi il più possibile alla conoscenza di sé nonché ad una crescita personale.

Nella società odierna invece la vita è ormai completamente separata dal ciclo naturale e anche per questo ansie e paure sono in aumento nella collettività.

Quello che accadeva nel passato per fortuna è stato superato per molti aspetti anche se purtroppo nella società di oggi il dolore suscita molta paura e il corpo viene vissuto spesso in funzione della sua estetica e del suo benessere invece che in relazione alle sensazioni che trasmette.

Questo succede anche alla donna che si trova a partorire il proprio figlio, in quanto spesso la futura mamma, si ritrova a vivere tutte quelle ansie e timori che hanno sempre accompagnato la nascita, nonostante il progresso della scienza sviluppi sempre più senso di potere assoluto.

25301242_s

Il dolore del travaglio e del parto ha 3 funzioni molto importanti:

  1. funzione fisica: il dolore del travaglio e del parto segnalano che qualcosa sta per succedere, quindi lo stato di allerta che si attiva spinge la donna a trovare un posto sicuro e protetto per sé ed il proprio bambino preservando quindi il corpo della donna e conservare la specie.
  2. funzione psichica: il dolore del travaglio e del parto portano ad un passaggio esperienziale di perdita di controllo dove la donna andrà oltre ai propri limiti conosciuti attivando risorse inconsapevoli ritrovandosi nel ruolo di mamma. Questo passaggio, se affrontato con consapevolezza, serenità e la “giusta dose” di paura aumenta la autostima della donna e la consapevolezza di aver fatto il primo passo per diventare una buona mamma.
  3. funzione endocrina: il dolore del travaglio e del parto attivano la produzione di endorfine (antidolorifici naturali) che aiutano ad affrontare meglio questo passaggio, di ossitocina (ormone fondamentale per stimolare le contrazioni e permettere la fuoriuscita del latte) e di prolattina (ormone importante per l’allattamento). Successivamente durante l’ultima fase del parto, quella espulsiva vengono prodotte catecolamine, ormoni che passano al bambino e ne favoriscono il primo adattamento all’ambiente extrauterino.

La paura maggiore, spesso è rappresentata dalla realtà di fatto che la donna deve attraversare questo passaggio, confrontandosi con sé stessa in questa esperienza che non rappresenta solo la nascita del proprio figlio ma anche con la propria rinascita con un nuovo ruolo che è quello di madre.

Questo passaggio “doloroso” avviene attraverso il travaglio che permette alla donna di concentrarsi su se stessa, attraversando paure, limiti, disagi, dolore, desiderio e piacere e dove allo stesso tempo ci si ritrova a scoprire risorse che si pensava di non avere, energia sconosciuta e soprattutto competenze adeguate alla situazione.

Confrontarsi con il dolore del parto può anche essere un’opportunità di crescita nell’assumersi nuove responsabilità e la trasformazione che, avviene sia a livello corporeo che a livello psicologico, diventerà successivamente anche un esperienza del proprio figlio.

La paura che perseguita la donna anche solo al pensiero del travaglio, perché oramai si possono leggere e vedere ovunque immagini e video di donne che hanno affrontato questo momento, spesso non aiuta la maggiora parte delle future mamma a provare a vivere questa esperienza nel modo più naturale possibile, seguendo i propri ritmi naturali e spontanei.

Vivere il parto in maniera attiva, vuol dire riscoprire la propria parte istintiva ed emotiva e abbandonando quella razionale a cui si fa riferimento ogni giorno per adeguarsi agli schemi sociali dove non si può essere fragili e facilmente attaccabili.

Il dolore del travaglio e del parto portano con sé anche un’altra componente psicoaffettiva che riguarda la scissione tra madre e bambino, dove il bambino diventa uno e la madre ritorna ad esserlo. Questo passaggio “doloroso” viene vissuto da ogni donna in maniera differente e può dipendere dal contesto socio culturale di appartenenza, dai propri vissuti, dalla propria personalità, dalle fantasie che si hanno sul dolore e da tante altre dinamiche personali che possono influire anche sulla durata del travaglio e sul dolore del parto.

Sicuramente se la futura mamma durante i 9 mesi di gestazione ha creato un buon rapporto con il proprio bambino, attraverso il dialogo continuo, riuscendo a contenere ansie e paure che attraversano ogni donna, sarà in grado, durante il travaglio di saperlo anche lui impegnato nel prepararsi ad affrontare insieme a lei questa esperienza caratterizzata da dolore, emozione e felicità.

Non bisognerebbe mai dimenticare che il dolore del travaglio e del parto sono dolori intervallati e non costanti ma finalizzati alla nascita, dando la possibilità alla donna di modulare la percezione del dolore e riuscendo anche attraverso il contatto con il proprio corpo e le proprie sensazioni a ridurre le sue paure e far si che il travaglio e il parto risultino momenti più naturali possibili.

Qualsiasi scelta che ogni donna farà, se voler provare a fare un parto naturale senza epidurale o con epidurale, sarà comunque la scelta migliore perché sarà quella pensata e fatta da ogni donna per se stessa.

Dott.ssa Erika Silighini