Fertilità femminile: come e perché diminuisce con l’età?

C'è un legame preciso tra l'età di una donna e la sua fertilità. Rimanere incinta a 20 anni è molto meno complicato che a 40. Ecco come cala la fertilità femminile in funzione dell'età.

La fertilità della donna è strettamente legata all’età, molto più di quanto accade per l’uomo. Con il passare degli anni, infatti, la quantità e la qualità degli ovociti tendono a diminuire, riducendo la probabilità di rimanere incinta.

In questo articolo vedremo come cambia la fertilità femminile con l’età e, anche grazie all’aiuto di alcuni grafici, cercheremo di capire quali sono le cause e cosa si può fare per aumentare le probabilità di una gravidanza dopo i 40 anni.

Come cambia la fertilità femminile con l’età?

Come si può vedere dal grafico sottostante, la fertilità di una donna è al suo massimo tra i 20 e i 25 anni d’età, resta relativamente alta fino ai 32 e poi subisce un brusco calo tra i 35 e i 40.

Oltre i 40 anni, la probabilità di rimanere incinta diminuisce drasticamente e si avvicina allo 0 intorno ai 45 anni, sebbene la scomparsa delle mestruazioni possa avvenire alcuni anni più tardi.

Questo non significa che dopo i 35-40 anni una donna non possa rimanere incinta. Tuttavia, oltre questa soglia di età, aumenta il numero di donne che non riescono a ottenere una gravidanza e, per quelle che ci riescono, potrebbe servire più tempo rispetto alle donne più giovani.

Perché la fertilità femminile diminuisce con l’età?

Il calo della fertilità femminile con l’avanzare dell’età è correlato a una riduzione della quantità e della qualità degli ovociti e all’invecchiamento dell’apparato riproduttivo

Quantità di ovociti

Ogni donna nasce con un numero di ovociti prestabilito. A differenza degli uomini, nel genere femminile non si creano nuovi gameti durante la vita fertile. Il numero di ovociti contenuti nelle ovaie raggiunge il suo massimo intorno alla 20° settimana di gravidanza (cioè a metà della vita all’interno dell’utero materno) per poi diminuire continuamente.

Secondo uno “storico” studio pubblicato nel 2010 a quell’età ogni ovaio contiene in media 300.000 follicoli per poi ridursi a circa 180.000 a 13 anni (l’età della prima mestruazione), a 65.000 a 25 anni, a 16.000 a 35 anni fino a meno di 1.000 al momento della menopausa. La perdita di ovociti si fa quindi più importante a partire dai 32 anni di età e accelera ulteriormente oltre i 37 anni.

Sino ai 25 anni, il declino del numero degli ovociti pare connesso unicamente all’età; oltre quella soglia, acquistano un ruolo significativo anche fattori come:

  • fumo
  • peso corporeo
  • stress
  • gravidanze precedenti
  • familiarità per menopausa precoce

Ovviamente, interventi chirurgici effettuati sull’ovaio riducono la popolazione follicolare.

Inoltre, non esiste alcuna possibilità di rallentare il declino numerico degli ovociti.

Qualità degli ovociti

La qualità degli ovociti è strettamente collegata al loro patrimonio genetico, che è influenzato negativamente dall’aumento dell’età femminile.

Con l’avanzare dell’età, le anomalie cromosomiche si fanno più frequenti (soprattutto le aneuploidie, ossia la perdita o l’acquisizione di cromosomi). Ciò significa che questi ovociti possono dare origine a embrioni con un corredo cromosomico anomalo, che potrebbero non essere in grado di impiantarsi nell’utero o consentire l’evoluzione della gravidanza.

Ecco perché con il passare degli anni la donna ha un maggior rischio di aborto spontaneo. Come evidenziato dal grafico successivo, tale rischio aumenta significativamente oltre i 35 anni di età.

Grafico età femminile rischio aborto spontaneo
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK576440/

Un recente studio condotto su circa 421 mila gravidanze ha stimato che la percentuale di aborto spontaneo è di circa il 10% tra i 25 e i 29 anni, del 16,7% tra i 35 e i 39 anni e del 33,2% tra i 40 e i 44 anni, per poi salire al 56,9% dopo i 45.

Il declino qualitativo degli ovociti non è dovuto soltanto alle anomalie genetiche ma risponde anche ad altre modificazioni (che non approfondiremo in questa sede).

Invecchiamento dell’apparato riproduttivo

L’apparato riproduttivo femminile invecchia nel tempo, aumentando la frequenza di cicli anovulatori (ossia senza ovulazione nonostante la presenza delle mestruazioni) e le probabilità di malattie connesse all’infertilità, come endometriosi, adenomiosi, fibromi uterini e patologie tubariche così come la frequenza di complicazioni ostetriche.

L’età maschile, invece, è meno significativa in termini riproduttivi, anche se con il passare degli anni si assiste a un peggioramento della quantità e della qualità dello sperma. Gli spermatozoi potrebbero essere meno numerosi e più lenti, oltre che essere portatori di anomalie cromosomiche. La fertilità dell’uomo, tuttavia, ha una durata maggiore rispetto a quella della donna, non essendo determinata alla nascita.

L’età femminile influenza i risultati della fecondazione assistita?

Purtroppo la risposta è sì: l’età della donna influenza anche le possibilità di successo di una PMA.

Intorno ai 38 anni, infatti, gli ovociti rimasti sono pochi e spesso di scarsa qualità. In questi casi, pertanto, ricorrere alla fecondazione assistita non sempre può portare a risultati positivi.

I dati di uno studio del 2014 dimostrano che la probabilità di portare a termine una gravidanza con un ciclo di fecondazione in vitro è del:

  • 41,5% in una donna di età inferiore ai 35 anni
  • 31,9% tra 35 e 37 anni
  • 22,1% tra 38 e 40 anni
  • 12,4% tra 41 e 42 anni
  • 5% tra 43 e 44 anni
  • 1% sopra i 44 anni

Il tasso di successo si azzera dopo i 45 anni.

Come aumentare le probabilità di gravidanza dopo i 35 anni?

Visita preconcezionale

A qualsiasi età, ma a maggior ragione se la coppia non è più giovanissima, gli esperti raccomandano di effettuare una visita preconcezionale prima di iniziare la ricerca della gravidanza.

Questo controllo consiste in una visita ginecologica e nell’esecuzione di pap-test e tamponi vagino-cervicali, oltre alla richiesta di esami del sangue (questi ultimi anche per il partner).

In questo modo, sarà possibile diagnosticare subito eventuali problemi di infertilità e trovare la soluzione più adatta senza perdere del tempo prezioso.

Accertamenti specialistici

Se la donna ha meno di  30 anni e la gravidanza non arriva, si può attendere fino a 1-2 anni di rapporti liberi prima di richiedere degli accertamenti.

Se la donna ha meno di 35 anni, si raccomanda di attendere 1 anno (circa l’85% delle coppie riesce infatti a concepire entro 12 mesi di rapporti regolari nel periodo fertile).

Se la donna è di età compresa fra 35 e 39 anni, la raccomandazione degli esperti è quella di effettuare valutazioni specialistiche dopo 6 mesi di ricerca di gravidanza.

Allo stesso modo, in presenza di fattori di rischio (come endometriosi, precedenti interventi chirurgici sull’apparato genitale, irregolarità mestruali, infezioni del tratto riproduttivo, malattie autoimmuni, sovrappeso o sottopeso, scorretto stile di vita o altro), non si dovrebbe attendere oltre 6 mesi di ricerca di gravidanza per cominciare a effettuare gli esami.

Se la donna ha 40 anni, gli accertamenti specialistici vanno intrapresi non appena la coppia manifesta il desiderio di gravidanza.

Gli accertamenti per problemi di fertilità riguardano anche l’uomo, non solo la donna: il mancato arrivo della gravidanza deve coinvolgere la coppia.

Quali tecniche di PMA possono essere d’aiuto?

Crioconservazione degli ovociti o “social freezing”

La crioconservazione degli ovociti è una tecnica che permette di congelare gli ovuli e di conservarli a tempo indefinito, per utilizzarli più tardi tramite procedure di fecondazione assistita: è quindi una possibile strada per chi vuole o ha la necessità di ritardare la ricerca di un figlio (ad esempio perché in cura con farmaci che non sono compatibili con la gravidanza).

Diagnosi preimpianto

La diagnosi genetica preimpianto (PGT-A) è un esame che può essere effettuato sugli embrioni ottenuti tramite PMA prima di trasferirli in utero, per escludere la presenza di anomalie genetiche.

Questa procedura permette di ridurre le percentuali di aborto spontaneo e di problemi congeniti del feto e può essere effettuata sia su embrioni “freschi” che congelati.

Fecondazione eterologa con ovodonazione

Questa tecnica prevede di utilizzare gli ovociti di una donatrice per il processo di fecondazione assistita. Ricevendo ovuli da una donna più giovane, le probabilità che la gravidanza vada a buon fine aumentano sensibilmente.

Il futuro: crioconservazione del tessuto ovarico

Si tratta di una metodica al momento utilizzata in bambine in età pre-pubere o in donne affette da neoplasia, e consiste nel prelievo per via laparoscopica di tessuto ovarico che viene poi crioconservato (congelato) per essere successivamente reimpiantato.

Ad oggi, in queste categorie di pazienti, si sono ottenute circa 200 nascite. L’utilizzo di questa metodica in ambito generale è ovviamente ancora da approfondire.

Fonti

  • Owen A, Sparzak PB. Age-Related Fertility Decline. [Updated 2022 Dec 12]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023 Jan-. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK576440/